Eri un barbiere d'alberi
slanciato come loro.
Padre di figli e sorelle
faccia india.
Bello anche nelle tue
processioni di fantasmi.
Arrivavi puntuale
su piatti di pastasciutta
con la scorta di sorrisi
e biancosarti.
Mi hai insegnato il rispetto
anche con un calcio in culo
e ho imparato a fare le tue graticole
con pale di ficodindia
e rami di olivastro.
E sei cambiato
più lento
del tuo paese
che ora riconosco
solo dalle fontane,
il resto cambiato
in peggio.
Così ti ricordo,
i vestiti eleganti della domenica
e la benedizione
chiesta a tua madre.
Dove stai ora
spero ci saranno
carte di scopa,
parole crociate
e un bicchiere di vino ruvido
quello nascosto nelle botti
giù
nei sotterranei della casa
che ti ha visto vivere.
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