cappotto pesante e fasce ai piedi.
era l'uomo dei conigli
perchè avvisava gli affamati,quelli asciugati dalla guerra,
delle sue ronde notturne.
gli ultimi,la pancia gonfia d'aria
passavano dopo il suo giro
entravano nei latifondi,sui loro terreni dimenticati
per prendere i conigli al padrone
per riprendersi farina e olio
ombre notturne per sfamare i figli.
mio padre era un uomo
con paura e gioia e rispetto.
conosceva i padroni
baroni,mafiosi,arcipreti.
li guardava come il pastore i lupi.
e sapeva tutti i nomi dei senza nome,
quelli dimenticati da ogni dio
nelle loro case fatte di muri di miseria.
a Genova non sarebbe andato
a marciare contro le mani alzate degli indifesi
non lo avresti visto a Chiomonte
aspettare il volo elettrico di Luca Abbà.
sarebbe andato via prima
avrebbe sentito il tanfo dietro gli scudi e i manganelli,
avrebbe saputo chi difendeva i padroni
chi per odio e panico
scendeva in piazza ceco,muto, sordo e armato.
non era un cane tra i cani.
era l'uomo dei conigli
della mano tesa,
delle parole complici,
quello che salvava i giusti dalla giustizia
facendosi regalare abbracci e ricordi.
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