maria, angelina e rosalia di girolamo

venerdì 14 settembre 2012

franco bardi - cgil - sulla torre alcoa





...stanotte con Rino Barca non abbiamo chiuso occhio: ci siamo raccontati a vicenda le prime nostre notti in fabbrica, gli entusiasmi e le delusioni, ma adesso è tutto diverso. Mio figlio, sedicenne mi chiama a ogni ora, mi dice di scendere, ma dove vado? Cerco di difendere un lavoro di merda, facendo anche l'impossibile, ma queste non sono persone, sono automi incapaci di pensare, non hanno cuore. Ci stanno togliendo tutto, non solo il lavoro ma anche quel briciolo di dignità che avevamo; ci sorridono prima di pugnalarci, com'è accaduto mercoledì pomeriggio. E' arrivato il direttore e gli ho chiesto perchè fosse vestito così elegantemente; mi ha risposto che in Brasile ci si veste con l'abito da festa per il matrimonio e per incontrare le autorità. E io gli ho detto, ma perchè dovevi incontrare le autorità, cosa dovevi comunicare loro. E lui mi ha detto, lo stesso che comunico a voi. Questo è il programma di chiusura. Lo ha detto sorridendo.
Lui sperava che compissimo un atto scellerato, che impedissimo alla dirigenza di uscire o entrare, ma noi non li abbiamo neppure toccati, proprio perchè se lo aspettavano. Si rendono conto benissimo cosa stanno facendo: ci stanno togliendo la vita. E se sperano che abbia paura di loro si sbagliano: ho un nome, un volto e un numero di matricola: mi licenzino se ne hanno il coraggio, e a quel punto vedremo chi è uomo e chi no.
Questa vertenza non sta spegnendo solo le speranze di tante famiglie, sta facendo marcire le coscienze. Io continuerò a stare qui sino a quando non verranno modificati i piani o intervenga Palazzo Chigi, ma scenderò con le mie gambe, da uomo, e voglio vedere se quelli hanno il coraggio di guardarmi...


testimonianza raccolta da Giuseppe Centore e pubblicata su La Nuova Sardegna il 14 settembre 2012

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