tag:blogger.com,1999:blog-61660194117136439232024-03-21T19:13:41.364-07:00ramo di ventobaldohttp://www.blogger.com/profile/17797248550289963811noreply@blogger.comBlogger172125tag:blogger.com,1999:blog-6166019411713643923.post-38521126485746850552012-12-11T08:49:00.002-08:002012-12-11T08:49:33.091-08:00qualcuno era comunista-giorgio gaber<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/emoFu3iejiQ?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<br />
<br />
<br />
<br />
<b><span style="font-family: Tahoma;">Uh? No, non è vero, io non ho niente da rimproverarmi. Voglio dire
non mi sembra di aver fatto delle cose gravi.<br />
La mia vita? Una vita normale. Non ho mai rubato, neanche in casa da piccolo,
non ho ammazzato nessuno figuriamoci, qualche atto impuro ma è normale no?<br />
Lavoro, la famiglia, pago le tasse. Non mi sembra di avere delle colpe, non
vado neanche a caccia.<br />
Uh? Ah, voi parlavate di prima. Ah ma prima, ma prima mi sono comportato come
tutti.<br />
Come mi vestivo? Mi vestivo, mi vestivo come ora… beh non proprio come ora, un
po’ più… sì jeans, maglione, l’eskimo. Perché, non va bene? Era comodo.<br />
Cosa cantavo? Questa poi, volete sapere cosa contavo. Ma sì certo, anche
canzoni popolari, sì…"Ciao bella ciao". Devo parlar più forte? Sì,
"Ciao, bella, ciao" l’ho cantata d’accordo e anche l’Internazionale,
però in coro eh, in coro.<br />
Sì, quello sì, lo ammetto, sì, ci sono andato, sì, li ho visto anch’io gli
intillimanni, però non ho pianto.<br />
Come? Se in camera ho delle foto? Che discorsi, certo, le foto dei miei genitori,
mia moglie, mia…<br />
Manifesti? Non mi pare. Forse uno, piccolo però, piccolino: "Che
Ghevara". Ma che cos’è un processo questo qui?<br />
No, no, no, io quello no, il pugno non l’ho mai fatto, il pugno no, mai. Beh
insomma una volta ma… un pugnettino rapido proprio…<br />
Come? Se ero comunista? Eh. Mi piacciono le domande dirette. Volete sapere se
ero comunista? No, no finalmente perché adesso non ne parla più nessuno, tutti
fanno finta di niente e invece è giusto chiarirle queste cose, una volta per
tutte, ohhh.</span></b><b><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></b><br />
<b><span style="font-family: Tahoma;"><br />
Se ero comunista? Mah? In che senso? No voglio dire…</span></b><b><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></b><br />
<b><span style="font-family: Tahoma;"><br />
qualcuno era comunista perché era nato in Emilia.<br />
Qualcuno era comunista perché il nonno, lo zio, il papà… la mamma no.<br />
Qualcuno era comunista perché vedeva <st1:personname productid="la Russia" w:st="on">la Russia</st1:personname> come una promessa, <st1:personname productid="la Cina" w:st="on">la Cina</st1:personname> come una poesia, il
comunismo come il "Paradiso Terrestre".<br />
Qualcuno era comunista perché si sentiva solo.<br />
Qualcuno era comunista perché aveva avuto un’educazione troppo cattolica.<br />
Qualcuno era comunista perché il cinema lo esigeva, il teatro lo esigeva, la
pittura lo esigeva, la letteratura anche… lo esigevano tutti.<br />
Qualcuno era comunista perché: "La storia è dalla nostra parte!".<br />
Qualcuno era comunista perché glielo avevano detto.<br />
Qualcuno era comunista perché non gli avevano detto tutto.<br />
Qualcuno era comunista perché prima era fascista.<br />
Qualcuno era comunista perché aveva capito che <st1:personname productid="la Russia" w:st="on">la Russia</st1:personname> andava piano ma
lontano.<br />
Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona.<br />
Qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona.<br />
Qualcuno era comunista perché era ricco ma amava il popolo.<br />
Qualcuno era comunista perché beveva il vino e si commuoveva alle feste
popolari.<br />
Qualcuno era comunista perché era così ateo che aveva bisogno di un altro Dio.<br />
Qualcuno era comunista perché era talmente affascinato dagli operai che voleva
essere uno di loro.<br />
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di fare l’operaio.<br />
Qualcuno era comunista perché voleva l’aumento di stipendio.<br />
Qualcuno era comunista perché la borghesia - il proletariato - la lotta di
classe. Facile no?<br />
Qualcuno era comunista perché la rivoluzione oggi no, domani forse, ma dopo
domani sicuramente…<br />
Qualcuno era comunista perché: "Viva Marx, viva Lienin, Viva Mao
Zetung".<br />
Qualcuno era comunista per fare rabbia a suo padre.<br />
Qualcuno era comunista perché guardava sempre RAI TRE.<br />
Qualcuno era comunista per moda, qualcuno per principio, qualcuno per
frustrazione.<br />
Qualcuno era comunista perché voleva statalizzare tutto.<br />
Qualcuno era comunista perché non conosceva gli impiegati statali, parastatali
e affini.<br />
Qualcuno era comunista perché aveva scambiato il "materialismo
dialettico" per il "Vangelo secondo Lienin".<br />
Qualcuno era comunista perché era convinto d’avere dietro di sé la classe
operaia.<br />
Qualcuno era comunista perché era più comunista degli altri.<br />
Qualcuno era comunista perché c’era il grande Partito Comunista.<br />
Qualcuno era comunista nonostante ci fosse il grande Partito Comunista.<br />
Qualcuno era comunista perché non c’era niente di meglio.<br />
Qualcuno era comunista perché abbiamo il peggiore Partito Socialista d’Europa.<br />
Qualcuno era comunista perché lo Stato peggio che da noi solo l’Uganda.<br />
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di quarant’anni di governi
viscidi e ruffiani.<br />
Qualcuno era comunista perché piazza Fontana, Brescia, la stazione di Bologna,
l’Italicus, Ustica, eccetera, eccetera, eccetera.<br />
Qualcuno era comunista perché chi era contro era comunista.<br />
Qualcuno era comunista perché non sopportava più quella cosa sporca che ci
ostiniamo a chiamare democrazia.<br />
Qualcuno credeva di essere comunista e forse era qualcos’altro.<br />
Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana.<br />
Qualcuno era comunista perché pensava di poter essere vivo e felice solo se lo
erano anche gli altri.<br />
Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di
nuovo, perché era disposto a cambiare ogni giorno, perché sentiva la necessità
di una morale diversa, perché forse era solo una forza, un volo, un sogno, era
solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.</span></b><b><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></b><br />
<b><span style="font-family: Tahoma;"><br />
Qualcuno era comunista perché con accanto questo slancio ognuno era come più di
se stesso, era come due persone in una. Da una parte la personale fatica
quotidiana e dall’altra il senso di appartenenza a una razza che voleva
spiccare il volo per cambiare veramente la vita.<br />
No, niente rimpianti. Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza
essere capaci di volare, come dei gabbiani "ipotetici".</span></b><b><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></b><br />
<b><span style="font-family: Tahoma;"><br />
E ora? Anche ora ci si sente come in due, da una parte l’uomo inserito che
attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana
e dall’altra il gabbiano, senza più neanche l’intenzione del volo, perché ormai
il sogno si era rattrappito.</span></b><b><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></b><br />
<b><span style="font-family: Tahoma;"><br />
Due miserie in un corpo solo.</span></b><b><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></b><br />
<b><span style="font-family: Tahoma;"><br /></span></b>
<b><span style="font-family: Tahoma;"><span style="color: red;">dal web</span></span></b><br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
baldohttp://www.blogger.com/profile/17797248550289963811noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-6166019411713643923.post-47331101825349492872012-12-10T06:54:00.002-08:002012-12-10T06:54:14.731-08:00a scricciola che si mette a sorridere<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/yYsfpOuFqy8?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<br />
<br />
<span style="color: red;"><b>avrà trovato enzo e stanno da qualche parte in giro su una guzzi rossa...</b></span>baldohttp://www.blogger.com/profile/17797248550289963811noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6166019411713643923.post-5384674753315565502012-12-10T06:25:00.000-08:002012-12-10T06:25:04.612-08:00vi verrò a prendere<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/qgKETuuqrhs?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<br />
<br />
<br />
<br />
<div class="MsoNormal">
<b>Vi verrò a prendere<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Perché mi volete
morto.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Mi avete tolto il
lavoro<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>La salute <o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>La gioia<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>E neppure mi
conoscete.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Volete artigliare
tutto<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Lo dite con la vostra
grammatica imprecisa<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Lo capisco dalla
vostra logica micidiale.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Mi avete mantenuto
ignorante<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Prosciugandomi le
parole<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>In cambio di un
lavoro suicida.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Mi avete costretto a mantenere
voi<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>E le donne della
vostra razza.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Ho dovuto comprarvi
la fabbrica<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Le scuole, gli
ospedali<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Gli stadi, le case,
le banche<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>E voi li avete
smontati pezzo a pezzo<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Lasciandomi la strada
per urlare elemosine.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Umiliate la mia
donna, i miei figli<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Costretti a vivere
all’inferno<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>In cambio di un
paradiso straccione e da bordello.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Avete addestrato all’odio
altri me stesso<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Mandandoli in piazza
a darmi la caccia<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>E tenendo le vostre
facce dietro le finestre.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Alimentate terrore,
ansia, incubi del peggio a venire<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Finché non mi convinco che senza non posso vivere.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Siete il mio cancro
quotidiano<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Il veleno del mio
cielo<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Tutto col mio
permesso rassegnato.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Per questo e tanto
altro ancora<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Vi verrò a prendere<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Con mani, denti e
pallottole<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>E la mia incivile
giustizia.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Vi verrò a prendere
scordandomi Gandhi<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Perché so che solo da
morti non fate male<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>E vi ucciderò anche
nel mio ricordo<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Sputando sulle vostre
tombe<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>E voltando le spalle
a qualsiasi pietà<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Vi verrà di chiedere.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">baldo dodicidicembreduemiladodici<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
baldohttp://www.blogger.com/profile/17797248550289963811noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6166019411713643923.post-84744976484964471402012-12-10T00:59:00.000-08:002012-12-10T06:14:24.557-08:00storia di isabella<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/lUZembPLoas?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<br />
<br />
<br />
<div class="MsoNormal">
<b>Storia di Isabella<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">Le 4 del mattino hanno sapore di vestaglia e dentifricio.<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">Le mani accarezzano colazioni per otto occhi addormentati.<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">Poi le tue gambe già fuori a correre<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">Il bar Kelly aspetta <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">E nessuno ti chiede da che metro sei scesa<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">Se tuo marito ha lavoro<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">Quanti giocattoli mancano ai tuoi figli.<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">Non scoprono dentro il cappuccino<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">Il sapore del tuo pane e dignità.<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">Faith lo sa che stai male<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">E tu le insegni a fare dolci.<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">E pensi al tuo uomo<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">Alle sue grandi braccia disperate<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">Ai tuoi figli.<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">Per loro scrivi:<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">“Una donna il suo gioiello più prezioso non lo indossa,<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">lo mette al mondo”<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">e conosci solo la guerra quotidiana<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">per affitto, luce, scuola<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">con un cuore che insegue la vita<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">ma vorrebbe riposare un poco<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">stancarsi di carezze e sorrisi<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">ma che vuoi sorridere<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">quando questo stato di pupazzi<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">non sa, non vuol sapere che esisti<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">che sei donna e madre<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">che raschi la miseria in silenzio<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">coi tuoi bambini, le loro braccia attorno.<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">34 anni, a mordere la vita<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">Parare colpi e indifferenza<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">Pulita come quel mare davanti la tua casa.<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">Quel mare che è arrivato ai tuoi piedi<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">Per baciarli<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">Mentre il tuo giorno finiva<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">Seduto su una panchina<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red;">11 giorni fa.<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b>baldo 29novembre2012<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b>A Isabella Viola.
Morta di fatica. A 34 anni. Questo è osceno…<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Grazie a Enrico
Fierro, che ne ha scritto sul fatto quotidiano il 29 novembre 2012.<o:p></o:p></b></div>
baldohttp://www.blogger.com/profile/17797248550289963811noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6166019411713643923.post-84172342046103851052012-10-17T05:59:00.001-07:002012-10-17T07:46:53.464-07:00amanda todd, quindici anni.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsGN3Ew4p6HI_B_AHBafwBNcMXk9iDM-ZCyQrL8Al7tBHKTMpwJYU-6E2hlKrxjxVLeKbBuARbZp16qSFu3NoW8CitfTdo3L3GiKtdTOjUgX8ZXBGBzGf82gomqlq0uHfTOGjiT0RV1Ms/s1600/amanda+todd.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="179" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsGN3Ew4p6HI_B_AHBafwBNcMXk9iDM-ZCyQrL8Al7tBHKTMpwJYU-6E2hlKrxjxVLeKbBuARbZp16qSFu3NoW8CitfTdo3L3GiKtdTOjUgX8ZXBGBzGf82gomqlq0uHfTOGjiT0RV1Ms/s320/amanda+todd.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<b>...non ho nessuno</b></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<b> ho bisogno di qualcuno...</b></div>
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 12.0pt; text-align: center;">
<span class="bkbig"><b><span style="color: blue;">Ninna Nanna - Tsimshian</span></b></span><br />
<!--[if !supportLineBreakNewLine]--><br />
<!--[endif]--><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br />
<br />
<br />
<b><span style="color: red;">la bambina
coglierà rose selvatiche.<br />
é nata per questo.<br />
<br />
la bambina scaverà con le dita riso selvatico.<br />
è nata per questo.<br />
<br />
in primavera raccoglierà la linfa resinosa dei pini.<br />
coglierà fragole e mirtilli.<br />
è nata per questo.<br />
<br />
coglierà saponaria e sambuchi.<br />
coglierà rose selvatiche.<br />
è nata per questo.<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span class="barra">Inserita da Knee il 14-Sep-'07</span><b><span style="color: red;"><o:p></o:p></span></b><br />
<span class="barra"><br /></span>
<span class="barra"><br /></span>
<span class="barra"><br /></span>
<span class="barra"><br /></span>
<span class="barra"><br /></span>
<span class="barra"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/B1HQdjt85wU?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<b>judy collins canta brel,per amanda...e le altre.</b></div>
<span class="barra"><br /></span></div>
baldohttp://www.blogger.com/profile/17797248550289963811noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6166019411713643923.post-90430733239039065952012-10-16T00:59:00.000-07:002012-10-16T00:59:39.929-07:005 canzoni per malala yousafzai<br />
<h1 style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="color: #003366; font-size: 16.0pt; mso-bidi-font-weight: normal;"><a href="http://ilcaffe.blog.rainews24.it/2012/10/10/appello-per-malala/"><span style="color: #003366; text-decoration: none; text-underline: none;">Adottate Malala</span></a><o:p></o:p></span></h1>
<div style="background: white; line-height: 13.6pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<b><span style="font-family: Arial; font-size: 8pt;">10 / 10 / 2012 |<o:p></o:p></span></b></div>
<div style="background-color: white; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; line-height: 13.6pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<b><span style="font-family: Arial; font-size: 10pt;">Modesta preghiera agli
studenti, ai professori, ai presidi d’Italia. Adottate Malala Yousafzai! Per un
giorno parlate di lei a scuola, dividetevi se necessario, ma rendetele l’onore
che merita.<br />
Malala è una ragazza pakistana di 14 anni ferita alla testa e al collo. L’hanno
seguita, si sono accertati che fosse lei e hanno sparato, per ucciderla.<o:p></o:p></span></b></div>
<div style="background-color: white; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; line-height: 13.6pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<b><span style="color: red; font-family: Arial; font-size: 10.0pt;">“Dateci penne per
scrivere, prima che qualcuno metta armi nelle nostre mani”,</span></b><b><span style="font-family: Arial; font-size: 10pt;"> annotava nel suo diario. Ma il diritto allo studio fuori
dalle Madrasse, il diritto per le ragazze pakistane di andare a scuola è
considerato un crimine “osceno” dai Talebani.<o:p></o:p></span></b></div>
<div style="background-color: white; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; line-height: 13.6pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<b><span style="font-family: Arial; font-size: 10pt;">“Diffonde idee laiche,
ci attacca, è una fan di Obama”. Per questo l’hanno condannata a morte. Per
questo un killer l’ha seguita e ha sparato. Da anni Malala aspettava quel
killer, ma ha continuato a difendere il futuro, il suo e anche il nostro.<o:p></o:p></span></b></div>
<div style="background-color: white; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; line-height: 13.6pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<b><span style="font-family: Arial; font-size: 10pt;">Corradino Mineo,
direttore di RaiNews<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b><br /></b></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/TxcV2lz9jTg?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<object width="320" height="266" class="BLOGGER-youtube-video" classid="clsid:D27CDB6E-AE6D-11cf-96B8-444553540000" codebase="http://download.macromedia.com/pub/shockwave/cabs/flash/swflash.cab#version=6,0,40,0" data-thumbnail-src="http://0.gvt0.com/vi/beT_vTIHpMw/0.jpg"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/beT_vTIHpMw&fs=1&source=uds" /><param name="bgcolor" value="#FFFFFF" /><param name="allowFullScreen" value="true" /><embed width="320" height="266" src="http://www.youtube.com/v/beT_vTIHpMw&fs=1&source=uds" type="application/x-shockwave-flash" allowfullscreen="true"></embed></object></div>
<div class="MsoNormal">
<b><br /></b></div>
baldohttp://www.blogger.com/profile/17797248550289963811noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6166019411713643923.post-72841068149034391602012-10-15T04:00:00.000-07:002012-10-15T04:00:01.944-07:00quelli che...beppe viola - enzo jannacci<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/T-zuUwgjQpo?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<br />baldohttp://www.blogger.com/profile/17797248550289963811noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6166019411713643923.post-74777590524627165672012-10-15T03:14:00.000-07:002012-10-15T03:14:23.326-07:00ricordando beppe viola, 30 anni dopo...<br />
<h2 style="background: #EEF2E0; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-family: 'Trebuchet MS'; font-size: 9.5pt; font-weight: normal;">lunedì
12 dicembre 2011<o:p></o:p></span></h2>
<h3 style="background: #EEF2E0; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 13.6pt; mso-line-height-alt: 12.25pt;">
<a href="" name="5462871212373096085"></a><span style="color: #666666; font-family: Verdana;">La
palestra può aspettare<o:p></o:p></span></h3>
<div class="MsoNormal" style="background: #EEF2E0;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background: #EEF2E0;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="background: #EEF2E0; text-align: center;">
<span style="color: #666666; font-family: Verdana; font-size: 9.0pt;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj52xk5TBuBGCyTZQBXn9aN7C7sSQ1uCU7nZkBeXTCfjdHAqiQTRhswk3zTCwoUKESlkB12zuERj47SnE2SbkyzIVgvEVOlwPxQUvy_PSBGUc1pQvXDKw50MDElsrH0aMXp06Rz2ExR-nM/s1600/4F1CC2A5057ec25C81GvTGB5EF91.gif" imageanchor="1" style="float: left;"><span style="color: #b49021; text-decoration: none; text-underline: none;"><br /><!--[endif]--></span></a><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: #EEF2E0;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial;">
<b style="background-color: white;">Sono
già le undici e un quarto, ma ho fatto tutto, o quasi: letti (tranne il mio),
messo in ordine, mi sono pesata (aumentata di mezzo chilo), fatta la doccia,
incremata, vestita. In onore del mio nuovo amico (il mezzo chilo) mi sono
addirittura messa la gonna, così che anche lui si può far notare in giro.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial;">
<b style="background-color: white;">La
palestra per oggi può aspettare, ci sono cose più importanti da fare. Come
sputtanare un amico, per esempio. Amico, poi, per dire.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial;">
<b style="background-color: white;">Dopo il
mio caffé stamattina ho sentito Serena che mi fa, “Hai visto il Corriere?” Io
non lo leggo proprio, il Corriere e lei neanche. Ma qualcuno le ha detto
dell’articolo uscito oggi: intervista al grande Enzo Jannacci, che parla del
libro (coccodrillo?) appena uscito di suo figlio, e della sua genialità. E dei
suoi amici, appunto. Quelli andati e quelli ancora qui. Delle sue canzoni, e
tra le altre cose, del suo regalo a Mario Monicelli, che invece l’Enzo il
regalo lo ha ricevuto lui quella volta lì. Da mio padre.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial;">
<b style="background-color: white;">Apro
una lunga parentesi. Erano gli anni del dopoguerra. Milano era in parte macerie
e in parte ancora periferia, soprattutto in zona Undici, dove c’è la via Lomellina
che incrocia la via Sismondi e in fondo a sinistra c’è anche Piazza Adigrat.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial;">
<b style="background-color: white;">Mio
padre, figlio di marconista, viveva nella suddetta piazza Adigrat con sua madre
e sua sorella perchè la zona Undici è la più vicina all’aeroporto di Linate.
Come la sua, altre famiglie della zona avevano padri aviatori, marconisti e via
andare, a cui erano appunto stati dati appartamenti. Una di queste era la
famiglia Jannacci, perché lui era aviatore, collega di mio nonno, tra l’altro.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial;">
<b style="background-color: white;">Avevano
tre o quattro anni quando Enzo e mio padre si sono conosciuti, e dall’ora non
si sono mai mollati: ginocchie sbucciate insieme, partite di calcio
improvvisate, fidanzate, poi mogli, figli, vacanze insieme. E lavoro, tanto.
Dettato da una sintonia rara, squilibrata e genialoide. Il dottor Jannacci si
pagava l’università cantando nei locali dell’adiacente Ortica, posto di operai
che lavoravano all’Innocenti.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial;">
<b style="background-color: white;">Sono
venute fuori cose che ancora adesso sono d’avanguardia. Mio padre è stato nel
frattempo preso in Rai, e dunque in teoria non poteva firmare niente che non
fosse proprietà Rai. Ma invece firmava: ha firmato Quelli che, ha firmato
Vincenzina, ha firmato anche i dialoghi di Romanzo Popolare, film di Monicelli,
appunto. Ha firmato tanti lavori di Cochi e Renato. Ha firmato libri.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial;">
<b style="background-color: white;">Ha
anche scritto uno spettacolo teatrale, a quattro mani, come tutte le cose fatte
fuori Rai. Mentre si disegnava la locandina, mio padre venne ricoverato in
ospedale, per via della pressione alta. Dalla sua camera di ospedale, ricevette
la locandina freca fresca di stampa che annunciava senza fraintendimenti: testi
di Enzo Jannacci.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial;">
<b style="background-color: white;">Contro
tutta la sua cartella medica, scappa dall’ospedale, e in mezz’ora è a casa.
“Cosa ci fai qui?”, dice mia madre sbalordita. La pressione a questo punto
credo fosse ai massimi storici.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial;">
<b style="background-color: white;">Mio
padre prende il telefono grigio in sala, quello sulla cassapanca di fronte alla
finestra, e manda un bel telegramma, che a quei tempi si faceva così.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial;">
<b style="background-color: white;">Finisce
così la loro amicizia. I loro trent’anni di telefonate quotidiane, di nottate passate
da Enzo sul divano di pelle marrone in sala a dormire, quando non c’aveva
voglia di andare a casa, le estati tra Ospdaletti e Bordighera, le nottate a
bere, scrivere e soprattutto ridere. Le collaborazioni, tutto.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial;">
<b style="background-color: white;">Passò
qualche anno prima che Enzo prendesse il coraggio per citofonare Viola in Via
Sismondi trentasei, quarto piano. Arrivò in sala, papà aprì la porta e ci fu un
attimo di imbarazzo prima dei saluti.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial;">
<b style="background-color: white;">Poi
però si ritrovarono ancora una volta nei ruoli di sempre. A mio padre piaceva
parlare da in piedi, gesticolando e fumando. Enzo invece si sedeva, che
apparentemente sembrava anche più pacato. Sfarfugliava, come sempre.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial;">
<b style="background-color: white;">Prima
di andarsene, apre la porta dell’ascensore, che arriva direttamente in sala, si
volta verso mio padre per salutarlo e gli fa “Hai visto come vende bene Quelli
che?” Papà aveva visto, ma solo che anche quella volta, quella di Quelli che,
Enzo si era dimenticato d dire alla SIAE che non l’aveva scritta da solo.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial;">
<b style="background-color: white;">Mentre
l’ascensore scende, mio padre si volta verso mia madre e dice, :”Ma hai visto
che faccia di tolla? MI viene anche a dire che vende bene?”.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial;">
<b style="background-color: white;">Tre
giorni dopo mio padre muore, e di Quelli che, e di Vincenzina e di tutto il
resto non se ne fa più niente: nessuno chiama <st1:personname productid="la SIAE" w:st="on">la SIAE</st1:personname> per dire guardi che
forse c’è stata una distrazione.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial;">
<b style="background-color: white;">Gli
anni passano per tutti, anche per il dottor Jannacci, che vuole tanto che lo
chiamiamo zio, ma che ancora non ha capito chi sono io e chi è Renata, per
dire. Sono passati anche gli anni che noi eravamo piccole, orfani di padre, e
che lui abitava in via Sismondi con la sua mamma, <st1:personname productid="la Sciura Mariuccia" w:st="on">la Sciura Mariuccia</st1:personname>,
che ogni volta che mi incontrava dal panettiere diceva: “Me racumandi, vorighe
ben al mi Enzo, Vorighe ben!”, non gli è mai venuto in mente di salire per
sapere come stavamo noi, o <st1:personname productid="la Franchina" w:st="on">la
Franchina</st1:personname>, anche lei conosciuta in Piazza Adigrat nel ’45.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial;">
<b style="background-color: white;">Ma,
insomma, anche lui aveva il suo da fare, per l’amore d’un dio. Non ce lo siamo
mai aspettate e non c’è neanche mai particolarmente mancato.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial;">
<b style="background-color: white;">Lo
avevo chiamato personalmente un paio di volte: una volta per chiedergli
consigli su un’amica che mi aveva detto che aveva cominciato a bucarsi. Volevo
chiedergli consigli medici, che mi ha dato al telefono, molto gentilmente.
Un’altra volta quando Dan viveva a Milano e era stato poco bene, e io lo avevo
portato nel suo studio medico. Anche quella volta lì, gentile, dipsonibile,
carinissimo. Baci abbracci, come sta la mamma, dille che uno di questi giorni
passo. Robe di normale amministrazione.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial;">
<b style="background-color: white;">Una
decina di anni fa Baldini e Castoldi decide di riproporre alcuni scritti di mio
padre. Tempo tre giorni dall’uscita del libro, il telefono squilla in via
Sismondi trentasei, casa Viola, la mattina presto. Era l’avvocato del dottor
Jannacci, che voleva ricordare alla signora Viola che non tutti i pezzi
pubblicati erano stati scritti a due mani.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial;">
<b style="background-color: white;">Mia
madre, che quando ha qualcosa da dire piuttosto si strozza, ma la deve dire,
dice all’avvocato (che poi era il cognato del dottor Jannacci), di ricordare al
suo cliente che se è per quello, ci sono anni di diritti che noi non abbiamo
mai visto, e che il suo cliente ha qualcosa da dirle, sa benissimo dove
trovarla: corso Sempione, terzo piano Rai, redazione sportiva, e che lei è lì
dalla mattina alla sera a farsi il culo.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial;">
<b style="background-color: white;">Cornetta
buttata giù in malomodo da mia madre, con conseguente visita in Rai del dottor
Jannacci con la sua coda tra le gambe dicendo dai cosa te la prendi non è stata
un’idea mia farti chiamare, figurati se io…<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial;">
<b style="background-color: white;">Fine
della trasmissione. Chiusa parentesi.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial;">
<b style="background-color: white;">Stamattina
Serena mi chiede se ho letto il Corriere, che io non leggo e neanche lei, ma
qualcuno le ha detto di quest’articolo uscito su Enzo Jannacci, in cui, dice
lui, di aver scritto Vincenzina e di averla data come regalo a Monicelli.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial;">
<b style="background-color: white;">Ho
sentito le ossa di mio padre fibrillare da qui, che sono ben lontana dal
cimitero di Lambrate, a Milano. Perché ovviamente non è neanche una questione
di soldi, altrimenti avremmo già fatto il da farsi. È proprio una questione
morale.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial;">
<b style="background-color: white;">Adesso
che la pressione alta è venuta anche a me, passo e chiudo, che tanto sono
storie vecchie, anzi antiche.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b style="background-color: white;">Tratta da: <span style="color: red;">pensierieparole.blogspot.it di marina viola, figlia di beppe</span></b></div>
baldohttp://www.blogger.com/profile/17797248550289963811noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6166019411713643923.post-22109265325141795212012-09-14T00:56:00.000-07:002012-09-14T00:56:01.021-07:00franco bardi - cgil - sulla torre alcoa<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYi0kTdk35XWR0pXC4lUdJJuLeRxxskSYBNxrmnwhAqNGORUvzD01FnlDj6vBGOb1ykypjLZ2CpjLlyuRwiRDctzXSBALD9lEI7dDvzGJsEPF_OhvcgLfFlyNoU3PV5-tHWz79kZ8pKPw/s1600/disposti+a+tutto.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="229" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYi0kTdk35XWR0pXC4lUdJJuLeRxxskSYBNxrmnwhAqNGORUvzD01FnlDj6vBGOb1ykypjLZ2CpjLlyuRwiRDctzXSBALD9lEI7dDvzGJsEPF_OhvcgLfFlyNoU3PV5-tHWz79kZ8pKPw/s400/disposti+a+tutto.jpg" width="400" /></a></div>
<b><span style="color: red;"><br /></span></b>
<b><span style="color: red;"><br /></span></b>
<b><span style="color: red;"><br /></span></b>
<b><span style="color: red;"><br /></span></b>
<b><span style="color: red;">...stanotte con Rino Barca non abbiamo chiuso occhio: ci siamo raccontati a vicenda le prime nostre notti in fabbrica, gli entusiasmi e le delusioni, ma adesso è tutto diverso. Mio figlio, sedicenne mi chiama a ogni ora, mi dice di scendere, ma dove vado? Cerco di difendere un lavoro di merda, facendo anche l'impossibile, ma queste non sono persone, sono automi incapaci di pensare, non hanno cuore. Ci stanno togliendo tutto, non solo il lavoro ma anche quel briciolo di dignità che avevamo; ci sorridono prima di pugnalarci, com'è accaduto mercoledì pomeriggio. E' arrivato il direttore e gli ho chiesto perchè fosse vestito così elegantemente; mi ha risposto che in Brasile ci si veste con l'abito da festa per il matrimonio e per incontrare le autorità. E io gli ho detto, ma perchè dovevi incontrare le autorità, cosa dovevi comunicare loro. E lui mi ha detto, lo stesso che comunico a voi. Questo è il programma di chiusura. Lo ha detto sorridendo.</span></b><br />
<b><span style="color: red;">Lui sperava che compissimo un atto scellerato, che impedissimo alla dirigenza di uscire o entrare, ma noi non li abbiamo neppure toccati, proprio perchè se lo aspettavano. Si rendono conto benissimo cosa stanno facendo: ci stanno togliendo la vita. E se sperano che abbia paura di loro si sbagliano: ho un nome, un volto e un numero di matricola: mi licenzino se ne hanno il coraggio, e a quel punto vedremo chi è uomo e chi no.</span></b><br />
<b><span style="color: red;">Questa vertenza non sta spegnendo solo le speranze di tante famiglie, sta facendo marcire le coscienze. Io continuerò a stare qui sino a quando non verranno modificati i piani o intervenga Palazzo Chigi, ma scenderò con le mie gambe, da uomo, e voglio vedere se quelli hanno il coraggio di guardarmi...</span></b><br />
<br />
<br />
testimonianza raccolta da Giuseppe Centore e pubblicata su La Nuova Sardegna il 14 settembre 2012baldohttp://www.blogger.com/profile/17797248550289963811noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6166019411713643923.post-72679032820387316252012-09-13T00:24:00.000-07:002012-09-14T01:06:38.623-07:00dedicato alla lotta di tutti gli operai sardi<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/gemn2TVk8OA?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<br />
<br />
<br />
<br />
<div class="MsoNormal">
<span style="background-color: #e4fdff; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; font-size: 13.5pt;">Amou
daquela vez como se fosse a última</span><span style="font-size: 13.5pt;"><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Beijou sua mulher como se fosse a última</span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">E cada filho seu como se fosse o único</span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">E atravessou a rua com seu passo tímido</span><br />
<br />
<span style="background: #E4FDFF;">Subiu a construção como se fosse máquina</span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Ergueu no patamar quatro paredes sólidas</span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Tijolo com tijolo num desenho mágico</span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Seus olhos embotados de cimento e lágrima</span><br />
<br />
<span style="background: #E4FDFF;">Sentou pra descansar como se fosse sábado</span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Comeu feijão com arroz como se fosse um príncipe</span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Bebeu e soluçou como se fosse um náufrago</span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Dançou e gargalhou como se ouvisse música</span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">E tropeçou no céu como se fosse um bêbado</span><br />
<br />
<span style="background: #E4FDFF;">E flutuou no ar como se fosse um pássaro</span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">E se acabou no chão feito um pacote flácido</span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Agonizou no meio do passeio público</span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Morreu na contramão atrapalhando o tráfego</span><br />
<br />
<span style="background: #E4FDFF;">Amou daquela vez como se fosse o último</span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Beijou sua mulher como se fosse a única</span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">E cada filho como se fosse o pródigo</span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">E atravessou a rua com seu passo bêbado</span><br />
<br />
<span style="background: #E4FDFF;">Subiu a construção como se fosse sólido</span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Ergueu no patamar quatro paredes mágicas</span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Tijolo com tijolo num desenho lógico</span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Seus olhos embotados de cimento e tráfego</span><br />
<br />
<span style="background: #E4FDFF;">Sentou pra descansar como se fosse um príncipe</span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Comeu feijão com arroz como se fosse o máximo</span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Bebeu e soluçou como se fosse máquina</span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Dançou e gargalhou como se fosse o próximo</span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">E tropeçou no céu como se ouvisse música</span><br />
<br />
<span style="background: #E4FDFF;">E flutuou no ar como se fosse sábado</span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">E se acabou no chão feito um pacote tímido</span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Agonizou no meio do passeio náufrago</span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Morreu na contramão atrapalhando o público</span><br />
<br />
<span style="background: #E4FDFF;">Amou daquela vez como se fosse máquina</span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Beijou sua mulher como se fosse lógico</span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Ergueu no patamar quatro paredes flácidas</span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Sentou pra descansar como se fosse um pássaro</span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">E flutuou no ar como se fosse um príncipe</span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">E se acabou no chão feito um pacote bêbado</span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Morreu na contra-mão atrapalhando o sábado<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="background: #E4FDFF; color: red; font-size: 13.5pt;">COSTRUZIONE</span><span style="color: red; font-size: 13.5pt;"><br />
<br />
<span style="background: #E4FDFF;">Quella volta amò come se fosse l’ultima<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Baciò sua moglie come se fosse l’ultima<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Ed ogni figlio suo come se fosse l’unico<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">E attraversò la via col suo passo timido<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<br />
<span style="background: #E4FDFF;">Salì nella costruzione come fosse una macchina<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Eresse nella piattaforma quattro pareti solide<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Mattone su mattone in un disegno magico<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">I suoi occhi abbottati di cemento e lacrime<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<br />
<span style="background: #E4FDFF;">Si sedette per riposare come se fosse sabato<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Mangiò fagioli e riso come se fosse un principe<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Bevve e singhiozzò come se fosse un naufrago<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Ballò e canticchiò come se ascoltasse musica<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Ed inciampò nel cielo come se fosse ubriaco<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<br />
<span style="background: #E4FDFF;">E fluttuò in aria come se fosse un passero<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">E finì a terra come un sacco flaccido<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Agonizzò in mezzo al marciapiede pubblico<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Morì in contromano disturbando il traffico<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<br />
<span style="background: #E4FDFF;">Quella volta amò come se fosse l’ultimo<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Baciò sua moglie come se fosse l’unica<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">E ogni figlio suo come se fosse il prodigo<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">E attraversò la via col suo passo ubriaco<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<br />
<span style="background: #E4FDFF;">Salì nella costruzione come se fosse solido<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Eresse nella piattaforma quattro pareti magiche<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Mattone su mattone in un disegno logico<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">I suoi occhi abbottati di cemento e traffico<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<br />
<span style="background: #E4FDFF;">Sedette per riposare come se fosse un principe<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Mangiò fagioli e riso come se fosse il massimo<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Bevve e singhiozzò come se fosse una macchina<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Ballò e canticchiò come se fosse il prossimo</span><br />
<br />
<span style="background: #E4FDFF;">Ed inciampò nel cielo come se ascoltasse musica<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">E fluttuò in aria come se fosse sabato<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">E finì a terra come un pacco timido<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Agonizzò in mezzo al marciapiede naufrago<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Morì in contromano disturbando il pubblico<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<br />
<span style="background: #E4FDFF;">Quella volta amò come fosse una macchina<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Baciò sua moglie come fosse logico<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Eresse nella piattaforma quattro pareti flaccide<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Si sedette riposando come un passero<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">E fluttuò in aria come un principe<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">E finì a terra come un pacco ubriaco<span class="apple-converted-space"> </span></span><br />
<span style="background: #E4FDFF;">Morì in contromano disturbando il sabato<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="background: #E4FDFF; color: blue; font-size: 13.5pt;">Da:
canzonicontrolaguerra<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
baldohttp://www.blogger.com/profile/17797248550289963811noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6166019411713643923.post-2343009386789131082012-09-06T02:17:00.000-07:002012-09-06T02:17:21.630-07:00boris vian - le desèrteur<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/gjndTXyk3mw?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<h1 style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="background: #EBEBEB; color: #333333; font-family: Arial; font-size: 10.0pt;"><o:p> </o:p></span></h1>
<h1 style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="background: #EBEBEB; color: #333333; font-family: Arial; font-size: 10.0pt;"><o:p> </o:p></span></h1>
<h1 style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="background: #EBEBEB; color: #333333; font-family: Arial; font-size: 10.0pt;">Monsieur
le Président</span><span style="color: #333333; font-family: Arial; font-size: 10.0pt;"><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Je vous fais une lettre</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Que vous lirez peut-être</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Si vous avez le temps</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Je viens de recevoir</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Mes papiers militaires</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Pour partir à la guerre</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Avant mercredi soir</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Monsieur le Président</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Je ne veux pas la faire</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Je ne suis pas sur terre</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Pour tuer des pauvres gens</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">C'est pas pour vous fâcher</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Il faut que je vous dise</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Ma décision est prise</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Je m'en vais déserter</span><br />
<br />
<span style="background: #EBEBEB;">Depuis que je suis né</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">J'ai vu mourir mon père</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">J'ai vu partir mes frères</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Et pleurer mes enfants</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Ma mère a tant souffert</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Elle est dedans sa tombe</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Et se moque des bombes</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Et se moque des vers</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Quand j'étais prisonnier</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">On m'a volé ma femme</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">On m'a volé mon âme</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Et tout mon cher passé</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Demain de bon matin</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Je fermerai ma porte</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Au nez des années mortes</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">J'irai sur les chemins</span><br />
<br />
<span style="background: #EBEBEB;">Je mendierai ma vie</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Sur les routes de France</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">De Bretagne en Provence</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Et je dirai aux gens:</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Refusez d'obéir</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Refusez de la faire</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">N'allez pas à la guerre</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Refusez de partir</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">S'il faut donner son sang</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Allez donner le vôtre</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Vous êtes bon apôtre</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Monsieur le Président</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Si vous me poursuivez</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Prévenez vos gendarmes</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Que je n'aurai pas d'armes</span><br />
<span style="background: #EBEBEB;">Et qu'ils pourront tirer</span></span><span style="font-family: Arial; font-size: 13pt;"><o:p></o:p></span></h1>
<h1 style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-family: Arial; font-size: 13pt;"> </span></h1>
<h1 style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-family: Arial; font-size: 13pt;"> </span></h1>
<h1 style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-family: Arial; font-size: 13pt;"> </span></h1>
<h1 style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-family: Arial; font-size: 13pt;"> </span></h1>
<h1 style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-family: Arial; font-size: 13pt;"> </span></h1>
<h1 style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-family: Arial; font-size: 13pt;"> </span></h1>
<h1 style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-family: Arial; font-size: 13pt;">Il disertore<o:p></o:p></span></h1>
<div class="MsoNormal" style="background: white;">
<span style="font-family: Arial; font-size: 9pt;">10 febbraio 2003 - Boris Vian<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white;">
<span style="font-family: Arial; font-size: 10pt;">In piena facoltà<span class="apple-converted-space"> </span><br />
egregio presidente<span class="apple-converted-space"> </span><br />
le scrivo la presente<span class="apple-converted-space"> </span><br />
che spero leggerà.<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white;">
<span style="font-family: Arial; font-size: 10pt;">La cartolina qui<span class="apple-converted-space"> </span><br />
mi dice terra terra<span class="apple-converted-space"> </span><br />
di andare a far la guerra<span class="apple-converted-space"> </span><br />
quest'altro lunedì<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white;">
<span style="font-family: Arial; font-size: 10pt;">Ma io non sono qui<span class="apple-converted-space"> </span><br />
egregio presidente<span class="apple-converted-space"> </span><br />
per ammazzar la gente<span class="apple-converted-space"> </span><br />
più o meno come me<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white;">
<span style="font-family: Arial; font-size: 10pt;">Io non ce l'ho con lei<span class="apple-converted-space"> </span><br />
sia detto per inciso<span class="apple-converted-space"> </span><br />
ma sento che ho deciso<span class="apple-converted-space"> </span><br />
e che diserterò.<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white;">
<span style="font-family: Arial; font-size: 10pt;">Ho avuto solo guai<span class="apple-converted-space"> </span><br />
da quando sono nato<span class="apple-converted-space"> </span><br />
i figli che ho allevato<span class="apple-converted-space"> </span><br />
han pianto insieme a me.<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white;">
<span style="font-family: Arial; font-size: 10pt;">Mia mamma e mio papà<span class="apple-converted-space"> </span><br />
ormai son sotto terra<span class="apple-converted-space"> </span><br />
e a loro della guerra<span class="apple-converted-space"> </span><br />
non gliene fregherà.<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white;">
<span style="font-family: Arial; font-size: 10pt;">Quand'ero in prigionia<span class="apple-converted-space"> </span><br />
qualcuno mi ha rubato<span class="apple-converted-space"> </span><br />
mia moglie e il mio passato<span class="apple-converted-space"> </span><br />
la mia migliore età.<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white;">
<span style="font-family: Arial; font-size: 10pt;">Domani mi alzerò<span class="apple-converted-space"> </span><br />
e chiuderò la porta<span class="apple-converted-space"> </span><br />
sulla stagione morta<span class="apple-converted-space"> </span><br />
e mi incamminerò.<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white;">
<span style="font-family: Arial; font-size: 10pt;">Vivrò di carità<span class="apple-converted-space"> </span><br />
sulle strade di Spagna<span class="apple-converted-space"> </span><br />
di Francia e di Bretagna<span class="apple-converted-space"> </span><br />
e a tutti griderò.<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white;">
<span style="font-family: Arial; font-size: 10pt;">Di non partire più<span class="apple-converted-space"> </span><br />
e di non obbedire<span class="apple-converted-space"> </span><br />
per andare a morire<span class="apple-converted-space"> </span><br />
per non importa chi.<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white;">
<span style="font-family: Arial; font-size: 10pt;">Per cui se servirà<span class="apple-converted-space"> </span><br />
del sangue ad ogni costo<span class="apple-converted-space"> </span><br />
andate a dare il vostro<span class="apple-converted-space"> </span><br />
se vi divertirà.<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white;">
<span style="font-family: Arial; font-size: 10pt;">E dica pure ai suoi<span class="apple-converted-space"> </span><br />
se vengono a cercarmi<span class="apple-converted-space"> </span><br />
che possono spararmi<span class="apple-converted-space"> </span><br />
io armi non ne ho.<span class="apple-converted-space"> </span><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: lightcyan;">
<span style="font-family: Arial; font-size: 11pt;">Note:<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: lightcyan;">
<span style="font-family: Arial; font-size: 11pt;">Originale "Le deserteur" testo di Boris Vian - musica di
Boris Vian e Harold Berg, 1956<span class="apple-converted-space"> </span><br />
Traduzione italiana Giorgio Calabrese - Arrangiamento Ivano Fossati<span class="apple-converted-space"> </span><br />
Incisa in Lindbergh (Lettere da sopra la pioggia) di Ivano Fossati, 1992<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: lightcyan;">
<span style="font-family: Arial; font-size: 11pt;">La canzone è stata scritta ai tempi della guerra di Indocina ma in
breve è divenuta un manifesto contro la presenza coloniale francese
nell'Algeria che lottava per la propria libertà.<span class="apple-converted-space"> </span><br />
In Italia è stata ripresa per la prima volta da Margot, Margherita Galante
Garrone (figlia di Alessandro Galante Garrone, moglie di Sergio Liberovici e
madre di Andrea) nel periodo dei Cantacronache (1958/1960), poi è rimbalzata
negli Stati Uniti incisa da Peter, Paul and Mary durante i moti di Berkeley,
quindi ci sono state 4 traduzioni italiane, a cura di Paolo Villaggio, Luigi
Tenco, Giorgio Caproni e Giorgio Calabrese. Ornella Vanoni l'ha inserita nella
scaletta del suo tour nel 1971, ma la prima incisione italiana è stata curata
da Ivano Fossati nel 1992, riprendendo la traduzione di Calabrese.<span class="apple-converted-space"> </span><br />
Moulodji è stato l'interprete francese ed ha dovuto subire un esilio di circa
10 anni dal mondo della canzone francese, mentre Boris Vian, che pure morirà
pochi anni dopo, spesso dovette esibirsi o scrivere sotto pseudonimo, tanta era
stata la reazione delle destre francesi, De Gaulle in testa.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
Fonte: <b><span style="color: red;">peacelink</span></b></div>
baldohttp://www.blogger.com/profile/17797248550289963811noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6166019411713643923.post-26693644222584729002012-09-06T00:36:00.000-07:002012-09-06T00:36:20.130-07:00Sergio Toppi, l'artigiano del fumetto che non voleva essere chiamato 'artista'<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHzEvcIO5_k6xXTBJaqUkCtO9GhO0IxbVGG-ZRRGvhg-CXrUCVK0D-ChUZqG97ookLiQd1o3sTglWnl_jFX2dUTEKov6Ba5PcGNHjpGAOdu7rtIb2p4__9fwxigD-E97Qhn4xOZrYdj_4/s1600/sergio+toppi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHzEvcIO5_k6xXTBJaqUkCtO9GhO0IxbVGG-ZRRGvhg-CXrUCVK0D-ChUZqG97ookLiQd1o3sTglWnl_jFX2dUTEKov6Ba5PcGNHjpGAOdu7rtIb2p4__9fwxigD-E97Qhn4xOZrYdj_4/s400/sergio+toppi.jpg" width="245" /></a></div>
<br />
<br />
<h1 style="margin-bottom: 9.8pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 13.5pt; vertical-align: baseline;">
<br /></h1>
<div class="nobottommargin" style="line-height: 13.5pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;">
<span style="color: red;"><strong style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; font-family: Helvetica; font-size: 7.5pt; padding: 0cm; text-transform: uppercase;">26-08-2012</span></strong><span class="apple-converted-space"><span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;"> </span></span><strong style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; font-family: Helvetica; font-size: 9pt; padding: 0cm;">/</span></strong><span class="apple-converted-space"><span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;"> </span></span><strong style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; font-family: Helvetica; font-size: 7.5pt; padding: 0cm; text-transform: uppercase;">CULT</span></strong><span class="apple-converted-space"><span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;"> </span></span><strong style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; font-family: Helvetica; font-size: 9pt; padding: 0cm;">/</span></strong><span class="apple-converted-space"><span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;"> </span></span><strong style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; font-family: Helvetica; font-size: 7.5pt; padding: 0cm; text-transform: uppercase;">NAZARENO GIUSTI</span></strong></span><span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;">MILANO,<span class="apple-converted-space"><i><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;"> </span></i></span><em><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;">26
agosto -</span></em><span class="apple-converted-space"><i><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;"> </span></i></span><em><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;">È</span></em><span class="apple-converted-space"> </span>un anno funesto questo 2012 per il
mondo del fumetto: dopo la scomparsa a marzo di<span class="apple-converted-space"> </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Jean_Giraud" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: none windowtext 1.0pt; color: #d25928; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm; text-decoration: none; text-underline: none;">Moebius<span class="apple-converted-space"> </span></span></a>e di<span class="apple-converted-space"> </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Joe_Kubert" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: none windowtext 1.0pt; color: #d25928; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm; text-decoration: none; text-underline: none;">Joe Kubert</span></a><span class="apple-converted-space"> </span>due settimane fa, martedì è morto, nella
sua Milano,<span class="apple-converted-space"> </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Sergio_Toppi" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: none windowtext 1.0pt; color: #d25928; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm; text-decoration: none; text-underline: none;">Sergio Toppi.</span></a><span class="apple-converted-space"> </span>La cerimonia funebre si è tenuta
giovedì mattina alla chiesa di San Lorenzo, presso <st1:personname productid="la Cascina Monluè." w:st="on">la Cascina Monluè.</st1:personname><o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 18pt; outline: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;">Era malato il vecchio Sergio, però ha continuato, sino alla fine,
a lavorare. Come faceva da oltre mezzo secolo.<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;">Se ne va un genio, lo diciamo senza giri di parole, non
per sparare là una frase di circostanza ma perchè lo abbiamo sempre creduto.<span class="apple-converted-space"> </span><br />
In molti hanno versato lacrime da coccodrillo in realtà buona parte del mondo
del fumetto, in questi anni lo ha snobbato. Per fortuna ci sono state alcune
gallerie, “Il Grifo” ma, sopratutto,<span class="apple-converted-space"> </span><em style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;"><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Il_Giornalino" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="color: #d25928; text-decoration: none; text-underline: none;">“Il Giornalino”</span></a></span></em><span class="apple-converted-space"> </span>(di cui Toppi era da decenni una delle
colonne portanti) e il<span class="apple-converted-space"> </span><a href="http://www.museoitalianodelfumetto.it/" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: none windowtext 1.0pt; color: #d25928; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm; text-decoration: none; text-underline: none;">Museo del Fumetto</span></a><span class="apple-converted-space"> </span>diretto da<span class="apple-converted-space"> </span><strong style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;"><a href="http://www.loschermo.it/articoli/view/2998" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="color: #d25928; text-decoration: none; text-underline: none;">Angelo Nencetti</span></a></span></strong><span class="apple-converted-space"> </span>che nel 2010 riuscirono a realizzare<span class="apple-converted-space"> </span><em style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;"><a href="http://www.famigliacristiana.it/iniziative/toppi.aspx" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="color: #d25928; text-decoration: none; text-underline: none;">“Sulle rotte
dell'immaginario”</span></a></span></em><span class="apple-converted-space"> </span>collana
di 12 volumi che raccoglievano la gran parte dei lavori realizzati da Toppi.<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 18pt; outline: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;">Un tributo doveroso a colui che, insieme a pochi altri, ha
veramente contribuito a innovare il fumetto attraverso una rivoluzione
dell'impostazione della pagina con un segno, riconoscibilissimo, fatto da una
ragnatela di tratti.<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;">Era un signore Sergio Toppi. Un gentiluomo di<span class="apple-converted-space"> </span><em style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;">“antica cortesia”</span></em><span class="apple-converted-space"> </span>che
dava sempre del lei. Timido e riservato era un omino piccolo con grandi
occhiali, un po' datati, che nascondevano due occhi curiosi.<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;">In Francia, dove era pubblicato da<span class="apple-converted-space"> </span><a href="http://www.editionsmosquito.com/auteur.php?id=1" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: none windowtext 1.0pt; color: #d25928; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm; text-decoration: none; text-underline: none;">Mosquito</span></a> (che
aveva dato alle stampe "Sharaz-de" splendida versione de<span class="apple-converted-space"><i><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;"> </span></i></span><em><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;"><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Le_mille_e_una_notte" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="color: #d25928; text-decoration: none; text-underline: none;">"Le Mille e
una notte"</span></a></span></em><span class="apple-converted-space"> </span>che
aveva riscosso uno strepitoso successo) durante una mostra a Parigi, nel
2003, il quotidiano<em style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;"><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Le_Figaro" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span class="apple-converted-space"><span style="color: #d25928; text-decoration: none; text-underline: none;"> </span></span><span style="color: #d25928; text-decoration: none; text-underline: none;">“Le Figaro”</span></a></span></em><span class="apple-converted-space"> </span>lo paragonò a<span class="apple-converted-space"> </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Gustav_Klimt" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: none windowtext 1.0pt; color: #d25928; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm; text-decoration: none; text-underline: none;">Klimt<span class="apple-converted-space"> </span></span></a>e<span class="apple-converted-space"> </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Egon_Schiele" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: none windowtext 1.0pt; color: #d25928; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm; text-decoration: none; text-underline: none;">Schiele<span class="apple-converted-space"> </span></span></a>(artisti che ammirava
profondamente, come si capisce bene guardando certe sue opere) e con cui poteva
"dialogare" tranquillamente.<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;">Non voleva, però, essere chiamato artista:<span class="apple-converted-space"> </span><em style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;">“lo detesto: sono disciplinato, come tutti quelli che fanno
fumetti. Non posso fare quello che mi passa la testa al mattino. Considero il
fumetto un lavoro molto artigianale, in certi casi di ottimo livello, ma sempre
artigianale. È chiaro che non siamo pelatori di patate, è un lavoro per cui
occorre una certa sensibilità, ma il fumetto rispetto a quello che viene
considerato la creazione artistica è molto più severo”.</span></em><o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;">Si riteneva, però, un artigiano, un onesto
professionista.<span class="apple-converted-space"> </span><em style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;">“Il professionista deve adattarsi a quello che gli viene
richiesto, entro certi limiti. Può anche dire di no. Se accetta una cosa è
tenuto a farla nel modo migliore. Come in tutti i lavori, ci sono delle cose
che piacciono e altre meno, però bisogna cercare di adeguarsi alle richieste
della clientela e dell'editore. Chi fa questo lavoro lo fa perché gli piace, si
presume che anche dal solo fatto di disegnare possa ricavare piacere. Quando
c'è stata la possibilità di lavorare a modo nostro l'abbiamo fatto, come nel
caso di un'organizzazione particolare della pagina. Quando non è possibile, non
lo si fa. Questa è la regola delle cose. Il discorso che facevo prima, per chi
lavora professionalmente ci sono delle situazioni in cui bisogna adattarsi”.</span></em><o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;">Aveva iniziato a studiare medicina poi si era accorto
che quella non era la sua strada. Aveva iniziato a lavorare come illustratore
per <st1:personname productid="la Utet" w:st="on">la Utet</st1:personname> e
per le pubblicità animate dei fratelli Pagot. Al fumetto arrivò nel 1966 sulle
pagine del glorioso<em style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;"><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Corriere_dei_Piccoli" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="color: #d25928; text-decoration: none; text-underline: none;">“Corriere dei
Piccoli”</span></a></span></em><span class="apple-converted-space"> </span>dove
diede vita a<span class="apple-converted-space"> </span><em style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;">"Mago Zurlì",</span></em><span class="apple-converted-space"> </span>su testi di<span class="apple-converted-space"> </span><strong style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;">Carlo Triberti</span></strong>, ispirato al personaggio
interpretato sugli schermi televisivi dal presentatore<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Cino_Tortorella" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span class="apple-converted-space"><span style="border: none windowtext 1.0pt; color: #d25928; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm; text-decoration: none; text-underline: none;"> </span></span><span style="border: none windowtext 1.0pt; color: #d25928; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm; text-decoration: none; text-underline: none;">Cino Tortorella</span></a>. Poi sulle illustrò le sceneggiature di Milo
Milani che raccontavano a fumetti fatti di cronaca, eventi storici, o
adattamenti di grandi romanzi)<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;">Lo stesso tipo di storie furono affrontate su<em style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;"><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Messaggero_dei_ragazzi" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span class="apple-converted-space"><span style="color: #d25928; text-decoration: none; text-underline: none;"> </span></span><span style="color: #d25928; text-decoration: none; text-underline: none;">“Il Messaggero dei ragazzi”</span></a></span></em><span class="apple-converted-space"> </span>dove, padre<strong style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;">Giovanni.Colasanti</span></strong><span class="apple-converted-space"> </span>(direttore del periodico), gli diede
maggiore libertà. Lì cominciò veramente a nascere il suo stile inconfondibile e
iniziò a sperimentare un nuovo modo di impostare la pagina.<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;">Poi "Sgt. Kirk", la collaborazione a<span class="apple-converted-space"> </span><em style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;"><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_d'Italia_a_fumetti_di_Enzo_Biagi" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="color: #d25928; text-decoration: none; text-underline: none;">"La storia
d'Italia a fumetti"</span></a></span></em><span class="apple-converted-space"> </span>di<span class="apple-converted-space"> </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Enzo_Biagi" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: none windowtext 1.0pt; color: #d25928; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm; text-decoration: none; text-underline: none;">Enzo Biagi</span></a> ma,
sopratutto, negli anni ottanta straordinari racconti brevi interamente suoi per
le riviste<span class="apple-converted-space"> </span><em style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;">"Orient Express", "Alter Alter",</span></em><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Corto_Maltese_(rivista)" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span class="apple-converted-space"><i><span style="border: none windowtext 1.0pt; color: #d25928; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm; text-decoration: none; text-underline: none;"> </span></i></span><em><span style="border: 1pt none windowtext; color: #d25928; padding: 0cm; text-decoration: none;">"Corto
Maltese",</span></em></a><span class="apple-converted-space"> </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Linus_(rivista)" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><em style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; color: #d25928; padding: 0cm; text-decoration: none;">"Linus".</span></em></a><span class="apple-converted-space"> </span>Autentiche
perle.<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;">Ricordava malvolentieri gli anni della guerra.<span class="apple-converted-space"> </span><em style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;">“Io sono del '32 e la guerra l'ho subita in pieno. Ho vissuto
sotto i bombardamenti su Milano. Poi dovemmo sfollare in Valdossola dove ci
avevano detto che avremmo trovato un po' di tranquillità. Invece lì ebbi modo
di assistere alle sparatorie tra partigiani e nazifascisti. Conobbi per la
prima volta la paura di morire, furono anni di sofferenza e di fame”.</span></em><o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 18pt; outline: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;">Uno dei suoi ricordi più vivi, e più tristi, del primo dopoguerra
era il buio per le strade in cui mancava la luce corrente. In quel buio,
probabilmente, iniziarono a nascere le sue immagini.<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;">Il suo primo approccio con il fumetto avvenne a una
bancarella, quasi per caso. Sfogliando un numero di<span class="apple-converted-space"> </span><em style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;">"Asso di Picche"</span></em><span class="apple-converted-space"> </span>rimase colpito dalla qualità dei
disegni di due autori in particolare,<span class="apple-converted-space"> </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Hugo_Pratt" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: none windowtext 1.0pt; color: #d25928; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm; text-decoration: none; text-underline: none;">Hugo Pratt</span></a><span class="apple-converted-space"> </span>e<span class="apple-converted-space"> </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Dino_Battaglia" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: none windowtext 1.0pt; color: #d25928; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm; text-decoration: none; text-underline: none;">Dino Battaglia.</span></a><span class="apple-converted-space"> </span><em style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;">“Ero giovane e non avevo una grande cultura fumettistica. Qualche
volta mi capitava di leggere Flash Gordon, ma non ho mai avuto una passione
viscerale per i fumetti, così come a tutt'oggi devo dire che non ne leggo”</span></em><span class="apple-converted-space"> </span>confessava.<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;">Leggeva invece molta letteratura:<span class="apple-converted-space"> </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Faulkner" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: none windowtext 1.0pt; color: #d25928; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm; text-decoration: none; text-underline: none;">Rigoni Stern, Faulkner</span></a>,<span class="apple-converted-space"> </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Ernest_Hemingway" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: none windowtext 1.0pt; color: #d25928; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm; text-decoration: none; text-underline: none;">Hemingway,</span></a><span class="apple-converted-space"> </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Tomasi_di_Lampedusa" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: none windowtext 1.0pt; color: #d25928; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm; text-decoration: none; text-underline: none;">Tomasi di Lampedusa</span></a>.
Ma sopratutto<span class="apple-converted-space"> </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Buzzati" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: none windowtext 1.0pt; color: #d25928; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm; text-decoration: none; text-underline: none;">Buzzati<span class="apple-converted-space"> </span></span></a>di cui amava i racconti
brevi.<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: 0px; vertical-align: baseline;">
<em style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; font-family: Helvetica; font-size: 9pt; padding: 0cm;">“Me ne colpì uno, in particolare: il famoso
“Il Mantello” dove Buzzati per descrivere un tetro pomeriggio invernale usa due
parole: “Volavano cornacchie”. Due semplici parole con cui si dava il senso di
un atmosfera cupa e inquietante che anticipavano ciò che sarebbe accaduto. Una
sapienza letteraria straordinaria sopratutto sul piano della sintesi”.</span></em><span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;">Nel cinema amava<span class="apple-converted-space"> </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Akira_Kurosawa" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: none windowtext 1.0pt; color: #d25928; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm; text-decoration: none; text-underline: none;">Kurosawa</span></a>, <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Germi" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: none windowtext 1.0pt; color: #d25928; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm; text-decoration: none; text-underline: none;">Germi</span></a>,<span class="apple-converted-space"> </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Ermanno_Olmi" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: none windowtext 1.0pt; color: #d25928; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm; text-decoration: none; text-underline: none;">Olmi</span></a><span class="apple-converted-space"> </span>e<span class="apple-converted-space"> </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Monicelli" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: none windowtext 1.0pt; color: #d25928; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm; text-decoration: none; text-underline: none;">Monicelli</span></a>. Lo
aveva affascinato la visione di<span class="apple-converted-space"> </span><em style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;"><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Edipo_re_(film)" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="color: #d25928; text-decoration: none; text-underline: none;">“Edipo re”</span></a></span></em><span class="apple-converted-space"> </span>di<span class="apple-converted-space"> </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Pasolini" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: none windowtext 1.0pt; color: #d25928; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm; text-decoration: none; text-underline: none;">Pasolini</span></a><span class="apple-converted-space"> </span>per l'atmosfera senza tempo che il
poeta era riuscito a trasmettere.<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: 0px; vertical-align: baseline;">
<em style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; font-family: Helvetica; font-size: 9pt; padding: 0cm;">“In quell'epoca-</span></em><span class="apple-converted-space"><span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;"> </span></span><span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;">spiegò nel <st1:metricconverter productid="2009 a" w:st="on">2009
a</st1:metricconverter> un convegno a Bologna in occasione della mostra<em style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;"><a href="http://www.blackvelveteditrice.com/SERGIO-TOPPI-IL-SEGNO-DELLA-STORIA" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="color: #d25928; text-decoration: none; text-underline: none;">"Toppi. Il
segno della Storia"-</span></a> imperversavano i peplum, film con una
classicità fasulla, tratta da un certo semplicismo che hanno gli americani per
quanto riguarda la nostra storia antica. Mi colpì di Pasolini la capacità
di ricreare un clima arcaico, lontanissimo, senza epoca, ricreando un'atmosfera
magica. Senza stereotipizzare: per esempio: quando Edipo interroa <st1:personname productid="la Sfinge" w:st="on">la Sfinge</st1:personname> è una specie di
mostro informe, un idolo paleo africano”.</span></em><o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 18pt; outline: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;">Una capacità che riuscirà a riportare nei suoi fumetti. La
capacità evocativa e d'atmosfera di Toppi era, infatti, unica. Un suo
personaggio sia esso un cacciatore dell'Alaska, un guerriero africano, uno
stregone atzeco o un cercatore d'oro del Wisconsin suggerisce una serie di
considerazioni al lettore che sente la differenza con gli stessi
personaggi disegnati da altri autori.<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: 0px; vertical-align: baseline;">
<em style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; font-family: Helvetica; font-size: 9pt; padding: 0cm;">“Se devo disegnare un fuorilegge australiano
non gli farò mai un paio di stivali lucidi perchè per la vita che fa avrà
scarpacce magari più grandi, coperte di polvere piene di macchie che danno
l'idea di un individuo che cammina nella polvere e nell'acqua. Il cappello sarà
sbeccato, sporco”.</span></em><span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;">Era molto importante per lui la documentazione , la
ricerca anche se poi, alla fine, reinterpretava il tutto, rimanendo però fedele
alla realtà<em style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;">.
“Non si crea nulla dal nulla”</span></em>diceva.<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: 0px; vertical-align: baseline;">
<em style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; font-family: Helvetica; font-size: 9pt; padding: 0cm;">“Per esempio non è detto che una storia del
medioevo debba essere pignola, uno deve arrivare a crearsi un suo
medioevo, completamente inventato, ma credibile. Vestiti, armature,
architetture è importante conoscerle per rielaborarle. Ora, a questo si arriva
solo guardandosi molto intorno. Uno può fare anche una commistione di generi,
però prima bisogna aver capito bene le cose”.</span></em><span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;">Si definiva un<span class="apple-converted-space"> </span><em style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;">“borghese”.</span></em><span class="apple-converted-space"> </span>Dal
suo tavolo da disegno della grigia Milano per più di mezzo secolo aveva
viaggiato nel mondo e nel tempo.<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: 0px; vertical-align: baseline;">
<em style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; font-family: Helvetica; font-size: 9pt; padding: 0cm;">“Tutto quello che esula dall'alzarsi la
mattina, farsi la barba e bersi il caffè è avventura. Quella serie di ambienti,
di situazioni, di atmosfere di periodi che solleticano la nostra fantasia.
Magari ad una persona come potrei essere io, il classico borghese, piace
pensare a delle avventure nei posti esotici. L'avventura è questo. Quindi noi
che abbiamo la possibilità di ricreare delle storie lo facciamo con piacere.
Anche il lavoro è avventura”.</span></em><span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 18pt; outline: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;">Però, aveva fatto anche viaggi reali, nei luoghi che lo
affascinavano.<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: 0px; vertical-align: baseline;">
<em style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; font-family: Helvetica; font-size: 9pt; padding: 0cm;">“I posti che mi premeva di vedere, li ho
visti. Il Centro America me lo sono visitato, non dico benissimo, perché è
grande, ma quel che ho visto mi ha soddisfatto moltissimo, Il Messico. Sono
posti completamente diversi. Poi mi ha interessato vedere il New England. Voi
forse non l'avete sentito nominare, ma per quelli della nostra generazione,
specialmente per i disegnatori come me, c'era un libro di culto: Passaggio a
Nord Ovest, che si svolgeva in una parte dell'America Orientale, nel New
England. Ho sempre desiderato vedere due o tre posti che vi erano descritti.
Quando l'ho letto da ragazzo era il mio libro dei sogni. Una storia ambientata
nel '700, con guerre indiane, francesi e inglesi, foreste e laghi. Quando l'ho
visto è stata una grande emozione. Pratt ha ambientato lì tutti i suoi
racconti. Era una strana epoca dove gli europei combattevano in foreste
incredibili con il tricorno e la parrucca bianca insieme agli indiani rapati
con il ciuffetto in testa”.</span></em><span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;">Il suo non era certo un segno "bonelliano".
Nonostante questo, però, per l'allora Cepim realizzò due splendidi
episodi della collana<span class="apple-converted-space"> </span><em style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;"><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Un_uomo_un'avventura" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="color: #d25928; text-decoration: none; text-underline: none;">“Un uomo,
un'avventura”:</span></a>“L’uomo del Nilo”</span></em><span class="apple-converted-space"> </span>(le gesta di<span class="apple-converted-space"> </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Gordon_Pasci%C3%A0" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: none windowtext 1.0pt; color: #d25928; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm; text-decoration: none; text-underline: none;">Gordon Pascià</span></a><span class="apple-converted-space"> </span>nella guerra contro il Mahdi sudanese)
e <em style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;">“L’uomo delle paludi”</span></em><span class="apple-converted-space"> </span>(sui seminoles della Florida) oltre a
realizzare due avventure di<span class="apple-converted-space"> </span><em style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;"><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Nick_Raider" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="color: #d25928; text-decoration: none; text-underline: none;">Nick Raider</span></a></span></em><span class="apple-converted-space"> </span>e il mitico numero 11 di<span class="apple-converted-space"> </span><em style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;"><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Julia_-_Le_avventure_di_una_criminologa" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="color: #d25928; text-decoration: none; text-underline: none;">Julia</span></a></span></em>.<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;"><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Sergio_Bonelli" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: none windowtext 1.0pt; color: #d25928; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm; text-decoration: none; text-underline: none;">Sergio Bonelli</span></a>,
era un suo grande ammiratore. Nella presentazione di una rassegna di tavole
toppiane alla galleria milanese L’Agrifoglio, affermò:<span class="apple-converted-space"> </span><em style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;">“Lo confesso, io a lui sono anche debitore di una specie di
passaporto internazionale. Quando, da perfetto sconosciuto quale sono, grazie
al cielo, al di fuori del mio piccolo mondo fumettistico italiano, mi presento
a qualche manifestazione dedicata ai comics (a New York come a Buenos Aires, a
Barcellona come ad Angoulême), mi basta una semplice dichiarazione per
suscitare l’interesse e la stima dei miei interlocutori: “Mi chiamo Sergio Bonelli,
pubblico fumetti in Italia e sono l’editore di Sergio Toppi”.</span></em><o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;">Altro suo grande estimatore era<span class="apple-converted-space"> </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Oreste_Del_Buono" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: none windowtext 1.0pt; color: #d25928; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm; text-decoration: none; text-underline: none;">Oreste del Buono</span></a>,
che di lui diceva:<span class="apple-converted-space"> </span><em style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;">“Dalle sue tavole così incise e così bulinate, dalla ricchezza
traboccante delle sue storie misteriose e tragiche ci viene costantemente il
conforto che può esistere un uomo così responsabile, così pronto a rispettare
il suo impegno. Come una religione. Il suo lavoro tende alla perfezione, per
semplice senso del dovere. Il dovere di essere sempre più bravo, il dovere di
continuare ad imparare, perché non si finisce mai di d'imparare a questo mondo,
specie per chi si è assunto l'incarico di creare immagini, di mettere la
propria fantasia e le proprie risorse al servizio degli altri”.</span></em><o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 18pt; outline: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: Helvetica; font-size: 9pt;">Lo sapeva bene Sergio e così ha fatto, sino alla fine. Con
l'umiltà e la modestia che è dei grandi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<br />
<br />baldohttp://www.blogger.com/profile/17797248550289963811noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6166019411713643923.post-15341561137260235702012-09-03T02:25:00.000-07:002012-09-03T02:25:02.749-07:00un sognatore nel cuore di vanessa - peppe lanzetta<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/odMLsULJeCU?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<br />
<br />
<br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 15.0pt;">
<br />
<br />
<b><span style="color: red;">«Vogliono
comprarsi la mia vita» disse Occhibelli a Vanessa. Una breve comunicazione
telefonica su un cellulare dove lui aveva trovato un mare di messaggi: di lei
che lo coccolava, del mondo che voleva qualcosa da lui. Ma lui era un
sognatore, dipingeva da Dio, ma i mercanti dell´arte erano in agguato.
Comprare, vendere, aste, New York, Parigi, Milano. Soldi soldi soldi. Quello
che lui voleva aveva il sapore del mare in un vecchio gozzo sul porto di
Pozzuoli, quell´aria salata che albergava dietro il piccolo albergo della
darsena. Vanessa quel giorno era triste perché Occhibelli stava male e non
riuscivano a vedersi. Perché lui quando era così non voleva farsi vedere da
nessuno tanto meno da lei che era un fiore di vita, di bellezza, di gioventù.<br />
Ma lei già lo aveva capito. Gli aveva saputo leggere nel cuore, nell´anima, più
in giù. «Mi ero fatta bella per te, ho anche una stupenda scollatura».<br />
Era stata una giornata mozzafiato, come se settembre avesse chiesto il permesso
alla più bella giornata dell´estate per presentarsi o per congedarsi.<br />
L´aria calda, le ragazze con i top, gli ombelichi in evidenza, la frutta di
stagione che non voleva andar via e campeggiava sui banchi di un mercato che
sembrava riflettersi nell´acqua di mare. Un camion si imbarcava su un traghetto
per l´isola, delle persone anziane ferme a osservare quella vita fatta di
piccole manovre, a perdersi nelle lenze di pescatori alla buona, un ritmo
sonnolento, fuori dalla grande e tentacolare città che invece correva correva
come i cavalli al palio e non sentiva più la musica del mare, non aveva occhi
per guardare le onde stanche che si infrangevano sommessamente su quel molo
scuro, saraceno, arabo, forte, tenero, che saliva, scendeva come un umore di
una vecchia comare, una matrona con le cosce spalancate che compra e vende
soldi.<br />
Avrebbe voluto vedere Vanessa quel giorno Occhibelli, s´era preparato per lei,
ma dentro era roso da una malinconia che gli bloccava le membra, eppure la vita
era dentro di lui, in ogni centimetro della sua pelle ancora abbronzata, nei
suoi piedi e sulle sue labbra che facevano impazzire Vanessa. «Fottitene di
tutti, ti prego, viene da me, anche se oggi ho l´herpes. Avevi detto che mi
avresti presa a morsi, dove è quella voglia, quell´impeto?». «Ho bisogno di
stare solo con me» disse lui. «Con il mio sacchetto di frutta e la musica del
mare».<br />
Vanessa aveva fatto un viaggio per lui, era sulla collina della città
tormentata e guardava il cemento ai suoi piedi, sarebbe andata a una cena dove
i suoi occhi non avrebbero visto nessuno, la sua mente non avrebbe memorizzato
alcun discorso, cercava solo lui, i suoi occhibelli, il suo odore, il suo
sapore.<br />
«Ti prego non te ne andare da me» gli disse come una bambina, come una farfalla
su un fiore, come una ninfa che non sa e non può allontanarsi dal corpo del suo
amato. Ma lui ormai già era andato. Anche se quella notte l´avrebbe passata a
leggere i messaggi che lei impetuosamente gli mandava sul cellulare.<br />
Dinah Washington cantava "Blue Gardenia" sulla sera già notte di
Occhibelli che non aveva capito ancora e non l´avrebbe mai più capito che la
sua vita, la sua arte per gli altri era merce, come frutta che lui aveva
comprato, come le scarpe che s´era messo ai piedi. Lui non lo voleva capire,
Vanessa non lo avrebbe mai saputo, perché quando si erano conosciuti avevano
fatto un patto: non ci diciamo niente di quello che siamo, delle nostre storie,
delle nostre vite. Ci amiamo soltanto. Era un ultimo tango, magari a Pozzuoli.</span></b><b><span style="color: red; font-family: Georgia; font-size: 10.5pt;"><o:p></o:p></span></b></div>
<div style="line-height: 15.0pt; margin-bottom: 11.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 11.25pt;">
<b><i><span style="color: red; font-family: Georgia; font-size: 10.5pt;">agosto 2006<o:p></o:p></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
baldohttp://www.blogger.com/profile/17797248550289963811noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6166019411713643923.post-91164541770275116382012-08-31T02:32:00.001-07:002012-08-31T04:25:47.954-07:00nun te scurdà - alma megretta ( per tutte le donne che passano da qui)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/8kNc-Ikbygo?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<br />
<br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 12.0pt; margin-left: 387.0pt; vertical-align: baseline;">
<b><span style="color: red; font-family: Arial; font-size: 8.0pt;"> </span></b><b style="line-height: 12pt;"><span style="color: red; font-family: Arial; font-size: 8.0pt;"> </span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 12.0pt; margin-left: 387.0pt; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; line-height: 12pt; margin-left: 387pt; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div class="testo" style="line-height: 13.5pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; tab-stops: center 279.0pt; vertical-align: baseline;">
<b><span style="background-color: white; color: red; font-family: Tahoma;"><span style="font-size: xx-small;">'E ssentevo
quanno ero figliola, 'o cchiammavano ammore<span class="apple-converted-space"> Li sentivo quando ero ragazza, lo chiamavano
amore</span><br />
chellu fuoco ca te nasce mpietto e ca maje se ne more<span class="apple-converted-space"> quel fuoco che ti
nasce dentro e che non muore mai</span><br />
'e ccumpagne parlavano zitto 'e na cosa scurnosa<span class="apple-converted-space"> le amiche dicevano che era una cosa vergognosa</span><br />
ca na femmena 'a fa sulamente 'o mumento ca sposa<span class="apple-converted-space">
che una donna la fa solo quando si sposa</span><br />
<br />
e pure si sposa nun songo stata maje<span class="apple-converted-space"> e
pure se non sono mai stata sposata</span><br />
saccio comme volle 'o sanghe e 'o core sbatte forte assaje<span class="apple-converted-space"> so
come il sangue bolle e quanto sbatte il cuore</span><br />
quanno 'a voce d'a passione chiamma a te<span class="apple-converted-space"> quando la voce della passione ti chiama</span><br />
quanno zitto int' 'a na recchia tu te siente 'e murmulià<span class="apple-converted-space">
quando senti sussurrare piano in un’
orecchio:</span><br />
<br />
nun te scurda' nun te scurda'<span class="apple-converted-space">
“non
dimenticarti, non dimenticarti</span><br />
nun te scurda' pecchÈ sta vita se ne va<span class="apple-converted-space"> non dimenticarti perché questa vita
se ne va</span><br />
nun te scurda', maje 'e te<span class="apple-converted-space">
non
dimenticarti mai di te</span><br />
<br />
nun te scurda' nun te scurda’
non
dimenticarti, non dimenticarti<span class="apple-converted-space"> </span><br />
nun t' 'o scurda' pecchè si no che campe a fa'<span class="apple-converted-space"> non dimenticartelo, perché sennò a che ti
serve vivere</span><br />
nun te scurda' 'e te maje<span class="apple-converted-space">
non dimenticarti mai di te”<o:p></o:p></span></span></span></b></div>
<div class="testo" style="line-height: 13.5pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; tab-stops: center 279.0pt; vertical-align: baseline;">
<b><span style="background-color: white; color: red; font-family: Tahoma;"><span style="font-size: xx-small;"><br />
e tanto 'e llammore ca 'a sciorta m'a miso int' 'e mmane<span class="apple-converted-space">
ed è tanto l’amore che la fortuna ha messo
nelle mie mani </span><br />
ca 'o vvengo e 'a ggente pe' chesto me chiamma puttana che lo vendo e la gente per questo mi chiama
puttana<span class="apple-converted-space"> </span><br />
nun'aggio maje saputo sta' carcerata int' 'a casa<span class="apple-converted-space"> non ho mai voluto stare carcerata in una casa</span><br />
e n’ ommo ca capeva chest’ nun l’agg’ truvato e un uomo che capisse questo, non l’ho mai
trovato<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="testo" style="line-height: 13.5pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: white; font-size: xx-small;"><b><span style="font-family: Tahoma;"><br /><span style="color: red;">
a chi me schifa dico vuo' vede'</span><span class="apple-converted-space" style="color: red;"> a chi
mi schifa dico, vuoi vedere </span><br /><span style="color: red;">
ca 'o cuorpo tu t' 'o vinne comme a me</span><span class="apple-converted-space" style="color: red;"> che il corpo tu
te lo vendi come faccio io</span><br /><span style="color: red;">
nun me suppuorte e chest' 'o ssaccio già</span><span class="apple-converted-space" style="color: red;"> non mi sopporti, questo lo so già</span><br /><span style="color: red;">
i' songo 'o specchio addò nun te vulisse maje guarda' io sono lo specchio
in cui non vorresti mai guardarti</span><span class="apple-converted-space" style="color: red;"> </span><br />
<br /><span style="color: red;">
nun te scurda' nun te scurda'</span><span class="apple-converted-space" style="color: red;">
non
dimenticarti non dimenticarti</span><br /><span style="color: red;">
nun te scurda' pecchè sta vita se ne va</span><span class="apple-converted-space" style="color: red;"> non dimenticarti perché questa vita se ne va</span><br /><span style="color: red;">
nunte scurda', maje 'e te</span><span class="apple-converted-space" style="color: red;"> non dimenticarti mai di te</span><br />
<br /><span style="color: red;">
nun te scurda' nun te scurda'</span><span class="apple-converted-space" style="color: red;"> non dimenticarti non dimenticarti</span><br /><span style="color: red;">
nun t' 'o scurda' pecchè si no che campe a fa'</span><span class="apple-converted-space" style="color: red;"> non dimenticartelo, perché sennò
a che ti serve vivere</span><br /><span style="color: red;">
nun te scurda' 'e te, maje.</span><span class="apple-converted-space" style="color: red;"> non dimenticarti mai di te</span><br />
<br /><span style="color: red;">
mamma, puttana o brutta copia 'e n'ommo</span><span class="apple-converted-space" style="color: red;"> mamma, puttana o brutta copia di un uomo</span><br /><span style="color: red;">
chest'è na femmena int' 'a chesta parte 'e munno</span><span class="apple-converted-space" style="color: red;"> questa è una femmina in questa parte del mondo</span><br /><span style="color: red;">
ca quanno nasce a cchesto è destinata</span><span class="apple-converted-space" style="color: red;"> che quando
nasce, a questo è destinata</span><br /><span style="color: red;">
e si 'a cummanna 'o core d' 'a ggente è cundannata. e se
segue il suo cuore è condannata dalla gente</span><br />
<br /><span style="color: red;">
mamma, puttana o brutta copia 'e n'ommo</span><span class="apple-converted-space" style="color: red;"> mamma, puttana o brutta copia di un uomo</span><br /><span style="color: red;">
avesse voluto 'e cchiù int' 'a chesta parte 'e munno</span><span class="apple-converted-space" style="color: red;"> avrei voluto di più, in questa parte del mondo</span><br /><span style="color: red;">
apprezzata no p' 'e mascule sgravate no p' 'e chisto</span><span class="apple-converted-space" style="color: red;"> apprezzata non per i maschi sgravati, non per questo</span><br /><span style="color: red;">
cuorpo bello no p' 'e mazzate che aggio dato</span><span class="apple-converted-space" style="color: red;"> corpo bello, non per i colpi che ho dato,</span><br /><span style="color: red;">
sulamente pecchè femmena so' stata solo perché sono stata femmina</span><span class="apple-converted-space" style="color: red;"> </span><br />
<br /><span style="color: red;">
nu catenaccio 'o core nun me l'aggio maje nzerrato</span><span class="apple-converted-space" style="color: red;"> e non ho mai messo catenacci al cuore</span><br /><span style="color: red;">
sulamente pecchè femmena so' stata</span><span class="apple-converted-space" style="color: red;"> solo perché sono stata femmina</span><br /><span style="color: red;">
sulamente femmena...</span><span class="apple-converted-space" style="color: red;"> solo
femmina…</span><br />
<br /><span style="color: red;">
nun te scurda' nun te scurda'</span><span class="apple-converted-space" style="color: red;"> non dimenticarti, non dimenticarti</span><br /><span style="color: red;">
nun te scurda' pecchè sta vita se ne va</span><span class="apple-converted-space" style="color: red;"> non dimenticarti perché questa vita se ne va</span><br /><span style="color: red;">
nun te scurda', maje 'e te</span><span class="apple-converted-space" style="color: red;"> non dimenticarti mai di te</span><br />
<br /><span style="color: red;">
nun te scurda' nun te scurda'</span><span class="apple-converted-space" style="color: red;"> non
dimenticarti, non dimenticarti</span><br /><span style="color: red;">
nun t' 'o scurda' pecchè si no che campe a fa'</span><span class="apple-converted-space" style="color: red;"> non
dimenticartelo, perché sennò a che ti serve vivere</span><br /><span style="color: red;">
nun te scurda' 'e te, maje.</span><span class="apple-converted-space"><span style="color: red;"> </span><span style="color: #cc0000;">n</span></span></span></b><span class="apple-converted-space"><span style="font-family: Tahoma;"><span style="color: #cc0000;"><b>on dimenticarti di te, mai.</b></span></span></span><span style="color: #666666; font-family: Tahoma;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
baldohttp://www.blogger.com/profile/17797248550289963811noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6166019411713643923.post-16299127814330538892012-08-30T03:54:00.001-07:002012-08-30T04:17:43.368-07:00la prima volta di gennarino - lanfranco caminiti<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDDzFanwZmYMv0bb672bVLUtOcXnuTASJPbXvjS9g5bMryk-yAF4Jw_eaXilKnDDkED6Hvpi_lR2euiDkqefsBIB-Wapo9pGbj7YarufJ3-QlZbO3GJ_N_4SyT8QpxkCg7KabVnl7MlTA/s1600/vicolo_cannery.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDDzFanwZmYMv0bb672bVLUtOcXnuTASJPbXvjS9g5bMryk-yAF4Jw_eaXilKnDDkED6Hvpi_lR2euiDkqefsBIB-Wapo9pGbj7YarufJ3-QlZbO3GJ_N_4SyT8QpxkCg7KabVnl7MlTA/s320/vicolo_cannery.jpg" width="233" /></a></div>
<span class="apple-converted-space"><span style="font-size: 9pt;"> </span></span><span class="testo"><span style="font-family: Verdana; font-size: 9pt;">I cani ci credevano che lui fosse un santo. Le bestie
hanno un istinto speciale per queste cose, si sa. San Francesco che parla con
il lupo e gli uccelli, il passero di san Filippo Neri, la trota di san
Francesco di Paola, san Girolamo e il leone, sant’Antonio abate e il
porcellino. Le bestie sanno fiutare la santità degli uomini. San Rocco e il
cane.</span></span><span class="apple-converted-space"><span style="font-family: Verdana; font-size: 9pt;"> </span></span><span style="font-family: Verdana; font-size: 9pt;"><br />
<span class="testo">Lui, Gennarino, di cani ne aveva una muta ai suoi piedi.
Tutti i bastardi del paese, bestiacce inguardabili per la loro bruttezza e
magrezza, inavvicinabili per quella paura che ti sovviene dentro quando
incontri la miseria cruda e temi ti si rivolti contro. Gli si affollavano
intorno sui gradini della chiesa, dove Gennarino sostava. Di giorno e di notte,
con il sole che spacca le pietre e calcina gli uomini, o col vento e il freddo
e la pioggia che fa sentire le ossa come pasta lievitata male. Lui era lì. Lui
e i suoi maledetti cani.</span><br />
<span class="testo">Gennarino non ci era nato santo. Ci era diventato. Forse è
così che succede. Fino ai quindici anni era un ragazzetto qualunque di paese,
che andava malvolentieri a scuola e preferiva giocare per strada, far scorrerie
in campagna a rubare la frutta secondo stagione, o d’estate passare le giornate
al mare fino al tramonto. Neanche la vocazione aveva, che per chierichetto non
era portato, e all’oratorio passava solo per tirare qualche calcio al pallone,
e don Guido, il parroco, ogni volta che lo incontrava gli tirava le orecchie.
Poi era andato a bottega per guadagnare qualche lira, che la famiglia era
povera e ne aveva bisogno. Aveva scelto mastro Briscola, che di mestiere faceva
il ciabattino ma era più portato per il gioco delle carte. Il bugigattolo dove
esercitava tra lesine, colle e suole, funzionava meglio per lunghe partite di
tressette che per riparare vecchie scarpe, tanto ormai chi le riparava più le
vecchie scarpe? Lì Gennarino stava bene: anche se il mestiere lo imparava poco,
i giocatori gli chiedevano di sbrigare i servizi, le commissioni, che so,
comprare le sigarette, prendere i caffè per tutti, una bottiglia di vino o il
giornale, giocare i numeri al lotto, oppure abbassare la saracinesca del
macellaio che mo’ non poteva proprio andarci che c’era la rivincita. Un ragazzo
serio e affidabile, cui benvolere.</span><br />
<span class="testo">La combriccola dei giocatori accaniti era diventata la sua
famiglia, che a casa era rimasta solo la madre, il padre gli era morto che era
piccolo, e ora che i fratelli se n’erano andati lontano a trovare lavoro, chi a
Milano chi in Germania, doveva esserci una tristezza da stringerti forte dentro
a tornarci. Più stava lontano da casa e più stava felice. Ci arrivò ai diciotto
anni così, che ormai era uomo fatto.</span><br />
<span class="testo">Sarà stato per quell’affetto che gli portava, che quando
mastro Briscola si ammalò pure Gennarino cadde malato, che i medici non ci
capivano niente, febbre non ne aveva ma stava spossato. Mastro Briscola non si
riprese e a Gennarino gli venne l’esaurimento nervoso – o, almeno, così
diagnosticarono i dottori. Ne uscì santo. Forse è così che succede.</span><br />
<span class="testo">Cominciò a parlare delle sue stimmate e mostrava le mani
intatte, le palme e i dorsi – «Le vedete? Eccole lì, le vedete?» – e certe
volte tirava su i pantaloni fino alle ginocchia, a scoprirle – «È il volto di
Gesù, mi è venuto stanotte, tutto in una volta, non prima i capelli o il naso,
no, tutto insieme» – o se li sfilava proprio i pantaloni, e le scarpe e le
calze perché le stimmate erano anche sui piedi – «Non a tutti vengono anche sui
piedi, non è per tutti vederle». Perché il criterio suo era questo: per essere,
le stimmate c’erano; ma per vederle dovevi credere, e se non le vedevi voleva
dire che non credevi abbastanza.</span><br />
<span class="testo">Bighellonava davanti al bugigattolo di mastro Briscola, che
ormai era come la sua grotta da eremita, o per strada, o in piazza, o sul
sagrato della chiesa, quando la domenica c’era la folla della domenica, o le
sere del Corpus Domini o del Rosario.</span><span class="apple-converted-space"> </span><br />
<span class="testo">Il paese è feroce, si sa. E il nostro – una «ridente
cittadina» in Calabria, sul Tirreno, così recitavano i dépliant – non era
diverso, perché mai avrebbe dovuto? Così, tra i ragazzini che iniziarono a
tirargli pietre alla porta e i più adulti che facevano finta di ascoltarlo e
poi lo prendevano in giro o gli combinavano scherzi atroci, la vita di
Gennarino divenne impossibile.</span><br />
<span class="testo">Ebbe un altro esaurimento nervoso – o almeno così sostennero
i medici – e stavolta lo ricoverarono. Lo imbottirono di sedativi che bastavano
per un cavallo furioso. Si gonfiò, un batalocco grande e grosso che da solo
riempiva mezzo bugigattolo. E iniziò il suo calvario. Fuori e dentro gli
ospedali per mesi, per anni. Lo rimandavano al paese, poi se lo riprendevano,
poi lo rimandavano. Ogni volta tornava più gonfio, quasi non si riconosceva
più. Finimmo col non pensarci più, perché non si vedeva per lunghi periodi, poi
quando stava in paese si chiudeva nel bugigattolo che aveva ereditato, poi
scompariva di nuovo.</span><br />
<span class="testo">Forse fu l’evidente crollo della sua condizione che smosse a
compassione. E poi, davvero, non dava fastidio a nessuno. Se ti fermavi, era un
profluvio di chiacchiere sconnesse, ma se tiravi diritto non si dava pena.
Così, c’era chi gli comprava dei panini, chi la pizza, chi gli lasciava una
busta di frutta davanti la porta, e chi pagava al bar la cocacola di cui andava
ghiotto. E don Guido si diede da fare per procurargli dei panni, che si
cambiasse almeno a ogni stagione, e perché la carità di mastro Bruno, il
barbiere, fosse così ampia da comprendere anche un taglio di capelli e una
barba ogni tanto gratuitamente. I fratelli non erano più tornati, neanche per
le vacanze d’estate e la madre non aveva più retto al dolore. Gennarino era
ormai solo. Fu a quel tempo che arrivarono i cani. Per primo arrivò uno tutto
nero come la pece, grosso come un diavolo dell’inferno, poi un altro piccolo e
tutto bianco, poi tutti gli altri. Con i cani, venne pure un certo alone di
santità certificata. Le bestie, si sa, hanno un istinto per queste cose. E san
Rocco è un santo veneratissimo dalle nostre parti.</span><br />
<span class="testo">Forse solo perché non avevo mai scherzato troppo sul suo
conto, con me Gennarino era tenerissimo. Non che mi dispensasse dalla visione
delle stimmate presunte. Si proponeva come una sorta di emissario di san
Francesco di Paola, di sant’Antonio, di santa Rita, forse per avere maggiore
autorevolezza riguardo alle cose che poi raccontava. Magari succede così anche
fra santi, come fra i cristiani qualsiasi, che i più anziani si fanno
mallevadori dei nuovi arrivati, vai a sapere. Con quei santi – mi assicurava –
aveva quotidiani colloqui. Loro gli dicevano sempre qualcosa riguardo ai
destini dell’umanità, come se lui fosse una sorta di Bernadette o uno dei tre
pastorelli di Fatima. Ma con me riusciva a parlare anche d’altro, oltre a dire
dei suoi incontri segreti – «Ieri è passata la sorella di papa Ratzinger, è
venuta per trovarmi» – e delle sue oscure paure – «Lo vedi quello? Quello
acchiappa i flagellati e li porta a Roma». Era aggiornatissimo perché tra le
eredità di mastro Briscola s’era ritrovato pure un televisore, i cui
telegiornali erano l’unica cosa riuscisse a trattenerlo. Il televisore era
vecchio e non si vedeva quasi più niente, però l’audio era ancora ottimo. La
chiesa e il bugigattolo, che erano tutto il suo percorso, si trovavano entrambi
proprio a pochi passi da casa mia – e così era inevitabile incontrarlo a ogni
occasione. M’intratteneva con le sue teorie sulla sovrappopolazione («Bisogna
andarcene tutti in Australia, nei deserti tra gli aborigeni, siamo troppi qui
in Europa») o sui buchi neri («C’è come un risucchio, e poi veniamo sputati da
un’altra parte») o sulle questioni del lavoro («Il governo deve dare lavoro ai
giovani, sono loro il futuro») che, come ognuno può capire, mi lasciavano
sempre perplesso sulle sue doti di visionario. Mi rassicurava affinché mi
sentissi sotto la sua protezione – lui “apriva” le persone, che altrimenti
sarebbero rimaste chiuse – e, nel caso, potessi spenderla per una qualche
raccomandazione, e dio solo sa se non ne avessi bisogno in quel periodo.
Infine, mi salutava sempre dopo avermi spillato l’ennesimo euro gridandomi
dietro un «Ti voglio bene, Lanfranco». Anch’io, gli rispondevo. Ed era vero.
Come potevo voler bene a una palma sul corso del paese o all’affanno delle
rondini che ogni anno tornavano per i loro nidi nelle crepe del castello quasi
tutto diroccato, insomma a una consuetudine dello sguardo. Che forse sono poi
le cose cui davvero ci affezioniamo e che ci lasciano smarriti quando tardano o
vengono a mancare.</span><br />
<span class="testo">Per via di questa speciale confidenza non fui del tutto
sorpreso che una mattina mi chiamasse in disparte invitandomi nel suo
bugigattolo. «Vorrei fare un pellegrinaggio», mi disse, e io immaginai che si
trattasse di partecipare a una colletta – stavolta sarebbe stato qualcosa di
più del solito euro – per consentirglielo. «Vorrei andare da padre Annibale di
Francia, a Messina. È potente, padre Annibale».</span><span class="apple-converted-space"> </span><br />
<span class="testo">In verità, a me Annibale di Francia non era mai piaciuto
granché. Benché ci fosse poco da dire sulla sua meritoria opera di accogliere
nella Casa dei poverelli i ragazzi per strada, abbandonati da madri e padri – e
Messina sul finire dell’Ottocento, porto commerciale e città di traffici e di
truppe, ne avesse proprio tanti, di ragazzi per strada –, condannati a crescere
in un destino già segnato, e dare loro un mestiere perché potessero affrontare
la vita con dignità, non mi era mai andato giù quel suo catastrofismo
apocalittico, quella sua profezia di sventura sulla città. Aveva predicato,
padre Annibale di Francia, contro la dissolutezza dei costumi dei suoi
concittadini, massoni e socialisti, fino a pregare perché Dio li punisse come
meritavano. Poi, c’era stato il terremoto del 1908, uno dei più devastanti che
la storia abbia registrato. Non restò in piedi quasi più nulla della città.
Tranne <st1:personname productid="la Casa" w:st="on">la Casa</st1:personname>
dei poverelli di padre Annibale. E questo, dissero tutti, era proprio un segno
divino. A me, questo dio della vendetta in bocca a un cristiano non è mai
andato giù. Tanto valeva allora tenermi il dio del Vecchio Testamento, iroso e
bizzarro.</span><br />
<span class="testo">Una disputa teologica era fuori luogo, con Gennarino. Non
avrei potuto competere con la sua fede. Mi preoccupai, invece, perché questo
suo desiderio potesse implicare una sua virata visionaria verso le sciagure,
verso un tono di predicazione che lo avrebbe trasformato più in un profeta
agitatore da strada – qualcuno che magari sarebbe piaciuto a Flannery O’Connor
– che in un quieto santo di paese. Quando si attaccano i costumi degli uomini
si predica sempre su una cassetta di birra in un vicolo di malevolenza.</span><span class="apple-converted-space"> </span><br />
<span class="testo">La sua richiesta, però, era più semplice. Voleva solo andare
in treno. «Non sono mai andato in treno», disse. E benché sembrasse
incredibile, a pensarci bene Gennarino non si era mai mosso dal paese. Certo,
noi abbiamo una stazione, o meglio: noi abbiamo ancora dei binari e avevamo una
stazione. Di quelle piccole, linde e tinteggiate di bianco, con le aiuole dei
fiori, dove abitava tutta la famiglia del capostazione sopra la biglietteria. E
d’inverno la mattina presto era piena di pendolari, che con i treni regionali
andavano al lavoro e a scuola nei paesi vicini o arrivavano portando il sale di
contrabbando e le ceste e altre merci da vendere al mercato, e d’estate
venivano le famiglie per i bagni, con i salvagente e le pagnotte e i fiaschi di
vino. E la notte ci passava l’espresso per Torino, senza cuccette ma potevi
allungare i sedili o sdraiarti se trovavi posto che però lo si prendeva pure
per andare a Roma che ci arrivava alle sei e zerotre in punto ed era buono se
qualche parente era in ospedale oppure ci faceva il militare e volevi andare a
trovarlo e portargli un po’ di conforto. Con le salsicce. C’erano famiglie
intere di ferrovieri, e il padre e il figlio e lo zio e il cugino, che
abitavano tutti in uno stesso quartiere e si davano un tono d’importanza e
misterioso, che sapevano cose inimmaginabili per noi comuni mortali, orari
precisi di passaggio e come si manovravano gli scambi e il significato delle
campanelle, e delle leve e delle lucine sui quadri di comando. Poi, lentamente
ma inesorabilmente la stazione era stata dismessa, prima la biglietteria, poi
il capostazione, poi la linea che i treni passavano da un’altra parte, e sui
binari ci crescevano ormai le erbacce e a noi era rimasto un display su un muro
dove, da alcune crepe, ogni anno le piante di cappero gettavano fiori splendidi
e ci si andava ora per quello, a guardare i capperi, mica il display.</span><span class="apple-converted-space"> </span><br />
<span class="testo">Avevamo finito, in paese, per dividere il tempo storico che
ci apparteneva in: «Quando c’era la stazione» e «Da quando non c’è più la
stazione», ogni territorio in fondo si arrangia con il suo post-qualcosa.
Gennarino era della generazione «Da quando non c’è più la stazione». Forse si
era spostato in automobile, e forse aveva preso qualche pullman, per le sue
visite e i suoi controlli. Però, in treno, no, non era mai stato. «Così, prendo
pure la nave. Non sono mai andato su una nave. E su un treno nella pancia della
nave. Come Giona, saremo risputati fuori dal ventre della balena», mi disse. In
qualche modo, mi sentii scelto per questa sua impresa, e considerai secondario
che ci fosse una ragionevolezza, e nulla di speciale, nell’averlo chiesto
proprio a me in quanto io a Messina ci sono nato e sarei stato la guida giusta.
Era un’elezione, la mia. E sarei stato testimone di questo suo pellegrinaggio.
Della scoperta del treno. E della nave, dentro la cui pancia avremmo
attraversato il mare.</span><br />
<span class="testo">Accettai la proposta di Gennarino, lasciando perplessa mia moglie,
e fissammo un giorno della settimana successiva per il nostro viaggio. C’era
ormai solo un treno che si fermava alla nostra stazione: un regionale da Paola
delle sei e cinquantotto. Ci avrebbe portato fino a Rosarno, solo quattro
minuti, fine corsa, e poi da lì ne avremmo preso un altro fino a Villa San
Giovanni, e poi il traghetto per <st1:personname productid="la Sicilia" w:st="on">la
Sicilia</st1:personname>, Messina.</span><br />
<span class="testo">I giorni che precedettero il nostro viaggio si trasformarono
in un tormento. Gennarino era talmente felice che non si tratteneva dal
raccontare a tutti della prossima partenza. E del fatto che io avessi deciso di
accompagnarlo, il che se per un verso tranquillizzava i compaesani su
Gennarino, che non si era mai mosso e aveva qualcuno che poteva badargli, per
un altro li inquietava su me medesimo. «Come ti è saltato in mente di fare sta
cosa?», mi chiedevano. «Non ti sarai ammattito anche tu?», m’interrogavano.
«Cristo santo, un pellegrinaggio da Annibale di Francia: tutto mi sarei
aspettato meno che diventassi un fondamentalista cristiano», m’intimavano.
All’inizio, provavo a spiegare, poi le mie difese si affievolirono, e infine
non me ne importò più nulla: che pensassero quel che volevano. Una mia cognata,
donna pratica, che organizza viaggi di fedeli verso le classiche mete – San
Giovanni Rotondo per padre Pio, Assisi per san Francesco, Cascia per santa Rita
– mi chiamò per chiedermi di prendere in considerazione l’opportunità di fare
un pullman – «Una quarantina di posti, non di più, partenza alle cinque ritorno
l’indomani alle venti, con mezza pensione in albergo, e arriviamo fino alla
Madonna di Tindari o passiamo dall’Ecce homo di Calvaruso. Ci metto tre giorni
a prepararlo. Ovviamente per voi il viaggio è gratis, e magari ti esce una
carta da cento». Declinai, cortesemente. Per soprammercato, a Gennarino era
comparsa un’altra stimmata, o almeno così lui sosteneva, che aveva la forma di
un pesce – «È un segno», andava ripetendo – che oltre a ricordare i primordi di
una comunità evangelica andava interpretato come un destino verso il mare.</span><br />
<span class="testo">La partenza, che avevo immaginato e avrei preferito di
soppiatto, si trasformò così in una processione. Alle sei e quindici, alla
colonnina di benzina da dove parte la scorciatoia che porta giù verso la
stazione si presentarono tutti gli ubriaconi e gli sfaccendati del paese, manco
si fossero passati la voce. C’erano pure i manovali polacchi e rumeni che
cercano la giornata, se devi buttare una soletta o sistemare un muretto,
insieme a qualche paesano per i lavori di campagna, quando le olive, quando le
arance, che la mattina stanno sempre lì. E donna Melina, la signora Gianna,
Concetta, un’altra mia cognata, e altre tre quattro donne che snocciolano il
rosario tutte le sante mattine e tutte le sante sere. Gennarino era trasandato
come al solito, ma una qualche luce doveva ispirarlo. Sembrava lo stesso,
eppure diverso. Sul brusio generale, gridò: «Andiamo». E come per incanto tutti
quegli uomini e quelle donne si zittirono e iniziarono a seguirlo. Tutti giù
per la scarpata, verso la stazione, con i cani di Gennarino che facevano avanti
e indietro lungo la fila, come a controllare il gregge, che restasse unito, lui
davanti e io che gli correvo dietro a dirgli – «Non ci vengo, Gennarino, con
tutti sti matti, non ci vengo. Sarò sepolto dal ridicolo per il resto della mia
vita. Era una cosa nostra, mia e tua, basta». «Abbi fede, sono tutti aperti»,
mi disse. E io non sapevo se era una profezia delle sue o un pensiero del
momento. Non sapevo cosa fare, avevo promesso. In più, ci si mise pure donna
Melina, che al mulino – a quel che resta di uno dei vecchi mulini che si
trovano lungo il percorso – iniziò a intonare una litania, con le altre beghine
che rispondevano e i cani che iniziarono a ululare. Oh Gesù. Sembravamo un
mucchio di pezzenti verso Gerusalemme. Chissà, forse andavano proprio così le
cose. Fu il pensiero di questa dimensione storica a tranquillizzarmi: si sa,
basta poco agli uomini di ragione come me per stare tranquilli e accettare
l’inverosimile, uno scenario, una cornice, un qualche rimando lontano. Andiamo,
mi dissi.</span><br />
<span class="testo">Alle sei e quarantadue eravamo alla stazione. Qualcuno lo
avevamo perso per strada, qualcuno doveva essere andato in campagna a
raccogliere borraggine e cicoria, eravamo rimasti una dozzina, escluso i cani.
La litania continuava, come un rumore di sottofondo. Gennarino alzò le mani
congiunte al cielo, e non disse nulla. Restò così una decina di minuti, in un
silenzio intorno che manco i passeri si sentivano e le allodole sulle palme. Le
bestie, si sa. Ci sorprese la campanella, che annunciava l’arrivo del
regionale. Quando la littorina – era solo un vagone – arrivò e il controllore
scese un attimo, ci trovò così. Io mi ero messo un po’ in disparte, come se non
avessi nulla a che fare con quella masnada, ma lui guardava me, dritto negli
occhi, cercando una risposta che non arrivò, feci spallucce e girai lo sguardo
da un’altra parte. Si tradisce pure così, per un nonnulla.</span><br />
<span class="testo">Poi, Gennarino parlò alla folla: «Andate ora». E quelli, come
per incanto, se ne andarono, riprendendo la scorciatoia, sempre mormorando una
litania, e sempre con i cani dietro, a controllare il gregge, dopo che si erano
messi a ululare al treno quando aveva preso a muoversi, come per un saluto.</span><br />
<span class="testo">Fino a Rosarno, solo quattro minuti, Gennarino non disse
nulla, era tutto assorto. Fine corsa, scendiamo e aspettiamo il Tamburello
delle sette e dodici che ci porterà a Villa. Puntuale, il treno era affollato,
ragazzi che forse studiavano o forse lavoravano da qualche parte per quattro
soldi, donne verso un qualche impiego o una qualche pratica da sbrigare,
zingari con gli zaini zeppi di cose superflue, accendini per cucina, molle
colorate, acchiappamosche, e bengalesi con le loro tavole di ambulanti, e
africani con tovaglie e strofinacci e copridivani e federe per cuscini.</span><span class="apple-converted-space"> </span><br />
<span class="testo">Gennarino si trasformò. Voleva dire una parola a tutti e si
muoveva freneticamente nel corridoio. Raccontava del suo pellegrinaggio «Vado
da Annibale di Francia». Magari fu quel nome, non so, certo è che i
nordafricani stavano a sentirlo. «Annibale, sicuro», gli dicevano loro, «grande
uomo. Saluta lui per noi». Gennarino era raggiante. Si voltava verso di me,
perché fossi testimone, perché potessi raccontare quello che vedevo.
Incoraggiato, cominciò a dire delle sue stimmate, e mostrava loro le mani, poi
iniziò a far vedere le ginocchia, poi si calò i pantaloni, poi tirò su la
maglietta perché vedessero anche l’ultima, il pesce. Non so bene cosa capissero
i nordafricani, fatto sta che anche loro iniziarono a spogliarsi, chi a
mostrare la schiena, chi la pancia, e là si vedevano le loro stimmate: dovevano
essere stati colpi di frusta o bruciature o ferite di qualcosa, ma quasi tutti
avevano cicatrici orribili sul corpo. Gennarino le toccava, seguiva con il dito
ogni percorso, come riuscisse a intravedere un disegno, una trama. E forse era
così. Ammutolii, commosso. Mi sembrò di assistere a un miracolo, o a qualcosa
di simile, anche se non capivo bene di cosa si trattasse, che magari sono così
i miracoli, bizzarri e improvvisi, che capitano dove meno te lo aspetti, il
vagone di un treno.</span><br />
<span class="testo">Il vagone era diventato ormai un circo, e a ogni fermata
salivano altri zingari, altre cianfrusaglie, altri studenti, altre donne che
andavano a sbrigare una pratica o al loro lavoro, e altri nordafricani che dopo
uno scambio di battute ci mettevano un attimo a tirare su le loro magliette e a
mostrare altre cicatrici, altre stimmate. E Gennarino subito lì, a toccare, a
riconoscere un segno. All’inizio i più silenziosi erano i bengalesi – gli
zingari si facevano i fatti loro come se ne avessero viste troppe per
impressionarsi di sta roba qui – poi visto l’andazzo anche loro tiravano giù i
pantaloni o si toglievano le scarpe. Arrivammo così a Villa. E io sospirai di
sollievo, scendendo. Quelli che non scesero con noi e proseguivano verso Reggio
si affacciarono tutti dai finestrini: «Annibale, Insciallah», gridarono. «Vedi,
mi disse Gennarino, è proprio un santo potente, lo conoscono in tutto il
mondo». Come dubitarne. Ormai mi aspettavo sbucassero all’improvviso gli
elefanti di Cartagine.</span><br />
<span class="testo">La nave era pronta, e partimmo quasi subito, come avesse
aspettato noi, il treno lo aveva già caricato. Arrivati a Messina, pensai di
muoverci di buona lena verso la sua meta. D’altronde lui non aveva occhi per
vetrine, fossero di pasticceria o di vestiti, ci fossero focacce e arancini in
bella mostra o l’elaborata frutta di martorana. A lui interessava solo
Annibale. E là ci dirigemmo. Dove c’era <st1:personname productid="la Casa" w:st="on">la Casa</st1:personname> dei poverelli di Annibale di Francia nel
tempo s’è costruita una gran chiesa con dentro una statua del prete santo. Gennarino
era rapito. A modo suo. Si gettò ai piedi della statua, poi la abbracciò, e
iniziò a parlargli come fossero amiconi che si conoscevano da una vita, magari
avevano fatto il seminario insieme e presi gli ordini, si erano persi di vista
e ora si ritrovavano. Non c’era segno di riverenza in Gennarino, loro due erano
di un’altra pasta. D’un tratto, cominciò a spogliarsi per mostrare al santo le
stimmate e ci volle tutta la pazienza e la fermezza di una suora del divino
zelo per farlo rivestire. Cercò di rassicurarlo dicendo che il santo sapeva, di
stare tranquillo. Gennarino però non si calmava, voleva raccontare al santo di
tutti quegli altri con le stimmate che aveva incontrato sul treno, che ci
pensasse lui a proteggerli, che intercedesse - «È importante questa cosa, ci
pensi tu – gli diceva – mi raccomando». Come al solito mescolava frasi sensate,
come questa, con quegli altri pensieri sconnessi che gli arrivavano da chissà
dove. «Mi raccomando, sennò dobbiamo andarcene tutti in Australia, che siamo troppi
qui. E ci sono i buchi neri che ti risucchiano e ti sputano di là. E bisogna
dare lavoro ai giovani, che sono loro il futuro, il governo che fa?» Eravamo
proprio nel delirio.</span><br />
<span class="testo">Cercai con voce suadente di convincerlo a venir via, che
spostarlo non era facile, grosso com’era, che neppure tre suore del divino
zelo, benché ben piantate, riuscirono a smuoverlo di un millimetro. Poi si
chetò. Salutò tutti e ci avviammo verso l’uscita. Di botto si girò di nuovo
verso la statua gridando: «Annibale, Insciallah». Era troppo. Lo strattonai.</span><br />
<span class="testo">Lo rimbrottavo, mentre tornavamo verso <st1:personname productid="la Marittima" w:st="on">la Marittima</st1:personname> a riprendere
la nave e tornarcene in Calabria. Lui proprio non mi sentiva, assorto in chi sa
quale pensiero, con l’aria soddisfatta, sazia. Non volle neppure mangiare una
cosa in una rosticceria. Io però ne approfittai per prendere un arancino e un
pezzo di focaccia, che mi mancavano. Lui invece tirò fuori da una tasca del
giubbotto un pezzo di pane tozzolo, di quelle forme che si passano due volte al
forno e diventa duro come biscotto e friabile. Si mise a rosicchiarlo davanti
alla rosticceria, e in due minuti era circondato di cani. Che quelli, si sa,
hanno un istinto speciale per odorare la santità. O forse avevano solo fame.
Lanciò loro quel pezzo di pane, ma ne tirò fuori dalla tasca ancora, per
lanciarlo, e ancora, e ancora e ancora, quasi ci tenesse un sacco pieno in
quella tasca. Ormai, non mi meravigliavo più di niente.</span><br />
<span class="testo">Con questa nuova muta di cani dietro – io pregavo intanto di
non incontrare nessuno che mi conoscesse, un vecchio amico, un parente –
arrivammo alla Stazione marittima. Forse era il caso di lasciarli lì quei cani,
di parlarci e fare capire che non potevano venire con noi.</span><br />
<span class="testo">«Gliel’hai detto?», chiesi a Gennarino.</span><br />
<span class="testo">«Cosa?».</span><br />
<span class="testo">«Che non possono salire con noi sulla nave. Devi
spiegarglielo. Devono restare qua», gli dissi.</span><br />
<span class="testo">«Ma io non vengo».</span><br />
<span class="testo">«Come, non vieni?», cominciai a preoccuparmi. Cosa avrei
detto al paese? Mi avrebbero tacciato di irresponsabilità. Non era cosa.</span><br />
<span class="testo">«È bello il ponte», mi disse.</span><br />
<span class="testo">«Che ponte, scusa? Non lo faranno mai il ponte. È da quando
sono nato che sento parlare del ponte. E non so neppure se mi dispiaccia che
non lo facciano mai».</span><br />
<span class="testo">«Ci passano i treni, e le automobili e i camion. E le
persone. Sopra le acque». Guardava quel tratto di mare come ci fosse davvero il
ponte, come solo lui lo vedesse. Era come i buchi neri e l’Australia e il
lavoro per i giovani, non volevo mettermi a discutere di idiozie.</span><br />
<span class="testo">«Vai», mi disse. «Devi tornare, tua moglie ti aspetta».</span><br />
<span class="testo">«E tu, Gennarino, che fai?».</span><br />
<span class="testo">«Mi ha stancato il treno. Mi è bastato. Io vengo a piedi».</span><br />
<span class="testo">«A piedi?».</span><br />
<span class="testo">«Sulle acque. Camminando. Il ponte. Posso farcela. Tu vai».</span><br />
<span class="testo">Con un peso nel cuore, pensai che non potevo battermi contro
la sua volontà. Avrei dovuto chiamare qualcuno, la polizia, il pronto soccorso.
E forse per Gennarino sarebbe cominciato un altro calvario, ospedali, carceri,
medicine forti per stroncare un cavallo. Era giusto lasciarlo al suo destino.
Dio avrebbe provveduto per lui. La carità degli uomini avrebbe provveduto a lui.
I cani avrebbero pensato a lui. Mi volle abbracciare. Mi allontanai ancora
perplesso, facendogli gesti di saluto. A un certo punto mi gridò: «Annibale,
Insciallah». Risposi: «Annibale, Insciallah». «Ti voglio bene, Lanfranco».
«Anch’io».</span><br />
<span class="testo">Il viaggio di ritorno fu tristissimo e sembrava non finire
mai. Mi chiedevo come avrei giustificato l’assenza di Gennarino, cosa avrei
detto, cosa avrei mai potuto dire. Invece, nessuno mi chiese nulla. Neanche don
Guido. Anzi, lui fu l’unico a parlarmene un giorno, come leggesse nei miei
pensieri, nei miei tormenti: «È andato al suo destino, stai tranquillo». Ma io,
tranquillo proprio non ci sono rimasto.</span><span class="apple-converted-space"> </span><br />
<span class="testo">Scendo alla stazione ogni tanto, di pomeriggio tardi, dopo il
tramonto. Si vedono le Eolie, sul filo dell’orizzonte, e è uno spettacolo
sempre nuovo. Sto lì a aspettare. Magari, mi dico, prima o poi ritorna. E se
ritorna, è con il treno che torna. Quando ritorneranno i treni. Ci rimango
un’ora o due. Ci sono i passeri e le allodole e le tortore. E c’è una gran
pace. Quasi sempre sono da solo.</span><br />
<span class="testo">Negli ultimi tempi arrivano dei cani. I bastardi del paese,
bestiacce inguardabili per la loro bruttezza e magrezza. Si accucciano vicino e
non fanno nulla. Ho preso l’abitudine di portarmi dietro del pane tozzolo e
ogni tanto gliene lancio un pezzo. Certe volte sembra non finire mai.</span><br />
<span class="testo">Se passate da queste parti, venite a trovarmi alla stazione.
Un tempo c’erano le aiuole dei fiori, e ci dormiva il capostazione con tutta la
famiglia. Ora è abbandonata e va cadendo a pezzi. Ho deciso che la prossima
estate la ritinteggio.</span><br />
<span class="testo">Ci vorrà del tempo. E quando Gennarino torna – quando i treni
torneranno a passare da qui –, la troverà splendente.</span><br />
<br />
<span class="testo">[da</span><span class="apple-converted-space"> </span><span class="testo"><i>Storie di martiri, ruffiani e giocatori</i>, a cura di Vicolo
Cannery, ed. CARATTERIMOBILI]</span></span>baldohttp://www.blogger.com/profile/17797248550289963811noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6166019411713643923.post-30549086403335934362012-08-23T04:10:00.000-07:002012-08-23T04:10:05.665-07:00the man i love - wiera gran<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/fU0d5iJXUFM?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<br />
<br />
<b> <span style="color: red;"> niente di facile per lei e Billie Holiday</span></b>baldohttp://www.blogger.com/profile/17797248550289963811noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6166019411713643923.post-30689696895328041202012-08-21T01:53:00.000-07:002012-08-21T01:53:04.392-07:00fate schifo e vi paghiamo pure<br />
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red; font-size: 14.0pt;">Non dormirete, malvagi della spada<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red; font-size: 14.0pt;">Corvi notturni dalle unghie sanguinose<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red; font-size: 14.0pt;">Tristi codardi delle ombre tristi<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red; font-size: 14.0pt;">Violatori di morte<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red; font-size: 14.0pt;">Non dormirete.<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red; font-size: 14.0pt;">Il suo nobile canto, la sua passione aperta<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red; font-size: 14.0pt;">La sua statura più alta delle vette<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red; font-size: 14.0pt;">Con il libero canto del suo popolo<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red; font-size: 14.0pt;">Vi affogheranno, un giorno.<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red; font-size: 14.0pt;">Non dormirete.<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red; font-size: 14.0pt;">Venite a vedere la sua casa assassinata<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red; font-size: 14.0pt;">La miseria fecale del vostro odio<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red; font-size: 14.0pt;">Il suo cuore immenso, calpestato<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red; font-size: 14.0pt;">La sua mano pura, ferita<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red; font-size: 14.0pt;">Non dormirete.<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red; font-size: 14.0pt;">Non dormirete perché nessuno dorme<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red; font-size: 14.0pt;">Non dormirete perché la sua luce vi acceca<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red; font-size: 14.0pt;">Non dormirete perché solo la morte è la
vostra vittoria<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red; font-size: 14.0pt;">Non dormirete mai perché siete già morti.<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="color: green;">Rafael Alberti: a Pablo Neruda trad Ignazio Delogu<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: blue;">Dedicata a:<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: blue;">napolitano giorgio<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: blue;">monti mario<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: blue;">passera corrado<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: blue;">scalfari eugenio<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: blue;">berlusconi silvio<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: blue;">dell’utri marcello<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: blue;">violante luciano<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: blue;">macaluso emanuele<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: blue;">tremonti giulio<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: blue;">santanchè daniela<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: blue;">gasparri maurizio<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: blue;">bersani luigi<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: blue;">dalema massimo<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: blue;">formigoni roberto<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: blue;">riva emilio e famiglia<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: blue;">fornero elsa<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: blue;">clini corrado<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: blue;">calderoli roberto<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: blue;">papa ratzinger e tutta la malacarne vaticana<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: blue;">i macellai della diaz<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: blue;">gli uomini che ammazzano donne e bambini<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: blue;">gli indifferenti<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: blue;">“quelli che ti spiegano le tue idee senza fartele capire”
(beppe viola,enzo jannacci: quelli che)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: blue;">tutti quelli che in questa lista ancora mancano………..<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
baldohttp://www.blogger.com/profile/17797248550289963811noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6166019411713643923.post-68395469878979707512012-08-07T01:03:00.000-07:002012-08-07T01:03:13.799-07:00a favore di roberto scarpinato<br />
<div style="line-height: 15.0pt; margin-bottom: 15.0pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; vertical-align: baseline;">
<b><span style="color: blue; font-family: inherit;">L’appello<o:p></o:p></span></b></div>
<div style="font-style: inherit; line-height: 15pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; vertical-align: baseline;">
<b><span style="color: red; font-family: inherit;">Chi ha memoria storica e
consapevolezza culturale sa che la storia del nostro paese è anche la storia di
poteri criminali che ne hanno condizionato lo sviluppo sociale, politico ed
economico.<o:p></o:p></span></b></div>
<div style="font-style: inherit; line-height: 15pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; vertical-align: baseline;">
<b><span style="color: red; font-family: inherit;">Chi ha una coscienza morale
e professionale e il coraggio di non rassegnarsi a quello che è accaduto ed
accade nel nostro Paese, ha il dovere civico di associare il proprio impegno
professionale e culturale alla difesa intransigente dei valori costituzionali e
di opporsi al rischio di un progressivo svuotamento dello statuto della
cittadinanza che, lasciando spazio al crescere di una rassegnata cultura della
sudditanza, determina il degrado del vivere comune a causa del proliferare di
sopraffazioni, arroganze e cortigianerie interessate.<o:p></o:p></span></b></div>
<div style="font-style: inherit; line-height: 15pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; vertical-align: baseline;">
<b><span style="color: red; font-family: inherit;">Chi, oltre a possedere
quella coscienza e quel coraggio, può spendere la credibilità di una vita
passata a combattere i poteri criminali, ha il dovere e il diritto di marcare
la differenza tra l’agire autenticamente democratico e quello di chi si adatta
alle situazioni e preferisce il vivere mediocre che supporta e stabilizza le
ingiustizie e le mistificazioni.<o:p></o:p></span></b></div>
<div style="font-style: inherit; line-height: 15pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; vertical-align: baseline;">
<b><span style="color: red; font-family: inherit;">E’ il dovere della verità e
della conoscenza ciò che qualifica la statura etica della persona, qualunque
sia la sede o il contesto in cui si concretizza la sua esistenza.<o:p></o:p></span></b></div>
<div style="font-style: inherit; line-height: 15pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; vertical-align: baseline;">
<b><span style="color: red; font-family: inherit;">La verità e la giustizia
insite nella coscienza, nel coraggio, nell’impegno di ogni cittadino non
possono essere fonte di equivoci o divenire espressione di un sapere egoistico
in quanto socialmente limitato. Esse devono, invece, manifestare il pregio
della chiarezza, della trasparenza, del riconoscimento, anche ricordando quanto
la fatica giurisdizionale ha accertato nell’interesse primario del sapere
collettivo.<o:p></o:p></span></b></div>
<div style="font-style: inherit; line-height: 15pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; vertical-align: baseline;">
<b><span style="color: red; font-family: inherit;">Il 19 luglio 2012 Roberto
Scarpinato ci ha ricordato la coscienza, il coraggio, l’impegno per la
giustizia e la verità di Paolo Borsellino, il quale, esponendosi in prima
persona, denunziò pubblicamente più volte come per mobilitare tutte le migliori
risorse della società civile nel contrasto alla mafia, fosse indispensabile
ripristinare la credibilità dello Stato minata da quanti, pur ricoprendo
cariche pubbliche, conducevano tuttavia vite improntate a quello che egli
definì il “puzzo del compromesso morale che si contrappone al fresco profumo della
libertà”.<o:p></o:p></span></b></div>
<div style="font-style: inherit; line-height: 15pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; vertical-align: baseline;">
<b><span style="color: red; font-family: inherit;">A venti anni dalla strage
di via D’Amelio restano, purtroppo, attuali le sofferte parole che Paolo
Borsellino, esempio illuminante di uomo di Stato, dedicò a questo tema e
ricordate da Roberto Scarpinato: “Lo Stato non si presenta con la faccia pulita
.. Che cosa si è fatto per dare allo Stato.. una immagine credibile?…. La vera
soluzione sta nell’invocare, nel lavorare affinché lo Stato diventi più
credibile, perché noi ci dobbiamo identificare di più in queste istituzioni“.
“No, io non mi sento protetto dallo Stato perché quando la lotta alla mafia
viene delegata solo alla magistratura e alle Forze dell’Ordine, non si incide
sulle cause di questo fenomeno criminale”.<o:p></o:p></span></b></div>
<div style="font-style: inherit; line-height: 15pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; vertical-align: baseline;">
<b><span style="color: red; font-family: inherit;">Lo scritto di Roberto
Scarpinato, nella forma di una lettera ideale, così come gli era stato
richiesto dai familiari di Borsellino, è stato un omaggio alla verità ed alla
giustizia, un ringraziamento a Paolo Borsellino, un corrispondere a un debito
di riconoscenza che mai salderemo del tutto.<o:p></o:p></span></b></div>
<div style="font-style: inherit; line-height: 15pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; vertical-align: baseline;">
<b><span style="color: red; font-family: inherit;">E’ stato l’espressione
concreta del dover essere al servizio della comunità attraverso una
partecipazione “alta” alla vita della “polis”, finalizzata alla consapevolezza
e alla responsabilizzazione critica di ogni cittadino.<o:p></o:p></span></b></div>
<div style="font-style: inherit; line-height: 15pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; vertical-align: baseline;">
<b><span style="color: red; font-family: inherit;">Le parole di Roberto
Scarpinato, nell’esaltare la cultura delle Istituzioni, sono state anche
esempio di adeguatezza comunicativa: hanno assolto al dovere di comprensibilità
verso chi ha meno presidi culturali, senza abbassare il sentimento di autentica
giustizia, che troppo volte viene eluso preferendo la comodità del linguaggio
autoreferenziale dei pochi, insensibile al desiderio di conoscere e di crescere
culturalmente dei molti.<o:p></o:p></span></b></div>
<div style="font-style: inherit; line-height: 15pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; vertical-align: baseline;">
<b><span style="color: red; font-family: inherit;">Il suo discorso non ha
seguito la celebrazione del “mito” di Paolo Borsellino, tranquillizzante nella
sua fissità sterile, ma ha voluto indicare l’Uomo e il Magistrato come
suscitatore di coscienze profonde che avvertono l’ineludibile necessità di
pensare e di agire nella prospettiva di un positivo cambiamento comune.<o:p></o:p></span></b></div>
<div style="font-style: inherit; line-height: 15pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; vertical-align: baseline;">
<b><span style="color: red; font-family: inherit;">Abbiamo appreso dalla
stampa che, a seguito della lettera dedicata da Roberto Scarpinato a Paolo
Borsellino, è stata aperta presso <st1:personname productid="la Prima Commissione" w:st="on">la Prima Commissione</st1:personname>
del CSM una pratica per il suo trasferimento di ufficio e che la richiesta di
apertura della pratica è stata trasmessa dal Comitato di presidenza del CSM
alla Procura generale presso <st1:personname productid="la Corte" w:st="on">la
Corte</st1:personname> di Cassazione per eventuali iniziative disciplinari.<o:p></o:p></span></b></div>
<div style="font-style: inherit; line-height: 15pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; vertical-align: baseline;">
<b><span style="color: red; font-family: inherit;">L’Associazione Nazionale
Magistrati, il 26 luglio <st1:metricconverter productid="2012, ha" w:st="on">2012,
ha</st1:metricconverter> espresso sorpresa e preoccupazione per tale
iniziativa ritenendo che quel discorso non possa essere inteso che come
“manifestazione di libero pensiero, quale giusto richiamo, senza riferimenti
specifici, nel ricordo delle idee e delle stesse parole di Paolo Borsellino,
alla coerenza di comportamenti ed al rifiuto di ogni compromesso, soprattutto
da parte di chi ricopre cariche istituzionali”.<o:p></o:p></span></b></div>
<div style="font-style: inherit; line-height: 15pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; vertical-align: baseline;">
<b><span style="color: red; font-family: inherit;">Il discorso di Roberto
Scarpinato, a nostro parere, merita di essere diffuso, nelle istituzioni e
nelle scuole, tra i concittadini onesti ed impegnati. A titolo di merito per
chi ha ricordato un pezzo della nostra storia con la credibilità del proprio
passato. Come monito alle tante persone che si stanno formando una coscienza
civile o a quelle che possono cedere alla tentazione della disillusione, e come
esortazione a tener sempre un comportamento esemplare e onesto nell’interesse
Stato democratico e costituzionale.<o:p></o:p></span></b></div>
<div style="font-style: inherit; line-height: 15pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; vertical-align: baseline;">
<b><span style="color: red; font-family: inherit;">Non si tratta di discutere
solo della possibilità di un magistrato (dell’autorevolezza di Roberto
Scarpinato) di esprimere le proprie opinioni con la ponderazione e lo scrupolo
che derivano dalla delicata funzione svolta, ma anche di assicurare alla
collettività italiana il congruo bagaglio cognitivo ed etico.<o:p></o:p></span></b></div>
<div style="font-style: inherit; line-height: 15pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; vertical-align: baseline;">
<b><span style="color: red; font-family: inherit;">C’è necessità di parlare
con quella che i greci chiamarono “parresia”, ovvero con la libertà e il dovere
morale di chi non teme di urtare la suscettibilità di alcuno perché non prevede
di aver benefici o debiti nei confronti del Potere.<o:p></o:p></span></b></div>
<div style="font-style: inherit; line-height: 15pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; vertical-align: baseline;">
<b><span style="color: red; font-family: inherit;">Per questi motivi facciamo
nostre le nobilissime parole della lettera di Roberto Scarpinato a Paolo
Borsellino.<o:p></o:p></span></b></div>
<div style="line-height: 15.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div style="line-height: 15.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div style="line-height: 15.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;">
<b><span style="color: red; font-family: inherit;">A cura di </span></b><b><span style="color: blue; font-family: inherit;">Liana Milella<o:p></o:p></span></b></div>
<div style="line-height: 15.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div style="line-height: 15.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;">
<br /></div>baldohttp://www.blogger.com/profile/17797248550289963811noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6166019411713643923.post-89997467510950355602012-08-07T00:53:00.000-07:002012-08-07T00:53:22.313-07:00lettera di roberto scarpinato a paolo borsellino 19 luglio 2012<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/TQ46On97NOo?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<br />baldohttp://www.blogger.com/profile/17797248550289963811noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6166019411713643923.post-66866329247904650852012-08-06T02:17:00.000-07:002012-08-06T02:17:02.761-07:00Io, Saly Diarra sassarese col Senegal nel cuore<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;">
<img height="208" src="http://lanuovasardegna.gelocal.it/polopoly_fs/1.3611523.1331951260!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/landscape_250/image.jpg" width="400" />
</div>
<br />
<br />
<br />
<h1 style="line-height: 22.5pt; margin-bottom: 3.75pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: Arial; font-size: 22.5pt; letter-spacing: -0.6pt;"> </span></h1>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 36.0pt; text-indent: -18.0pt; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: Symbol; font-size: 10.0pt; mso-bidi-font-family: Symbol; mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: Symbol;">·<span style="font-family: 'Times New Roman'; font-size: 7pt;"> </span></span></div>
<div>
<span style="color: #4d4d4d; font-family: arial; font-size: xx-small;"><br /></span></div>
<div>
<span style="color: #4d4d4d; font-family: arial; font-size: xx-small;"><br /></span></div>
<div>
<span style="color: #4d4d4d; font-family: arial; font-size: xx-small;"><br /></span>
<div class="MsoNormal" style="vertical-align: baseline;">
<span class="author"><b><i><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;"><span style="outline: 0px;"><span style="color: red;">di</span><span style="color: lime;">
Giovanna Peru</span></span></span></i></b></span></div>
<div style="background-position: initial initial; background-repeat: repeat; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-line-height-alt: 8.25pt; outline: 0px; vertical-align: baseline;">
<b><span style="color: white;">L’attrice senegalese Saly Diarra in una scena del film di
Salvatore Mereu «Tajabone»<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="vertical-align: baseline;">
<b><span style="color: red;"> «Quando Mereu mi ha telefonato per dirmi:
«Andiamo a Venezia» ho provato una grande emozione. Cavolo ho pensato! Mi sono
sentita importante come una vera attrice. Quando poi al Lido in albergo mi
hanno assegnato una stanza tutta per me, bè allora mi sono sentita proprio una
diva. E' stata un'esperienza davvero entusiasmante. Lei è Saly Diarra una
bella signora senegalese di origine e sassarese di adozione. Qui Sali è
arrivata nel 1993, qui si è sposata e ha avuti i suoi due figli di 16 e 15 anni
nati dal marito, ora ex, che l'ha portata qui dal suo amato Senegal dove si
erano conosciuti qualche anno prima. Qui ha studiato e grazie ai corsi delle
150 ore ha preso la terza media. Lei è autrice e interprete della canzone
«Donne» che farà da colonna sonora al video che stasera sarà proiettato in
piazza Castello in occasione della manifestazione voluta dall'associazione
femminile: «Se non ora quando» e che a cinque mesi dalla prima manifestazione
col governo ribaltato e un'Italia a gambe per aria si chiamerà: «Se non le
donne chi». L'ha scritto e composto lei, straniera in terra sarda, quello
che sarà l'inno della protesta e della rivendicazione dei diritti delle donne
qui come altrove nelle altre piazze italiane. Lei, donna di colore, madre
e immigrata. Un simbolo della precarietà femminile, un simbolo della
marginalità nella quale è confinata l'altra metà del cielo in Italia. <span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-bidi-font-weight: bold; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">- E' così anche da voi?</span><span class="apple-converted-space"> </span> «In parte sì, anche se anche da
noi molte cose stanno cambiando, la crisi anche in Senegal ha aperto nuove porte,
le donne sono costrette a lavorare, i ruoli sono cambiati. Si sono avvicinati:
non c'è più chi resta a casa coi figli (anche quando le mogli sono più di una»
e chi porta i soldi lavorando fuori. Per forza i ruoli si sono avvicinati, la
vita si deve condividere, fuori e dentro casa». «E poi questa divisione è
destinata a finire: le donne se la sono trovata, costruita nei secoli e ora,
anche se tante cose sono cambiate, resiste quel gradino che le blocca e
impedisce il cammino. Invece la strada va percorsa insieme in casa e nel
lavoro. Non siamo diversi: le capacità sono uguali». <span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-bidi-font-weight: bold; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">- Lei ha due figli un maschio e una
femmina come li educa? </span>«Allo stesso modo, studiano entrambi, fanno
il liceo, classico il maschio e scientifico la femmina (che studia anche chitarra
classica) e a casa fanno le stesse cose, anzi il maschio sa cucinare, è bravo,
mentre la femmina no, è proprio negata». <span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-bidi-font-weight: bold; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">- E
lei come vede il suo futuro? Quali sono le sue aspirazioni? </span>«Spero
sempre che il telefono squilli, che una voce dall'altra parte mi chiami per
affidarmi una parte in qualche film, magari ancora Mereu, ma la mia vera
aspirazione, la mia passione è e resta la musica. La musica è il mio riscatto,
il futuro, la mia vita. Prima avevo paura, avevo molte insicurezze. Cercavo
strumentisti che mi aiutassero nella mia strada, ma era difficile, gli
arrangiamenti sono diversi, la mia musica esula dai canoni classici. Ora ho
capito che posso farcela da sola, posso suonare io gli strumenti che servono.
Io canto. Non ho bisogno degli altri. Ho solo bisogno di studiare, di crescere.
So che ce la farò. <span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-bidi-font-weight: bold; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">- Nostalgia?</span><span class="apple-converted-space"> </span>Bè, sì un po' sì, anche se la mia
vita, e soprattutto quella dei miei figli ora è qui. Ma in Senegal è tutta
un'altra aria, c'è solidarietà, amicizia, fratellanza. Insomma è un'altra vita.<span class="apple-converted-space"> </span><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-bidi-font-weight: bold; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">- E
allora?<span class="apple-converted-space"> </span></span> Allora
niente, spero, una volta in pensione di tornare là. <span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-bidi-font-weight: bold; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">- Intanto?</span><span class="apple-converted-space"> </span>«Intanto suono, canto, studio e faccio
lavoretti che mi aiutano a vivere: faccio massaggi curativi, ho fatto un corso,
sono brava. Sono inserita qui anche se mi sento straniera, sono straniera ma
una straniera di casa. Sono coscente di far parte di due culture e mi dispiace,
mi dispiace davvero di non essere riuscita a insegnare la mia lingua ai miei
figli. Che sì, il francese lo parlano perché lo hanno studiato a scuola, ma non
conoscono la lingua dei miei nonni che erano del Mali e parlavano il Bambarà,
una vera e propria lingua che non sono sono stata in grado di tramandare. No,
non è un rifiuto e che proprio non ci sono riuscita. E' forse una questione
psicologica, tutta mia. Mi dispiace perché quando andranno in Senegal anche
solo in vacanza, almeno a casa mia con la nonna e gli zii (ho sei sorelle e un
fratello) avranno difficoltà. Il Wolof, la lingua nazionale senegalese non è
difficile, lo capiranno, ma il Bambarà no, è un'altra cosa». <span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-bidi-font-weight: bold; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">- Lei donna di colore, immigrata,
separata come si sente in Italia? </span>«Non so, non ci penso, Sono una
persona e basta. Affronto la vita semplicemente giorno per giorno». <span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-bidi-font-weight: bold; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">- Ha una figlia femmina, se potesse
decidere per lei il suo futuro cosa le augurerebbe, un buon matrimonio o un
buon lavoro?<span class="apple-converted-space"> </span></span> «Devo
proprio scegliere? Solo una cosa? Bè allora scelgo il lavoro»<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="vertical-align: baseline;">
<i><span style="color: #666666;">11
dicembre 2011<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal" style="vertical-align: baseline;">
<i><span style="color: #666666;"><br /></span></i></div>
<div class="MsoNormal" style="vertical-align: baseline;">
<i><span style="color: #666666;"><br /></span></i></div>
<br />
<br /><iframe allowtransparency="true" class="twitter-share-button twitter-count-horizontal" frameborder="0" scrolling="no" src="http://platform.twitter.com/widgets/tweet_button.1340179658.html#_=1344242972264&count=horizontal&id=twitter-widget-2&lang=it&original_referer=http%3A%2F%2Flanuovasardegna.gelocal.it%2Fregione%2F2011%2F12%2F11%2Fnews%2Fio-saly-diarra-sassarese-col-senegal-nel-cuore-1.3611526&size=m&text=%C2%ABIo%20Saly%20Diarra%20sassarese%20col%20Senegal%20nel%20cuore%C2%BB&url=http%3A%2F%2Flanuovasardegna.gelocal.it%2Fregione%2F2011%2F12%2F11%2Fnews%2Fio-saly-diarra-sassarese-col-senegal-nel-cuore-1.3611526&via=lanuovasardegna" style="background-image: none; border-bottom-left-radius: 0px; border-bottom-right-radius: 0px; border-style: none; border-top-left-radius: 0px; border-top-right-radius: 0px; color: #4d4d4d; display: block; float: none; font-family: arial; font-size: 10px; height: 20px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline; width: 110px;" title="Twitter Tweet Button">
</iframe><span style="border-bottom-left-radius: 0px; border-bottom-right-radius: 0px; border-top-left-radius: 0px; border-top-right-radius: 0px; display: inline-block; outline: 0px;">
</span><table border="0" cellpadding="0" cellspacing="0" class="MsoNormalTable" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; border-bottom-left-radius: 0px; border-bottom-right-radius: 0px; border-collapse: collapse; border-spacing: 0px; border-top-left-radius: 0px; border-top-right-radius: 0px; float: none; mso-padding-alt: 0cm 0cm 0cm 0cm; outline: 0px; width: 24.0pt;" width="32">
<tbody>
<tr style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; border-bottom-left-radius: 0px; border-bottom-right-radius: 0px; border-top-left-radius: 0px; border-top-right-radius: 0px; float: none; mso-yfti-firstrow: yes; mso-yfti-irow: 0; mso-yfti-lastrow: yes; outline: 0px;">
<td nowrap="" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; border-bottom-left-radius: 0px; border-bottom-right-radius: 0px; border-top-left-radius: 0px; border-top-right-radius: 0px; float: none; outline: 0px; padding: 0cm 0cm 0cm 0cm; width: 8.0pt; zoom: 1;" valign="bottom" width="11">
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
</td>
<td nowrap="" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; border-bottom-left-radius: 0px; border-bottom-right-radius: 0px; border-top-left-radius: 0px; border-top-right-radius: 0px; float: none; outline: 0px; padding: 0cm 0cm 0cm 0cm; width: 8.0pt; zoom: 1;" valign="bottom" width="11">
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
</td>
<td nowrap="" style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; border-bottom-left-radius: 0px; border-bottom-right-radius: 0px; border-top-left-radius: 0px; border-top-right-radius: 0px; float: none; outline: 0px; padding: 0cm 0cm 0cm 0cm; width: 8.0pt; zoom: 1;" valign="bottom" width="11"><span style="color: #4d4d4d; font-family: Arial; font-size: 7.5pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">
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</span>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
</td>
</tr>
</tbody></table>
<br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
</div>baldohttp://www.blogger.com/profile/17797248550289963811noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6166019411713643923.post-85957024692645240642012-08-06T01:44:00.000-07:002012-08-06T01:47:25.853-07:00Ultima Speranza alla fine del mondo.<table border="0" cellpadding="0" class="MsoNormalTable">
<tbody>
<tr>
<td style="padding: 0cm 0cm 0cm 0cm; width: 100.0%;" valign="top" width="100%"><div align="right" class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<b><span style="color: red;"><a href="http://www.andreasemplici.it/cms/index.php?view=article&catid=34%3Ai-tempi-di-linus&id=102%3Aultima-speranza-alla-fine-del-mondo&format=pdf&option=com_content&Itemid=145" title="PDF"><span style="color: red;"><br />
</span><span style="color: red; text-decoration: none; text-underline: none;"><img alt="PDF" border="0" height="16" src="file:///C:\DOCUME~1\Mossa\IMPOST~1\Temp\msohtml1\01\clip_image001.gif" style="border-bottom-style: none; border-bottom-width: 0px; border-left-style: none; border-left-width: 0px; border-right-style: none; border-right-width: 0px; border-top-style: none; border-top-width: 0px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;" v:shapes="_x0000_i1025" width="16" /></span></a><o:p></o:p></span></b></div>
</td>
<td style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; padding: 0cm 0cm 0cm 0cm; width: 100.0%;" valign="top" width="100%"><div align="right" class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<b><span style="color: red;"><a href="http://www.andreasemplici.it/cms/index.php?view=article&catid=34%3Ai-tempi-di-linus&id=102%3Aultima-speranza-alla-fine-del-mondo&tmpl=component&print=1&page=&option=com_content&Itemid=145" style="overflow: hidden;" title="Stampa"><span style="color: red; text-decoration: none; text-underline: none;"><img alt="Stampa" border="0" height="16" src="file:///C:\DOCUME~1\Mossa\IMPOST~1\Temp\msohtml1\01\clip_image002.gif" style="border-bottom-style: none; border-bottom-width: 0px; border-left-style: none; border-left-width: 0px; border-right-style: none; border-right-width: 0px; border-top-style: none; border-top-width: 0px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;" v:shapes="_x0000_i1026" width="16" /></span></a><o:p></o:p></span></b></div>
</td>
<td style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; padding: 0cm 0cm 0cm 0cm; width: 100.0%;" valign="top" width="100%"><div align="right" class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<b><span style="color: red;"><a href="http://www.andreasemplici.it/cms/index.php?option=com_mailto&tmpl=component&link=aHR0cDovL3d3dy5hbmRyZWFzZW1wbGljaS5pdC9jbXMvaW5kZXgucGhwP3ZpZXc9YXJ0aWNsZSZpZD0xMDIlM0F1bHRpbWEtc3BlcmFuemEtYWxsYS1maW5lLWRlbC1tb25kbyZvcHRpb249Y29tX2NvbnRlbnQmSXRlbWlkPTE0NQ==" style="overflow: hidden;" title="E-mail"><span style="color: red; text-decoration: none; text-underline: none;"><img alt="E-mail" border="0" height="16" src="file:///C:\DOCUME~1\Mossa\IMPOST~1\Temp\msohtml1\01\clip_image003.gif" style="border-bottom-style: none; border-bottom-width: 0px; border-left-style: none; border-left-width: 0px; border-right-style: none; border-right-width: 0px; border-top-style: none; border-top-width: 0px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;" v:shapes="_x0000_i1027" width="16" /></span></a><o:p></o:p></span></b></div>
</td>
</tr>
</tbody></table>
<br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<table border="0" cellpadding="0" class="MsoNormalTable">
<tbody>
<tr>
<td style="padding: 0cm 0cm 0cm 0cm;" valign="top"><div class="MsoListBullet" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoListBullet" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoListBullet" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><em><b><span style="font-family: Times;">Anarchici piemontesi e gerarchi fascisti alla frontiera della
Terra. Una rivoluzione in Patagonia. Sulle orme di Bruce Chatwin, cercando un
barbiere suicida e un galiziano dai capelli rossi. Ma dove finisce il mondo
si cerca un uomo e se ne trova un altro. Con una storia da raccontare</span></b></em><b><span style="font-family: Times;">.</span><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoListBullet" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoListBullet" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<b><span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times;">Cercavo un barbiere cileno, comunista e Testimone di Geova. E
suicida. Ho trovato un piemontese anarchico. E con una storia da raccontare.
Le strade della Patagonia si fanno beffe anche delle tracce di Bruce Chatwin:
i sentieri di queste terre si confondono in labirinti insensati, non
conducono da nessuna parte, ma, alla fine, regalano sorprese ai viaggiatori
attenti. “Lei viene dall’Italia? Mio padre è italiano. Anzi lo era il nonno”,
dice il ragazzo. Un vecchio appare sulla porta della casa, si ripara con un
braccio dall’improvviso urlo del vento e dal sibilo di una pioggia velenosa:
“Entrate. Parliamo dentro”. Puerto Natales è una città australe: le case di
legno cigolano sotto l’urto delle tempeste, i cormorani stanno in posa su
pontili distrutti, le navi dalla chiglia rossa attraccano stremate dopo
navigazioni fra la furia delle onde del Pacifico, i ragazzi con gli zaini
si perdono verso le piramidi di granito della Cordillera del Cile, le
montagne, coperte di neve anche in estate, si specchiano in una baia
dall’acqua di cristallo. Nuvole violacee annunciano giornate gelide e
tramonti da estasi. Una terra alla fine del mondo. Puerto Natales si affaccia
sul fiordo dell’Ultima Speranza: bel nome, i primi bianchi che approdarono da
questi parti avevano fantasie cupe e irridenti. Si divertirono a inventarsi,
nelle notti del gelo australe, l’Isola della Desolazione, <st1:personname productid="la Punta" w:st="on">la Punta</st1:personname> dell’Impiccato, <st1:personname productid="la Maledizione" w:st="on">la Maledizione</st1:personname> di
Drake, <st1:personname productid="la Baia Inutile" w:st="on">la Baia Inutile</st1:personname>,
il Golfo delle Pene. E l’Ultima Speranza: Eugenio Tortoroglio vi sbarcò nei
primi anni di questo secolo. Era nato a Cossano Belbo, a due passi da Cuneo.
Il vecchio che ho davanti, seduto su una poltrona con in mano le foto dei
suoi parenti, si chiama Orlando e non parla una sola parola d’italiano. Eugenio
era suo padre: era arrivato fin qua, negli anni della prima guerra mondiale,
perché aveva saputo che gli inglesi assumevano operai per macellare la carne.
“Era un comunista, forse un anarchico. Tutta la famiglia era comunista”, dice
Orlando. Poi, con voce lieve e sorridente, sa di assestare il colpo: “Sua
madre, mia nonna, si chiamava Felicita Balbo. Era la zia di Italo Balbo. Mio
padre era il cugino di Balbo. Ed era anarchico. Stava con la gente di Antonio
Soto”. Dimentico di botto il barbiere suicida che Chatwin aveva cercato a
Puerto Natales, dimentico all’improvviso le ragioni che mi avevano
spinto a bussare alla porta di una delle vecchie famiglie della città. “Vada
lì - aveva detto il cameriere dell’albergo - Forse loro sanno del barbiere e
di quell’inglese che passò di qui troppo tempo fa”. Eugenio Tortoroglio tace,
suo figlio sorride e cerca nel cassetto i certificati dell’anagrafe di
Cossano Belbo. Il vecchio parla di nuovo: “Balbo sapeva di suo cugino
anarchico. Gli scriveva, scriveva alla zia. Disse anche che potevano
rientrare in Italia adesso che lui era importante. Per fortuna mia nonna e
mio padre non ne hanno mai voluto sapere. Oggi non sarei vivo”. Le foto dei
parenti di Orlando oscillano nelle sue mani. Puerto Natales è una scenografia
perfetta per questo incontro: Balbo, il più stravagante dei gerarchi
fascisti, governatore della Libia, e il cugino Eugenio, ribelle anarchico
nelle solitudini della Patagonia. Riappare, in un pomeriggio di pioggia e
vento, il volto di Antonio Soto, l’anarchico Soto, dai capelli rossi, gli
occhi azzurri e la statura imponente, galiziano, nato a El Ferrol. Da
ragazzo, prima di perdersi alla fine del mondo, avrà pur incontrato nelle
strade della sua città, un compaesano dal futuro truce: si chiamava Francisco
Franco. A 19 anni Soto fuggì dalla Spagna, si imbarcò per un folle viaggio di
teatranti verso le frontiere della Terra. Il mondo è pieno di visionari. Nel
1920 il prezzo della lana crollò e i peones del Cile morivano di fame nelle
fattorie dei latifondisti dell’Argentina. Antonio Soto, attore e ribelle,
affascinato da Proudhon e Bakunin, guidò la rivolta di questi schiavi fuggiti
alla miseria del Cile. Chiedeva cose ragionevoli: una camera decente per i
peones e un pacchetto di candele per avere luce nelle infinite notti
australi. Ma urlò anche che la proprietà era un furto. I cileni furono
ammaliati da Soto e la rivolta dilagò. Compagni dell’anarchico galiziano
erano anche due italiani: un toscano, Alfredo Fonte, e un ‘artigiano
piemontese’. Era lui il cugino di Italo Balbo? La ribellione terminò
nell’inverno del 1921: il Decimo Cavalleria, spedito dal governo di Buenos
Aires, circondò l’<em>estancia</em><span class="apple-converted-space"><i> </i></span>Anita, sulle sponde del lago
Argentino, un luogo meraviglioso, di ghiacciai e praterie. Un paesaggio
troppo bello per morirvi senza storia. I cileni, asserragliati nell’ultimo
ridotto di una rivoluzione fallita, credettero alle promesse del capitano
Vinas Ibarra e si arresero: furono costretti a scavarsi la fossa e guardarono
con occhi senza espressione il plotone di esecuzione. Scamparono alla morte
solo quelli che vennero graziati dagli antichi padroni. Dice Chatwin: “Fu
proprio come selezionare le pecore”. Soto si salvò: non aveva accettato la
decisione di arrendersi e, con dodici compagni, si involò verso <st1:personname productid="la Cordillera. Eugenio" w:st="on">la Cordillera. Eugenio</st1:personname>,
il cugino anarchico, era con lui? Orlando, il figlio, è sicuro di sì. A
Puerto Natales ricordano ancora Soto come il proprietario del<span class="apple-converted-space"> </span><em>Cinè
Libertad</em>. Poi se ne andò a Punta Arenas, aprì, dicono, un
ristorante, un ristorante anarchico, naturalmente. Settanta anni dopo la
ribellione, ad Antonio Soto, l’Argentina pentita dedica strade e monumenti.
E, allo stesso tempo, scrive lapidi per i militari responsabili del massacro:
‘esempio di onore e disciplina’. L<em>’estancia</em><span class="apple-converted-space"><i> </i></span>Anita è sempre nelle mani di
poderose famiglie di proprietari terrieri. I peones sono ancora cileni
analfabeti e poverissimi. Hanno guardato con occhi indifferenti a quel gruppo
di anarchici che, due anni fa, ha costruito un muro poco fuori i recinti
dell’<em>estancia</em><span class="apple-converted-space"><i> </i></span> per ricordare un’antica
tragedia. Le sale della tosatura dove si erano rinchiusi i ribelli sono piene
di balle di lana. Nessuno ha trovato i corpi dei cileni uccisi nel 1921, ma
oggi sventolano bandiere nere di fronte all’ingresso della fattoria. Salici
crescono attorno a tombe simulacro con insegne inglesi, cilene,
spagnole, slave, tedesche, argentine: è il mosaico di gente disperata che
atterrò in Patagonia agli inizi di questo secolo. La placca in ottone dice:
“Se la storia viene scritta da coloro che vincono, questo vuol dire che vi è
un’altra storia”. Eugenio non se andò da Puerto Natales, rimase ancorato in
questo villaggio all’imbocco del fiordo dell’Ultima Speranza. Anche quando
chiusero i macelli degli inglesi e il fiordo non si arrossò più del sangue
delle vacche. Il figlio Orlando nacque due anni dopo la fine della
ribellione anarchica. Ogni tanto in queste terre irreali arrivavano le
lettere di quel cugino in camicia nera che comandava l’Italia. Eugenio le
rinchiudeva in un cassetto e le dimenticava. Solo cinque anni fa al nipote
venne voglia di curiosare, tramite zelanti consolati, nei fogli degli archivi
comunali di un paese lontanissimo: Felicita Balbo non ha né data di nascita,
né di morte. Faceva la contadina, scomparve in Patagonia. Per il comune,
Eugenio è ‘emigrato all’estero in data sconosciuta’. In quegli anni si
partiva senza lasciare tracce, senza rimpianti, né ricordi. Come adesso fanno
i senegalesi o i marocchini. Orlando mi accompagna davanti al negozio del
barbiere che si suicidò proprio il giorno in cui Bruce Chatwin, oltre
vent’anni fa, passò da queste parti a cercarlo. Travi corrose dal tempo
sprangano una porta che sembra chiusa da un secolo. Dice Orlando: “Qui abita
ancora la figlia di Josè Mancillas, il barbiere, ma non apre a nessuno”. Chatwin
aveva cambiato il nome del barbiere. Nessuno, a Puerto Natales, capì
perché si uccise: Orlando lo ricorda come un uomo allegro, che indossava
bretelle e cercava di nascondere la pancia, ogni giorno andava in bicicletta,
amava il tango e le donne. Anche lui era nella rivolta, amico dei capi, amico
di Soto, amico di Eugenio, l’italiano. Quella lontana ribellione ha
ossessionato per tutta la vita gli uomini che vi presero parte e che si
salvarono. Orlando non trova più le lettere di Italo Balbo, mi regala il
certificato del comune di Cossano Belbo: “Vada da altri vecchi, le
racconteranno altre storie”. Il paesaggio è immenso e le verità non esistono
in Patagonia. </span><o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="color: red; font-size: large;"> Fonte: andreasemplici.it<o:p></o:p></span></b></div>
</td>
</tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>baldohttp://www.blogger.com/profile/17797248550289963811noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6166019411713643923.post-67043284397575158972012-08-03T01:58:00.000-07:002012-08-03T01:58:25.494-07:00hiromi uehara - choux a la creme<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/XWHFVtUhQh8?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<br />
<br />
<br />
<table align="center" border="0" cellpadding="5" cellspacing="5" width="75%"><tbody>
<tr><td class="tabella_rosso" style="color: red; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px;"></td></tr>
<tr><td class="tabella" style="background-color: white; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px;"><div align="left" style="color: #293133;">
<span style="color: blue;"><br /><b>Nata a Shizuoka, in Giappone, nel 1979, Hiromi Uehara prese le prime lezioni di piano all'età di 6 anni, dimostrandosi subito dotatissima, precoce e rapida nell'apprendere.<br />"Aveva sempre una grande energia ed una tale carica emozionale,” dice Hiromi della sua prima insegnante di piano. "Quando voleva che suonassi con una certa dinamicità non me lo diceva in termini tecnici. Se il pezzo era passionale lei diceva 'suonalo rosso' o se era calmo diceva 'suonalo blu'. In questo modo suonavo con il cuore e non solo ad orecchio”.<br />All'età di 7 anni entrò a far parte della prestigiosa Yamaha School of Music, e a 12 anni si esibì per la prima volta in pubblico con orchestre di prestigio. A 14 anni Hiromi si recò in Cecoslovacchia dove ebbe modo di suonare con l'Orchestra Filarmonica Ceca.<br />A 17 anni ebbe l'occasione di suonare dal vivo con il pianista Chick Corea, uno dei padri del genere fusion. Egli, avendo sentito del talento della ragazza, decise di incontrarla a Tokyo e, dopo un provino, la invitò a partecipare al concerto che avrebbe tenuto nella città il giorno seguente.<br /><br />Nel 1999 Hiromi si iscrisse al prestigioso Berklee College of Music di Boston, dove si diplomò col massimo dei voti nel 2003. Alla Berklee conobbe il celebre pianista Ahmad Jamal, che col tempo è diventato suo mentore. "Lei è semplicemente sbalorditiva” dice Jamal. "la sua musica, insieme al suo fascino e al suo carattere travolgente, la fa volare in alto, a un’altezza musicale inimmaginabile."<br /><br />Nel 2003 venne pubblicato il primo CD, Another Mind, prodotto dal bassista Richard Evans, già suo insegnante alla Berklee, e da Ahmal Jamal. Grazie al successo del disco Hiromi ha preso parte al JVC Jazz Festival di New York, all'Earshot Jazz Festival di Seattle, all'Ottawa Jazz Festival di Ottawa, al North Sea Jazz Festival dell'Aia, all'Umbria Jazz Winter 2003 e a molti altri, sempre con un grande successo di pubblico.<br />Dello stesso anno è il suo EP dal titolo XYZ.<br /><br />Dal debutto del 2003, Hiromi continua il suo tour in tutto il mondo e partecipa ai più prestigiosi Jazz Festival del mondo. Suona solitamente in trio (tastiera elettronica/piano, basso e batteria), anche se in un'intervista rilasciata in occasione della partecipazione ad Umbria Jazz 2004 ha dichiarato la preparazione di alcune partiture per orchestra. La più evidente particolarità di questa giovane artista è la capacità di fondere jazz e free jazz tradizionale con elettronica e sonorità orientali.<br /><br />Nel 2004 ha pubblicato Brain, seguito da un tour di concerti, che l'ha riportata, tra gli altri, all'Umbria Jazz dove ha aperto l'esibizione dei "Big Four": Hancock, Shorter, Corea e Blade. Questo album, costituito da 8 brani interamente originali, vanta un vasto repertorio che sorprende con le grandi velocità di Kung Fu World Champion ,con gli intrecci sinfonici di Desert on the Moon e con i meravigliosi assoli di Green Tea Farm, che Hiromi ha associato all'immagine di una azienda agricola di famiglia.<br /><br />Nel gennaio 2006 è stato pubblicato, Spiral, un intreccio di Jazz,musica classica e pop. Tra i pezzi spicca, Love and Laughter" ,che Hiromi dedica ad Ahmad Jamal.<br />Nel marzo 2007, in coincidenza con il ventottesimo compleanno della musicista, è stato pubblicato, sotto lo pseudonimo di Hiromi Sonicbloom l'album Time Control, in formazione con Tony Grey, Martin Valihora e con la collaborazione del chitarrista David Fiuczynski, famoso per quanto prodotto con Screaming Headless Torsos, KIF, Lunar Crash e Black Cherry Acid.<br />Nell’album Beyond Standard, pubblicato nel maggio 2008, Hiromi rielabora stardard della tradizione americana.<br />A breve distanza, Hiromi pubblica Duet, un doppio disco registrato dal vivo presso la Tokyo's Budokan Arena il 30 Aprile 2008, in cui duetta col celebre pianista Chick Corea.<br /><br />Nel 2008 viene pubblicato Jazz in the Garden, in formazione con lo Stanley Clarke Trio e Lenny White. Nel disco è presente il brano Sicilian Blue che, secondo quanto detto dalla stessa Hiromi durante il concerto tenuto presso il Teatro Accademico di Castelfranco Veneto il 17 aprile 2009 per la rassegna Veneto Jazz, è stato composto mentre si trovava in tour a Palermo nel novembre 2008.<br /><br />Nel gennaio 2010 è stato pubblicato il suo più recente disco di piano solo, dal titolo Place to be.<br /><br />Hiromi trae sempre ispirazione da tutti e da tutto intorno a lei. La lista delle sue influenze, così come della sua musica, è senza confini.<br />«Io amo Bach, Oscar Peterson e Franz Liszt; ma amo anche Ahmad Jamal e Sly & the Family Stone, Dream Theater e King Crimson. Sportivi come Carl Lewis e Michael Jordan sono mia grandissima fonte di ispirazione: fondamentalmente, mi sento ispirata da chiunque abbia grande, grande energia.»<br />Ma lei non vuole, per una questione di principio, dare un’etichetta alla sua musica. Lei continua a seguire ciò che la stimola, lasciando agli altri le definizioni.<br />"Non voglio dare un nome alla mia musica," dice Hiromi. "Le altre persone possono farlo, se vogliono. Per me è semplicemente l’unione di ciò che ascolto e di ciò che imparo. Ci sono elementi della musica classica, qualcosa del rock, altro del jazz, ma non voglio dargli un nome."</b></span></div>
<div align="left" style="color: #293133;">
<span style="color: blue;"><b><br /></b></span></div>
<div align="left" style="color: #293133;">
<span style="color: blue;"><b><br /></b></span></div>
<div align="left">
<span style="color: red;"><b>fonte: kinomusic.it</b></span></div>
</td></tr>
</tbody></table>baldohttp://www.blogger.com/profile/17797248550289963811noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6166019411713643923.post-29530691501626039442012-08-03T01:05:00.000-07:002012-08-03T01:05:55.842-07:00Cometa West<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;">
<img height="266" src="https://encrypted-tbn3.google.com/images?q=tbn:ANd9GcRKOzJytPx4p7EX-8aTjDgyOsTbpKcr4Q2cWW8xDML_UeypAWtK" width="400" />
</div>
<div style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;">
<br /></div>
<div style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;">
<b><span style="color: red;">Cometa West osservatorio La Silla - Chile</span></b></div>
<div style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;">
<br /></div>
<div style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;">
<span style="background-color: white;"><b><span style="color: blue;"><span style="font-family: Tahoma, Arial, Helvetica, sans-serif; line-height: 16px; margin: 0px; outline: none; padding: 0px; text-align: -webkit-auto;">LE COMETE</span><br style="font-family: Tahoma, Arial, Helvetica, sans-serif; line-height: 16px; margin: 0px; outline: none; padding: 0px; text-align: -webkit-auto;" /><br style="font-family: Tahoma, Arial, Helvetica, sans-serif; line-height: 16px; margin: 0px; outline: none; padding: 0px; text-align: -webkit-auto;" /><span style="font-family: Tahoma, Arial, Helvetica, sans-serif; line-height: 16px; text-align: -webkit-auto;">Molto al di la' dell'orbita di Plutone, nelle fredde vastita' del Sistema Solare esterno, si incontra una popolosissima nube di piccoli corpi ghiacciati delle dimensioni di pochi chilometri. Occasionalmente alcuni di essi, disturbati dal passaggio di qualche stella o dalle mutue collisioni, precipitano verso il Sole venendone gradualmente riscaldati.</span><br style="font-family: Tahoma, Arial, Helvetica, sans-serif; line-height: 16px; margin: 0px; outline: none; padding: 0px; text-align: -webkit-auto;" /><span style="font-family: Tahoma, Arial, Helvetica, sans-serif; line-height: 16px; text-align: -webkit-auto;">All'interno dell'orbita di Giove il calore del Sole e' sufficiente a stimolare l'evaporazione dei ghiacci superficiali. Il vapor d'acqua cosi' liberato trascina con se' anche minute polveri che diffondono molto efficacemente la luce solare rendendo questi oggetti assai brillanti. Si forma cosi' attorno al nucleo ghiacciato una 'chioma' che di solito e' il primo indizio della natura cometaria di questo corpo in avvicinamento. La chioma si sviluppa poi in una coda dalla parte opposta alla direzione del Sole, provocata dalla pressione della radiazione e delle particelle che formano il vento solare.</span><br style="font-family: Tahoma, Arial, Helvetica, sans-serif; line-height: 16px; margin: 0px; outline: none; padding: 0px; text-align: -webkit-auto;" /><span style="font-family: Tahoma, Arial, Helvetica, sans-serif; line-height: 16px; text-align: -webkit-auto;">Grazie alla sua formazione a bassissima temperatura e alla distanza da altri corpi, il materiale di cui e' formato il nucleo delle comete puo' darci preziosi indizi sulla composizione chimica iniziale del Sistema Solare. Da qui anche il grande interesse per missioni in grado di depositare strumenti direttamente sul nucleo o addirittura di riportare verso Terra alcuni campioni di materiale cometario.</span><br style="font-family: Tahoma, Arial, Helvetica, sans-serif; line-height: 16px; margin: 0px; outline: none; padding: 0px; text-align: -webkit-auto;" /><span style="font-family: Tahoma, Arial, Helvetica, sans-serif; line-height: 16px; text-align: -webkit-auto;">La grande quantita' di acqua contenuta nel nucleo e le sostanze organiche trovate nelle polveri della chioma e della coda, potrebbero aver influenzato in qualche misura la formazione degli oceani e dell'atmosfera terrestre, e addirittura la comparsa della vita. L'interesse per le comete, da sempre dotate di grande fascino, ha dunque profonde motivazioni scientifiche che arrivano a sondare l'inizio stesso del nostro sistema planetario.</span></span></b></span>
</div>
<br />baldohttp://www.blogger.com/profile/17797248550289963811noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6166019411713643923.post-69241956665406171522012-07-31T07:36:00.001-07:002012-07-31T07:36:44.886-07:00E' più criminale fondare una banca che rapinarla...<br />
<div align="left" style="text-align: -webkit-left;">
<b><br /></b></div>
<div style="text-align: -webkit-left;">
<span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif;"><b>Io ho un carattere socievole e mi piace ridere e scherzare. Odio la volgarità, la prepotenza e l'ipocrisia.<br />Dopo tanti anni di galera, ho acquisito la tendenza a rinchiudermi in me stesso per coltivare i miei sogni, i miei progetti, le mie speranze. Insomma, sono diventato un po’ “orso”, ma appena ho a che fare con persone vive e leali, mi apro completamente. Non è facile sopravvivere in queste paludi d’opportunismo e rassegnazione riuscendo a salvaguardare la propria personalità. Ci si riesce a condizione d’ergere steccati immaginari tra se e gli altri, tra se e l’ambiente.<br />Io credo d’essere riuscito a mantenermi integro e ci sono riuscito perché ho avuto la fortuna di vivere rapporti intensissimi con compagni e compagne che, da fuori, non mi hanno mai fatto mancare la loro amicizia, il loro affetto, il loro amore.<br />Ci sono riuscito perché da prigioniero sono sempre riuscito a difendere alcuni spazi inviolabili quali la dignità, l’orgoglio e il rispetto in me stesso.<br />La difesa quasi trentennale della propria integrità è stata la lotta più dura e silenziosa. Il resto, i fatti di cronaca, le lotte, le evasioni riuscite e quelle tentate, sono episodi importanti ma non determinanti all’interno d’un percorso esistenziale complessivo...<br />Quando qualche secolo fa iniziai a rapinare le mie prime banche mi trovai subito appiccicato addosso i soprannomi "Il rapinatore gentile", "Il rapinatore solitario" e "La primula rossa".<br />"Rapinatore solitario" perché le banche le rapinavo da solo. "Primula rossa" per l'inventiva (scarsa) di un giornalista che aveva intervistato mio padre durante la mia latitanza. Ma perché "rapinatore gentile"?<br />Ecco, la spiegazione di questo e il racconto di alcuni particolari inerenti al mio "stile" di rapinare le banche...<br />Intanto, perché ad un certo momento mi sono messo a rapinare banche e perché solo banche? E perché le rapinavo da solo?<br />In realtà, dopo aver letto le vicende della "Banda Bonnot" e anche Brecht ("E' più criminale fondare una banca che scassinarla"), parlai con alcuni compagni anarchici del mio progetto di rapinare (allora non si diceva ancora "espropriare", al '68 mancavano alcuni anni...) banche per rivitalizzare economicamente la stampa anarchica. Fui quasi preso per un pazzo. Se non fossi stato il figlio di Libero, m'avrebbero persino preso per un provocatore.<br />Allora, mi misi a rapinare banche da solo.<br />Come le rapinavo le banche?<br />Prima studiavo attentamente le strade del posto. Cercavo sempre le banche periferiche o situate in piccole città. Cercavo di capire dove ci sarebbero stati i primi posti di blocco e cercavo stradine periferiche, deviazioni, per non dover passare in quei punti "caldi". Se possibile, dopo pochi Km. abbandonavo la macchina in un posto dove non l'avrebbero trovata subito e prendevo un pullman oppure un autobus e mi portavo fuori dalla "zona calda".<br />Una volta rapinai una banca in provincia di Bergamo, sulla strada che da Bergamo scende ad Iseo. Il paese era Tagliuno. Rapinata la banca, scappai verso Iseo. Prima d'entrare in Iseo lasciai la macchina in un garage, dicendo di cambiare l'olio e di lavarla, affermando che sarei passato a riprenderla dopo alcune ore. Poco lontano c'era una fermata dell'autobus. Presi l'autobus e rifeci a ritroso la strada fatta per scappare. Arrivati a Tagliuno, davanti alla banca che avevo rapinato quindici minuti prima, c'erano i carabinieri e una gran folla. La gente sull'autobus faceva commenti pesanti e una signora accanto a me disse che ci voleva la pena di morte per chi rapinava banche... ed io le davo ragione. Arrivato alla stazione degli autobus di Bergamo salii su un pullman diretto a Milano. In quel periodo autobus e pullman di linea non venivano fermati ai posti di blocco, a meno che non si fosse trattato di fatti gravissimi.<br />Ma perché "rapinatore gentile"? Perché non urlavo e mi rivolgevo agli impiegati fermamente ma con gentilezza, spesso scherzando per sdrammatizzare. Perché se nella banca c'era gente aspettavo pazientemente il mio turno, facendo finta di controllare delle cifre su di un foglio, finché la banca si svuotava. Allora mi avvicinavo alla cassa poggiavo la mia borsa sul tavolo e, al posto di una cambiale da pagare tiravo fuori la pistola e, tranquillamente dicevo all'impiegato: "Stai assolutamente calmo e non ti succederà nulla. Prendi tutti i soldi che hai in cassa e poggiali sul banco". Gli altri impiegati non si accorgevano subito di ciò che succedeva. Quando realizzavano che c'era una rapina, alzavano subito le mani, allora io gli dicevo di poggiare le mani sul tavolo, di stare tranquilli, di comportarsi normalmente. Se per caso fosse entrato un cliente mentre la rapina era in corso, cosa che è successa molte volte, non si sarebbe accorto che era in corso una rapina. Poi quando arrivava vicino a me, gli mostravo la pistola e anche a lui dicevo di stare tranquillo e lo facevo andare in un angolo lontano dalla porta d'uscita. Quando mi avevano consegnato i soldi, dicevo a tutti di stendersi per terra e di non alzarsi per cinque minuti, che c'era un mio complice, fuori, che sarebbe intervenuto se si fossero alzati prima dei cinque minuti e lui non era così tranquillo come me...<br />Solitamente, aspettavano realmente i cinque minuti. A volte entrava un cliente e vedendo gli impiegati per terra, era lui a dare l'allarme.<br />Una volta, durante una rapina, un’impiegata ebbe un lieve malore per la paura. Il giorno dopo sul giornale lessi le sue generalità e tramite la Fleurop le mandai un mazzo di fiori scusandomi per la paura che le avevo causato.<br />Ecco, così nacque il "Rapinatore gentile".<br />Ma la mia gentilezza è innata, non affettata. Diciamo che sono gentile per natura, fa parte del mio carattere e quindi traspare anche in situazioni anomale nelle quali, normalmente, la gentilezza non dovrebbe avere diritto di cittadinanza...</b></span></div>
<div style="text-align: -webkit-left;">
<span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: -webkit-left;">
<span style="color: red; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif;"><b>horst fantazzini</b></span></div>baldohttp://www.blogger.com/profile/17797248550289963811noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6166019411713643923.post-25831056409304481182012-07-31T07:28:00.000-07:002012-07-31T07:28:04.318-07:00horst fantazzini rapinatore per scelta<br />
<br />
<span style="color: red;"><b>...era un mondo adulto, si sbagliava da professionisti...( paolo conte )</b></span><br />
<br />
<br />
<table align="left" border="0" height="236" style="width: 211px;"><tbody>
<tr><td height="232" width="205"><span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><strong><span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><img alt="foto di gruppo della famiglia fantazzini" height="315" src="http://www.horstfantazzini.net/immagini/horst_foto_di_famiglia_smal.jpg" width="200" /></span></strong><span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: xx-small;"><strong>Foto di gruppo della famiglia Fantazzini, 1940</strong></span></span></td></tr>
</tbody></table>
<br />
<div align="left">
<span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><b>Nacque ad Altenkessel (regione della Saar, Germania, al confine con la Francia) il 4 marzo 1939, da <a href="http://www.horstfantazzini.net/libero_fantazzini.htm">Alfonso "Libero" Fantazzini</a>, partigiano anarchico bolognese, muratore; e Bertha Heinz, operaia.<br />Horst significa "rifugio": questo nome fu scelto dal padre, rifugiato politico.<br />Libero riuscì ad occuparsi a malapena della sua famiglia, costretto in una condizione di eterno latitante, rapinatore per finanziare la resistenza, era ricercato dalle polizie fasciste di mezza Europa, Gestapo compresa.<br />La sorella maggiore di Horst, Pauline, fu spedita a Bologna dai parenti prima della fine della guerra.<br />Bertha cercò di sopravvivere e di mantenere il piccolo Horst lavorando al mercato ortofrutticolo di giorno e cucendo borsellini di notte.<br />Trascorse i <a href="http://www.horstfantazzini.net/primi_anni.htm">primi anni della sua vita</a>sotto i bombardamenti, nel 1945 il suo ritorno in Italia e il ricongiungimento con il resto della famiglia. Bologna era distrutta. Questa esperienza devastante lo segnerà per tutta la vita.</b></span></div>
<table align="left" border="0" height="236" style="width: 211px;"><tbody>
<tr><td height="232" width="205"><span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><strong><span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><img align="absbottom" alt="horst a 18 anni" height="218" src="http://www.horstfantazzini.net/immagini/18_anni.jpg" width="192" /></span></strong><span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: xx-small;"><strong>Horst a 18 anni</strong></span></span></td></tr>
</tbody></table>
<div align="left">
<span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><b><br />Tentò un riscatto nel pugilato, e nel ciclismo che praticò con ottimi risultati, vincendo gare regionali.<br />Era anche un brillante studente, amante della lettura, con ottimi voti nelle materie umanistiche e in disegno.<br />A causa delle condizioni economiche non agiate della famiglia, sovrapponendo studi e lavoro venne assunto fin dal compimento di 14 anni, come fattorino, operaio, impiegato. Ma la misera paga e le condizioni umilianti di lavoro, lo indussero ad abbandonare la vita del salariato per altre ambizioni. Prima del "grande salto" compì una serie di furtarelli di biciclette e moto, poi automobili. Fu fatalmente attratto dalla vicenda della <a href="http://www.horstfantazzini.net/banda_bonnot.htm">Banda Bonnot</a>.<br />A 18 anni si sposò con <a href="http://www.horstfantazzini.net/anna.htm">Anna</a> che ne aveva soltanto 17; per garantire alla sua famigliola condizioni dignitose, ma anche la prima vacanza al mare dopo anni di ristrettezze, compì una rapina con una pistola giocattolo all'ufficio postale di Corticella. Venne arrestato sull'automobile rubata, gli vennero inflitti 5 anni di carcere. Era il 1960.<br />Nel 1965 durante una licenza concepì il secondo figlio, ma a causa delle avverse condizioni, Anna che soffriva di problemi di salute lo lasciò per tornare nella sua città, Napoli, dove venne ricoverata per cure.<br />Horst di nuovo in libertà definitiva lavorò per qualche tempo come pizzaiolo e barista, ma tornò a rapinare le banche: fu la volta di una banca di Genova. Non riuscì, perché venne arrestato prima di compiere il colpo.<br />Trascorse qualche mese in galera, durante i quali apprese che la madre era morta per infarto, ma non gli consentirono di andare al suo funerale. Horst decise di evadere per la prima volta usando il più classico dei modi: lenzuola annodate. E decise che non avrebbe avuto mai più ripensamenti: <a href="http://www.horstfantazzini.net/diventa_rapinatore.htm">ecco perché e come diventò rapinatore</a>.<br />Era il 1967, da mesi latitante, compì numerosi colpi nel nord Italia, durante uno dei quali, dispiaciutosi per una cassiera svenuta (il giorno seguente gli inviò un mazzo di rose tramite un'agenzia di spedizioni) diventò "il bandito gentile"; poi decise di espatriare rifugiandosi dai parenti in Germania.<br />Tra il 1967 e il 1968 scrisse lettere di scherno alla polizia italiana, gli venne affibbiato il nomignolo di "primula rossa". Cosa faceva il pericoloso bandito ricercato dalle polizie di mezza Europa? Appena raggiunse Parigi, andò al Louvre per vedere la Gioconda. Risiedeva a Mannheim in una lussuosa villa con la sua giovane compagna... dandy raffinato, elegantissimo, alla guida di macchine sportive, faceva la spola tra Francia, Germania e Italia incassando parecchi milioni che portava con sé nei voli aerei in prima classe.<br />Nel 1968 fu di nuovo arrestato, mentre cercava di rapinare una banca di Saint Tropez. Trascorse alcuni anni torturato e vessato nelle galere francesi (dove vigevano regole particolarmente inumane, alcuni detenuti furono ghigliottinati dopo una rivolta particolarmente violenta a<a href="http://www.horstfantazzini.net/clairvaux.htm">Clairveaux</a>), fu rinchiuso nelle Baumettes a Marsiglia, tentò ancora di evadere ad Aix en Provence con le catene ai polsi. Il "fratellino di Van Gogh" non corse più per molto tempo. Da allora le porte della gabbia si chiusero definitivamente: da quel momento non avrà mai più la libertà definitiva.<br />Horst continuava a sfottere i giudici "gli ermellini da guardia" durante le udienze, e per questo aggiunsero altri (molti) anni alla sua carcerazione.<br />Nel 1972 per interessamento dell'avvocato Mario Giulio Leone venne estradato in Italia ritrovando sua moglie e i suoi figli, nel 1973 tentò di evadere dal carcere di Fossano (Cuneo) ferendo tre guardie e tenendone sotto tiro altre due, ma era un bluff: in realtà aveva soltanto una Mauser di piccolo calibro, con pochissimi colpi in canna dei quali solo due rimasti dopo il ferimento degli sbirri. Invece per lui si scatenò l'inferno: uscendo dal carcere con gli ostaggi, prima di riuscire a salire sull'agognata Giulietta che lo porterà fuori dalle mura, venne aggredito dai cani lupo e <a href="http://www.horstfantazzini.net/ferito_quasi_mortalmente.htm">ferito quasi mortalmente</a> con il fuoco dei tiratori scelti, si salvò per miracolo proprio grazie ad un cane che gli si parò davanti. Rimase sordo dall'orecchio destro, e probabilmente con micro-lesioni tali da causare l'aneurisma che gli risulterà fatale.<br />Venne operato, ma non gli estrassero tutti i proiettili, che si porterà in corpo per molti anni in una miriade di schegge e scheggine. Iniziò un calvario fra i penitenziari di tutta Italia, Horst "desaparecido" venne tenuto in infermerie poi dimesso e spedito in un altro penitenziario, poi in un altro ancora, senza cure adeguate e senza avvertire la famiglia e talvolta nemmeno l'avvocato. <a href="http://www.horstfantazzini.net/sabatino_catapano_testimonianza.htm">Leggi la testimonianza di Sabatino Catapano</a>.</b></span></div>
<div style="text-align: -webkit-center;">
</div>
<table align="right" border="0" cellpadding="0" cellspacing="0" height="236" style="width: 227px;"><tbody>
<tr><td height="232" width="227"><span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><strong><span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><img alt="horst a sulmona" height="281" src="http://www.horstfantazzini.net/immagini/sulmona.jpg" width="227" /></span></strong><span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: xx-small;"><strong>Horst a Sulmona nel 1974</strong></span></span></td></tr>
</tbody></table>
<div align="left">
<span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><b>Un anno dopo a <a href="http://www.horstfantazzini.net/sulmona.htm">Sulmona</a>, nel 1974, tentò di <a href="http://www.horstfantazzini.net/tentata_evasione_sulmona.htm">evadere di nuovo</a>. Saltò il muro di cinta di cinque metri, coi piedi fratturati si trascinò nella chiesa più vicina sequestrando il <a href="http://www.horstfantazzini.net/sulmona/mario_setta_memoriale_9-5-74.PDF">prete</a>, per chiedere in cambio di essere operato.<br />Proprio in quell'anno, 1974, nel carcere di Alessandria una rivolta venne stroncata nel sangue, con sette detenuti uccisi e 14 feriti: collaudo di una stagione di pugno di ferro.<br />Nel 1975 Giorgio Bertani editore di Verona, grazie all'interessamento di Franca Rame (Soccorso Rosso) pubblicò <a href="http://www.horstfantazzini.net/ormai_fatta_libro.htm">"Ormai è fatta!, cronaca di un'evasione"</a> (recentemente ripubblicato da El Paso - Nautilus) resoconto minuzioso e lucidissimo di quel 23 luglio 1973 a Fossano, scritto da Horst con una macchina per scrivere in sole 48 ore. Al racconto di Horst venne aggiunta una bellissima appendice di poesie che egli da sempre scriveva in cella.<br />Libero Fantazzini a Bologna affrontò a muso duro vari giornalisti forcaioli, e occupò la <a href="http://www.horstfantazzini.net/torre_degli_asinelli.htm">Torre degli Asinelli</a> per protestare contro lo Stato che imprigionava i compagni.<br />Erano anni intensi, di solidarietà coi prigionieri; gli anarchici e molti compagni comunisti si mobilitarono per Fantazzini. La sua compagna di allora Valeria Vecchi fu condannata a 7 anni di carcere per avere tentato di farlo evadere, e altri compagni dei collettivi di supporto ai detenuti subirono pesanti condanne. Anche la tennista anarchica Monica Giorgi rimase vittima di una feroce repressione, accusata di far parte di "Azione Rivoluzionaria", poi assolta con formula piena.<br />A metà degli anni '70 grazie al generale Dalla Chiesa inaugurò il bunker Fornelli dell'<a href="http://www.horstfantazzini.net/mappa_asinara.htm">Asinara</a>, dove vennero spediti tutti i ribelli, comunisti e anarchici. Iniziò una collaborazione con tutti i compagni anche delle Brigate Rosse e di Prima Linea, basata sull'amicizia e sulla solidarietà di prigionieri nella situazione contingente. La leggenda poi riportata dai giornali, che Horst sarebbe stato simpatizzante delle Brigate Rosse è falsa: si avvicinò ai suoi militanti come uomo, ne era ideologicamente troppo lontano e mai sposò la loro causa, ritenendosi sempre anarchico individualista.<br />Nel <a href="http://www.horstfantazzini.net/1978.htm">1978</a> dopo il feroce pestaggio della polizia che lo ridusse quasi in coma, fece uscire clandestinamente e senza attendere il parere delle Brigate Rosse il documento sulla rivolta dell'Asinara, poi pubblicato dalle edizioni "Anarchismo" col titolo: "<a href="http://www.horstfantazzini.net/bibliografia.htm">Speciale Asinara</a>".<br />Condivise un importante periodo di prigionia con Sante Notarnicola. Seguirono anni di <a href="http://www.horstfantazzini.net/testimonianze_asinara.htm">carcere duro</a> e di <a href="http://www.horstfantazzini.net/rivolte.htm">rivolte</a> con le "moka esplosive" che facevano breccia nei muri, nei penitenziari di tutta Italia, da Trani a Termini Imerese, da Palmi a Varese, carcere reso più "morbido" solo nel 1985 con l'abolizione del regime speciale (simile al 41 bis odierno).<br />Il pentitismo dilagante e l'eroina diffusa anche fra compagni portarono, in un decennio, allo sgretolamento di lotte, esistenze, pulsioni, corrispondenze e passioni, più di quanto riuscirono a farlo i metodi coercitivi più cruenti.<br />Horst era contro le tossicodipendenze ("chi ha la siringa piantata al posto del cervello") e si dichiarò in varie occasioni contro il pentitismo e i suoi fautori (con una serie di poesie molto amare) e ribaltando un motto carcerario, affermò: "Sino a quando un uomo non si rassegna è ancora recuperabile".<br />Nel 1985 <a href="http://www.horstfantazzini.net/arresto_primogenito.htm">suo figlio maggiore</a> venne incarcerato per quasi due anni sulla parola di un balordo; il grande vecchio Libero Fantazzini non resse il colpo e morì (la crudeltà dell'apparato repressivo non consentì a Horst di andare al suo funerale); la sua compagna <a href="http://www.horstfantazzini.net/maria_zazzi.htm">Maria Zazzi</a>, anarchica piacentina combattente della guerra di Spagna, lo seguirà nel 1993. </b></span></div>
<table align="left" border="0" height="288" style="width: 187px;"><tbody>
<tr><td height="232" width="181"><span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><b><img alt="bologna, durante una licenza, 1989" height="264" src="http://www.horstfantazzini.net/immagini/horst_1989.JPG" width="175" /><br /><span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: xx-small;">Bologna, durante una licenza, 1989</span></b></span></td></tr>
</tbody></table>
<div align="left">
<span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><b>Nel 1989 Horst che non aveva mai perso il coraggio e la voglia di vivere, studiava nel carcere di Busto Arsizio e stava per laurearsi in Letteratura presso la facoltà di Bologna;<a href="http://www.horstfantazzini.net/due_fughe_a_mano_armata.htm">ma l'antico amore per la fuga</a> vinse quello sui libri e lo indusse ad approfittare di una licenza per allontanarsi. Resterà latitante per un anno, ripreso all'inizio del 1991 sul litorale romano (nonostante l'arresto sia avvenuto senza resistenza da parte sua, mentre portava i cani a passeggio, venne dipinto dal "<a href="http://www.horstfantazzini.net/messaggero.htm">Messaggero</a>" come pericoloso terrorista) e trasferito nel <a href="http://www.horstfantazzini.net/relazione_psicologo.htm">carcere di Alessandria</a>, dopo un inutile tentativo di strappargli una confessione, qui rimarrà per dieci anni, mantenendo corrispondenze, supportando tesi di laurea e progetti di altri detenuti, e scrivendo bellissimi <a href="http://www.horstfantazzini.net/racconti.htm">racconti</a> al computer che si guadagnò nel 1995 coi soldi del primo premio per un concorso letterario (racconto "<a href="http://www.horstfantazzini.net/uomo_cancellato.htm">L'uomo cancellato</a>"). Lavorava come grafico pubblicitario per il Comune di Alessandria e produsse ottimi elaborati, locandine, panphlet, ma soprattutto disegni di fantasia che vennero esposti in alcune mostre a Bologna ed altre città. Fu proprio nel carcere di Alessandria che <a href="http://www.horstfantazzini.net/primo_incontro.htm">iniziò la sua relazione</a> con Patrizia Diamante "Pralina" (come racconta "L'ultimo colpo di Horst Fantazzini" e l'articolo pubblicato da "<a href="http://www.horstfantazzini.net/ristretti_orizzonti.htm">Ristretti Orizzonti</a>").<br />Varie vicende giudiziarie causate da un processo fondato su un teorema accusatorio, che ipotizzava la sua partecipazione ad una fantomatica formazione eversiva, impedirono che ottenesse le prime licenze.<br />Nel 1999 fu trasferito a Bologna, la libertà si avvicinava per merito di un film: "<a href="http://www.horstfantazzini.net/ormai_fatta_film.htm">Ormai è fatta!</a>" (regia di Enzo Monteleone) liberamente tratto dal suo libro, di cui Horst approvò la sceneggiatura, e di una campagna per la sua liberazione messa in atto dalla sua ultima compagna, Pralina (fondatrice del <a href="http://www.horstfantazzini.net/comitato_liberazione.htm">Comitato per la liberazione di Horst Fantazzini</a>) e dal figlio maggiore, che coinvolse tutto il movimento anarchico e portò la storia di Horst a conoscenza di molte persone. Molti giornalisti intervistarono Horst, l'intervista più lunga e completa fu realizzata per una puntata del <a href="http://www.horstfantazzini.net/intervista_horst.htm">Maurizio Costanzo Show</a>, qui viene proposta la versione integrale. Riportiamo qui anche le interviste pubblicate sui settimanali <a href="http://www.horstfantazzini.net/boxer.htm">Boxer</a> e <a href="http://www.horstfantazzini.net/intervista_avvenimenti.htm">Avvenimenti</a>, quest'ultima fu poi mandata in onda su TeleMontecarlo. Case editrici importanti s'interessarono della ripubblicazione del suo libro, che Horst avrebbe riproposto volentieri con una grossa casa editrice come Feltrinelli, Einaudi o Baldini&Castoldi. Anche alla Dozza le condizioni di carcerazione sono difficili, i metodi arbitrari: gli venne rifiutato un lavoro. Horst accettò per un certo periodo di fare parte della redazione di "May day", e con la sua esperienza di grafico impaginatore produsse magnifici elaborati per la tipografia dei detenuti, come il libro di ricette di cucina a tiratura limitata "<a href="http://www.horstfantazzini.net/un_curioso_viaggio_tra_cibo_e_cultura.htm">Un curioso viaggio tra cibo e cultura</a>".</b></span></div>
<table align="left" border="0" height="224" style="width: 312px;"><tbody>
<tr><td height="220" width="306"><span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><strong><span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><img alt="horst in via roncrio, bologna" height="203" src="http://www.horstfantazzini.net/immagini/horst_marzo_2001.jpg" width="300" /></span></strong><span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: xx-small;"><strong>Bologna, </strong></span></span><span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: xx-small;"><strong>via Roncrio, marzo 2001</strong></span></span></td></tr>
</tbody></table>
<div align="left">
<span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><b><br />Il suo avvocato Luca Petrucci raccogliendo l'istanza di Horst, inoltrò la richiesta di grazia. Uscirono varie interviste. Ci furono due interrogazioni parlamentari, una a cura di <a href="http://www.horstfantazzini.net/il_piccolo.htm">Ersilia Salvato</a>, l'altra di Paolo Cento. Gli vennero concesse le<a href="http://www.horstfantazzini.net/licenze.htm">prime licenze</a>. Poi la semilibertà. Abitava insieme a Pralina e circondato dai suoi cari, nella <a href="http://www.horstfantazzini.net/casa_via_roncrio.htm">casa in via Roncrio</a>che costruì suo padre Libero. Difficile trovargli un lavoro, poiché considerato un "soggetto poco affidabile" anche dai suoi stessi compagni di fede che lo guardavano con simpatia ma anche con diffidenza.</b></span></div>
<table align="right" border="0" height="236" style="width: 256px;"><tbody>
<tr><td height="232" width="250"><span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><strong><span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><img alt="pralina e horst" height="260" src="http://www.horstfantazzini.net/immagini/pralina&horst.jpg" width="250" /></span></strong><span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><span style="font-size: xx-small;"><strong>Pralina e Horst, maggio 2001</strong></span></span></span></td></tr>
</tbody></table>
<div align="left">
<b><span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">Ad ogni modo nel 2001 per interessamento dei "compagni comunisti" lavorava come magazziniere presso <a href="http://www.altercoop.it/contatti.htm" target="_blank">Altercoop</a>, che si occupa di carta riciclata. Un lavoro dignitoso e stimato dai colleghi, ma che per regolamento non era remunerato dalla cooperativa bensì dagli stessi carcerieri (i quali spesso lo facevano aspettare per riscuotere lo stipendio), certamente inadatto alle sue condizioni fisiche e alla sua propensione, fantasia e straordinaria abilità tecnica a usare il computer, ma era l'unico lavoro disponibile ed era, soprattutto, l'unica condizione per uscire dal carcere.</span><span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">Nonostante il vigore fisico e lo spirito incandescente che Horst conservava, dopo tanti anni di carcerazione, le sue condizioni di salute subirono un netto, progressivo peggioramento. Non avendo il diritto ad avere un medico della mutua, poiché tutto per un semilibero passa attraverso l'istituto penitenziario, non gli era possibile farsi prescrivere farmaci da "esterno", e l'ipotesi di venire ricoverato poteva tradursi in un piantonamento in ospedale, oppure, in un ritorno in cella.<br />Il 19 dicembre 2001 tentò di rapinare <a href="http://www.horstfantazzini.net/ultima_banca.htm">la sua ultima banca</a>, che in realtà era stata una delle prime, quella Agricola e Mantovana di Porta Mascarella, insieme al suo complice C.T., suo "fratello" e amico di sempre. <a href="http://www.horstfantazzini.net/resto_del_carlino_arresto.htm">Venne preso</a> prima di entrare nell'agenzia, paludato da un bavero rialzato e un berretto calato, mentre tentava una disperata fuga in bicicletta, nelle sue tasche un cutter e un collant... nel giro di poche ore con una violenza incredibile venne distrutto quel fragile sogno costruito con amore... perquisita la sua abitazione, sbattuto in carcere con sospetto di "terrorismo", alla sua compagna -perché non erano sposati ufficialmente- oltre allo shock indescrivibile, si aggiunse un altro problema non facilmente risolvibile, per raggiungerlo a colloquio: quello di definire la sua posizione davanti al giudice. Ma non ci fu tempo per aspettare il responso che avrebbe ricongiunto i due amanti: con le feste natalizie vengono chiusi i verbali dei burocrati.</span></b></div>
<table align="left" border="0" height="236" style="width: 211px;"><tbody>
<tr><td height="232" width="205"><span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><strong><span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><img alt="horst, la sua ultima foto" height="305" src="http://www.horstfantazzini.net/immagini/foto_segnaletica.jpg" width="199" /></span></strong><span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: xx-small;"><strong>Bologna 19 dicembre 2001</strong><span style="font-size: xx-small;"><strong>, </strong></span></span></span><span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: xx-small;"><strong>foto segnaletica</strong></span></span></td></tr>
</tbody></table>
<div align="left">
<b><span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">Nonostante non sia avvenuto alcun pestaggio (i lividi sul corpo erano causati dalla sua fragilità capillare) le condizioni di salute aggravate dallo stress dell'arresto lo portarono rapidamente alla morte, sopraggiunta nell'infermeria della Dozza, il 24 dicembre alle 19.20 per aneurisma aortico addominale.<br />Durante l'udienza del processo per direttissima che confermò l'arresto, al suo avvocato, sapendosi alla fine, aveva detto che voleva "lasciare la casa a Pralina".<br />I <a href="http://www.horstfantazzini.net/pralina_fantazzini.htm">funerali in forma civile</a> con musica e bandiere (come aveva chiesto) vennero celebrati alla Certosa di Bologna, il 29 dicembre 2001, mentre alla stessa ora, avveniva un presidio di protesta sotto il carcere della Dozza.</span><span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">Venne cremato, per suo espresso desiderio: l'unico che fu rispettato.<br />La sua vicenda giudiziaria, per una serie interminabile di procedimenti in corso, aggravati da "finalità di terrorismo", senza contare il resto delle condanne con aggiunta di altri anni di carcerazione che avrebbero potuto comminargli, (secondo verbali del Ministero dell'Interno, reperiti da Enzo Monteleone nel 1999) nel febbraio 2.017 era stabilito il "fine pena". Per ipotetica somma si sarebbe potuto arrivare al 2.024, ma Horst ha deciso di <a href="http://www.horstfantazzini.net/ultima_evasione.htm">evadere una volta per tutte</a>.</span></b></div>
<div align="left">
<span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><b><br /></b></span></div>
<div align="left">
<span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><b><br /></b></span></div>
<div align="left">
<span style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><b>fonte: <span style="color: red;">horstfantazzini.net</span></b></span></div>baldohttp://www.blogger.com/profile/17797248550289963811noreply@blogger.com0