Quella domenica i peperoni erano rimasti sullo stomaco.
Salire e scendere.Scendere e salire.
Peperoni e niente, aria di mare in lontananza ma anche
vento, mentre da una radio lontana arrivava la voce di Mango che cantava
sirtaki, storie di Grecia e amori lontani.
Qui invece c’era giornata festiva che rimandava a cose già
vissute, momenti uguali ad altri, sempre uguali, sempre gli stessi, da sempre e
sempre di domenica.Domenica del rione Traiano, domenica da far passare in
fretta.
Elenuccia seduta sul divano di casa sua fissava il
vuoto.Sola.
Nell’aria c’era uno strano silenzio, silenzio di noia e
fritto di pesce stemperato nell’aria tutt’intorno, ma anche silenzio di balconi
chiusi perché ormai la gente se ne andava al mare.
Elenuccia non lavò nemmeno i piatti, accese due sigarette
una dietro l’altra e seduta sul divano fissava il vuoto.
Pensava al Gargano, 10 anni prima, annata di fuoco, Gargano
e amicizie, una tenda per accogliere gli amici venuti da Napoli e che non
trovavano da dormire, una tenda piena di sacchi a pelo lettini scarpe ciabatte
costumi asciugamani preservativi specchi doposole amori amori amori.
Una tenda piena di gioventù e la notte chi dormiva?
Alle 4 di mattina ancora a fare bagordi al Castellino,
locale non locale discoteca ristorante sala da sballo vedutameravigliosadifronte
casino; tutti da Pasqualevaimò, dove sei adesso grandeimmenso Pasqualevaimò? Stirpe
garganica con un cuore senza confini e senza geografia.
E al Castellino si rimediava sempre una bruschetta preparata
da Matteo e si guardava l’alba nascente lì di fronte, fra il fumo della brace
che saliva e il fumo della mente che salivasaliva e quando si sarebbe
fermato?!?
Castellino di yes I know my way e tutti a Foggia poi da Pino
a gridare vaimò vaimò…Ti abbiamo amato tanto, Pino, tuttiquanti, compagni e
scompagni, amici e non, forestieri e falsi, sinceri e ruffiani, di Varese e di
Monza, di Bari e di Catania.
Chissà se invece tu hai ancora un pensiero per noi.
Noi del Castellino o del Paradisoselvaggio, noi dei bagni in
piscina e a mare a qualunque ora del giorno e della notte, noi che l’acqua ce l’asciugavamo
addosso perché chi cazzo se ne fregava dell’artrosi e dell’artrite e affanculo
i dolori com’è bella l’acqua che ti scorre sul viso e sulla nuca quando il
cielo è trapunto di stelle e risate, di toccate e sguardi, di sniffate di fesse
e culi, di zizze e costumi chiamali costumi che ti facevano uscire la voglia
dagli occhi, occhi luminosi di notte, notte pugliese, storie di brividi e di
freddo nelle ossa, e come diceva Battisti tu chiamale se vuoi emozioni.Noi che
dormivamo nella macchina persi fra zanzare e bottiglie ormai svuotate di
Riverarosè, residui di una cena sicuramente straordinaria, piena di linguine ai
datteri e al tempo chi ci pensava mai?!? E Matteo metteva ancora bruschette
sulla brace e rullando strizzava l’occhio a Cristina di Monza e la lega cos’era?
C’erano corpi che si univano, lingue che s’intrecciavano,
mani che s’attorcigliavano e il Sud era ancora più caliente e Monza s’inginocchiava
sorridendo e i confini e i razzismi andavano a farsi fottere.
Ci salutammo al grido di VAIMO’, W IL GARGANO, ci vediamo l’anno
prossimo.E la voce di Matteo c’accompagnava per le curve fino a Mattinata,
Mattinatella, Manfredonia, Candela e lì
si spegneva.
Elenuccia pensava a Lino, ora medico imborghesito sino all’unghia,
lui capellone e sballatone che c’addentrò a Vieste e a pensarlo adesso metteva
una tristezza addosso senza fine…Chissà perché i medici non possono essere
capelloni, almeno dentro, se proprio non possono esserlo fuori…
Elenuccia sola.
Sarà il tempo che passa, sarà che si diventa grandi o si
invecchia, sarà che non si ha più voglia di mangiare una schifosa pasta aglio e
olio, di correre di notte a casa di Sarasimon ad Aversa a fare casino e fumarsi
l’anima.Dove sei Sara ora che Elenuccia ti sta pensando?
Te lo ricordi lo scarabeo d’oro che ti regalò e che tu ti
sei venduta il giorno dopo per fame? Sarà il tempo che frega Elenuccia, il suo
passare incessante, sarà che Elenuccia ha riso tanto e tanto ha fatto ridere
che ora è come se non avesse più voglia.
E guarda nel vuoto. Di domenica.
E nel vuoto della domenica Elenuccia rivede il Ford Transit
grigio che nella notte della Ferrovianapoletana si preparava a partire.
E ai ritardatari si fece poi la Allucchiata e poi
motel e birrebirre e cappuccini e musicamusica e simonandgarfunkel e amori da
nascere e altri da cancellare.E Simonetta già c’aspettava a Vieste con le sue
zizze non zizze, poca roba ma di classe, con il suo sorriso senzafine che dalla
Lombardia scendeva ogni anno puntuale sulla costa pugliese.
Quanta acquadimare è passata sulla tua pelle, dolce
Elenuccia che accendi un’altra sigaretta mentre tutti dormono ora a casa tua e
rafforzano la tua solitudine.
Ridi, se hai voglia di ridere, dai ridi, in questa domenica
di 10 anni dopo, ridi pensando a Tonino e Bernadette, al Professore, alla
Strega, a Irma, all’avvocato, a Pasquale che sapeva di dover morire fottuto
dalla leucemia, a Hulk, al Maestro che si tuffava in acqua con gli occhiali e
quanti cazzidispaghetti in tutti i modi abbiamo preparato, persino con l’erba
che ci facemmo tuttiquanti e svegliammo tutto il campeggio e nessuno si incazzò…ridi,
ridi, fottuta Elenuccia fuoriditesta, perché sei andata fuori, perché?
Chi l’avrebbe mai detto 10 anni fa, Elenuccia dei panzarotti
di Peschici, Elenuccia che poi una mattina o l’altra saremmo dovuti andare alle
isole Tremiti ma chi si svegliava presto?!? E si rimandava sempre.
Elenuccia che tutti perdevano la testa per te, perhè eri bellabella
e per niente tu la perdi ora. Sola.
Non ci lasciare, Elenuccia, ci sono le Tremiti che c’aspettano
e magari incontriamo pure luciodalla, ci sono ancora tante bottiglie di Rivera
da scolarci, ci sono le bruschette di Matteo e le albe e le lavate a mare, quel
mare chiaro e calmo che lotta con la tua mente agitata, in questa domenica
umida e senza sapore.
Non ci lasciare, Elenuccia.
Da: Figli di un Bronx minore - Universale Economica Feltrinelli - 1996
Note al testo: le parole unite insieme non sono errori
ortografici, servono al ritmo del racconto.
La mia tristezza si è acutizzata, se è possibile....
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